Il Nord Est del gradese Marocco secondo al Premio Franz Kafka

Augusto Cesare Marocco, scrittore gradese di antica famiglia isolana (presente già nelle prime registrazioni parrocchiali del 1500), con il suo libro “Il mio Nord Est. Tra piaceri e dolori” (Europa...
Augusto Cesare Marocco, scrittore gradese di antica famiglia isolana (presente già nelle prime registrazioni parrocchiali del 1500), con il suo libro “Il mio Nord Est. Tra piaceri e dolori” (Europa Edizioni, pagg. 82, euro 12,90), ha vinto il secondo premio al settimo concorso nazionale “Franz Kafka-Italia”, indetto dall’Accademia italiana per l’Analisi del significato del Linguaggio “MeQRiMa”. Marocco si dedica a quella particolare zona di confine, dove le montagne si gettano nel mare, le colline si fondono con le pianure e le campagne sfiorano le lagune. Un connubio di paesaggi e di storia che trova in quelle terre una sintesi meravigliosa. E c’è un senso particolare di appartenenza in chi ha radici in quei luoghi, una consapevolezza storica che ha molto a che vedere con l’identità, in un conceetto che sfugge inevitabilmente a chi si limite a guardare su una cartina geografica dove finisce un colore e ne inizia un altro.


È questo senso di appartenenza che ha colpito la giuria del premio, che si traduce anche nel linguaggio dell’autore. «Speciale è il linguaggio di cui si serve Marocco per connotare il Nord Est in profondità», si legge nella motivazione del premio. «Spesso c'è un periodare che riecheggia la costruzione dell'idioma orale del Nord Est sottostante alla forma italiana. Per chiarire: l'autore non si serve in generale dell'inserimento di frasi della parlata del luogo frammezzo all'italiano per introdurre lo spirito del Nord Est, bensì è l'italiano stesso ad assumere, pur restando nella correttezza propria della lingua madre e per quanto sparsamente, la forma della parlata gradese, friulana, giuliana. Questa tecnica crea nel lettore attento un leggero straniamento, che lo allontana quanto basta dall'italiano come lingua madre e lo avvicina al popolo di quelle terre».


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