Il Nobel a Patrick Modiano scrittore della memoria e delle identità in Europa

di Roberto Bertinetti Il Nobel per la letteratura 2014 è andato a sorpresa allo scrittore francese Patrick Modiano "per l'arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili...
Di Roberto Bertinetti
November 1969, Paris, France --- French Writer Patrick Modiano --- Image by © Sophie Bassouls/Sygma/Corbis
November 1969, Paris, France --- French Writer Patrick Modiano --- Image by © Sophie Bassouls/Sygma/Corbis

di Roberto Bertinetti

Il Nobel per la letteratura 2014 è andato a sorpresa allo scrittore francese Patrick Modiano "per l'arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e scoperto il mondo dell'occupazione". C'è una motivazione politica evidente, sia pure non esplicita, nella scelta degli accademici svedesi: il timore che i tempi terribili evocati nelle opere di Modiano possano tornare in questa epoca di fratture profonde che segnano il continente europeo, di feroci intransigenze e di folli integralismi su scala planetaria. Nei suoi romanzi e nelle sceneggiature per il cinema Modiano ha infatti costantemente messo a fuoco gli orrori del nazismo e il dramma vissuto dai paesi occupati, con i torturati pronti in molte circostanze a diventare senza rimorsi torturatori per garantirsi la sopravvivenza calpestando ogni principio di natura morale.

C'è una ormai ben nota tragedia familiare all'origine del lavoro di Modiano, nato da una famiglia di origine ebraica in parte con radici italiane nel 1945 a Boulogne-Billancourt e per questo spesso definito dalla critica "il Proust contemporaneo". Lo ha ricostruito lui stesso più volte, in particolare nel recente "Un pedigree" del 2006, uscito in Italia per Einaudi, la casa editrice che lo ha in catalogo insieme a La Lantana e Guanda. Si getta luce su un periodo buio durante il quale un uomo e una donna (lui con origini toscane e improbabili mestieri per mettere insieme il pranzo e la cena, lei una ballerina fiamminga con poco talento) si incontrano e si sposano nella capitale francese e dalla loro unione verranno al mondo due figli.

Non c'è davvero libro migliore, pur all'interno di una vasta produzione con oltre trenta titoli, che permetta di entrare nell'universo di Modiano, in cui le figure positive costituiscono un'esigua minoranza e il male in ogni forma domina senza poter essere contrastato con efficacia. Tutti si abbandonano a quello che sembra essere il loro destino, evitando di farsi domande. Travolgendo affetti, ignorando i sentimenti.

In maniera lucida e fredda lo scrittore ricostruisce la sua infanzia e il rapporto (quasi inesistente) con i genitori, troppo presi da se stessi per occuparsi dei figli o, peggio, dei parenti o degli amici.

«Forse ho sempre riproposto la stessa vicenda, le medesime stazioni della metropolitana», disse Modiano quando nel 1978 gli venne assegnato in patria il premio Goncourt. Era e resta un'esigenza dalla quale non si è mai liberato perché, ha aggiunto di recente, «ogni vita è dominata da alcune ossessioni che non passano e certo non possono passare».

La sua, metafora universale, è la figura del padre, uomo privo di vincoli etici, disposto a tutto per sfuggire alla deportazione nei campi di sterminio, che non si arrestò di fronte a nulla pur di sopravvivere, collaborazionista durante il periodo buio di Vichy, incurante di che cosa poteva parlare nel quotidiano a chi gli stava intorno, pronto ogni giorno a tradire gli amici.

C'è sempre una Parigi buia e livida a far da sfondo ai romanzi di Modiano, che ha esordito nel 1967 grazie al sodalizio intellettuale con Raymond Queneau, prima amico fraterno della madre e poi suo mentore. Ma le atmosfere e i toni rispetto a Queneau sono sin da subito apparsi diversi.

Se il maestro che lo promuoveva nelle case editrici di maggior prestigio faceva leva sulla lievità, Modiano privilegiava una esattezza da tavolo anatomico. I peccati dovevano essere svelati e offerti allo sguardo dei lettori. Gli unici chiamati a giudicare personaggi che tentano in ogni circostanza di sfuggire, di accampare mille scuse per il loro comportamento, di sottrarsi a ogni verdetto.

C'è la Parigi violenta e brutale degli anni Quaranta a far da sfondo alle opere di Modiano, una metropoli osservata con la freddezza di un anatomopatologo per alleviarne il dolore di ciò che ha provato durante l'infanzia e l'adolescenza. «Ci propone parole, odori e sapori di un'epoca che ci appare strana, una sorta di labirinto pieno di dettagli, con gli spazi urbani meticolosamente nominati in cui si muovono soltanto le ombre sinistre di un passato oscuro. Lasciandoci intendere che si tratta anche del nostro presente», ha sostenuto un critico commentando l'opera più recente uscita pochi mesi fa a Parigi. «Il suo lavoro è un doloroso scavo autobiografico che torna sempre sugli stessi temi come se tutto avesse inizio lì e tutto dovesse finirvi, un arrotolarsi a gomitolo in un'ossessione privata che con straordinaria maestria di stile riesce a farci ritornare a un passato che è ancora presente», affermano le monografie accademiche a lui dedicate.

Certamente Modiano non è scrittore per un pubblico internazionale di massa. Tuttavia in Francia è assai amato a dispetto dell'asprezza dei toni che usa, tradotto all'estero in virtù di una coerenza intellettuale alla quale non è mai venuto meno.

Nella sua narrativa c'è un lavoro di scavo doloroso e coerente cui si unisce la ricerca di un legame con il mondo del cinema e delle canzoni al quale non si è mai sottratto. Sotto questo profilo vanno messi sullo stesso piano dei romanzi le sceneggiature (fruttuoso, in particolare, il legame con Louis Malle, dal quale è nato nel 1974 "Lacombe Lucien") e i brani per Francois Hardy. A testimoniare in ogni circostanza, che da angolature diverse, è possibile offrire una sintesi di temi mai messi da parte senza rinunciare alla coerenza intellettuale e intrecciando linguaggi diversi per proporre una continua e coerente testimonianza di temi ritenuti irrinunciabili.

La scelta degli accademici, al solito imprevedibile e fonte di sorpresa e di polemiche, potrà nel breve suscitare discussioni. In particolare per l'ostinata messa al bando dal Nobel dei giganti della narrativa statunitense, ad iniziare da Roth ritenuto inadeguato e figlio di una cultura che ai saggi di Stoccolma non piace. Ma è tuttavia indubbio che il premio a Modiano costituisce un segnale culturale e politico fortissimo durante un momento storico in cui i drammi ricostruiti con certosina pazienza nelle sue opere non rappresentano certo un ricordo del passato ma una terribile realtà del presente. . Che in Svezia e altrove si augurano possa chiudersi al più presto. Nonostante segnali non certo incoraggianti.

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