“Il re ne comanda una” ritorna in libreria il capolavoro mancato di Stelio Mattioni

Una multa sul tram e un battibecco col controllore scorbutico. Una corsa dalla periferia di Sant'Anna al centro nevralgico di Borgo teresiano, che poi è una vera e propria fuga attraverso la piccola metropoli. Non c'è niente di più squisitamente triestino nell'inizio del romanzo “Il re ne comanda una”. Qualcosa di verosimile e quotidiano ma ammantato di surrealtà e di grottesco. Una donna risoluta e vigorosa, almeno all'apparenza, un cambiamento di zona e di vita, nell'atmosfera metafisica della città del vento. Il primo romanzo di Stelio Mattioni venne pubblicato cinquant'anni fa, nel 1968, da Adelphi: a promuovere e sostenere l'autore era stato il concittadino Bobi Bazlen che già nel '62 ne aveva favorito l'esordio narrativo con il libro di racconti “Il sosia” edito da Einaudi. Di lui Bazlen scriveva che possedeva «il potere di farci entrare in un mondo tutto suo, che è il segno dello scrittore vero», mentre Italo Calvino ne parlava come di «uno scrittore che mi pare del tutto eccezionale. Non somiglia a nessuno, ha un mondo fantastico proprio e di grande forza, ed è misterioso sul serio, senza nessuna compiacenza fumistica».
La bella notizia è che adesso il bellissimo “Il re ne comanda una” ritorna in libreria, pubblicato da Cliquot (pagg. 248, euro 18 e in versione ebook euro 4,99), giovane casa editrice romana specializzata in ristampe di capolavori mancati e venerdì sarà presentato al Book Pride di Milano, la fiera degli editori indipendenti.
È l'occasione per leggere, o per riscoprire, l'avvincente storia di Tina che abbandona il marito ubriacone insieme alle due figliolette per rifugiarsi in una casa misteriosa governata da un uomo autoritario e suo malgrado affascinante intorno a cui ruota una teoria di donne sottomesse e complici.
Che cosa produce la residenza-azienda di cui Orlando è a capo? Perché il giardino interno sembra animarsi come una giungla e partecipare alle vicende umane infittendo le piante e facendo tremare la terra? E la chiave della stanza impenetrabile nasconde, come nelle fiabe, un segreto agghiacciante o è lo strumento che assicura il potere sulle altre donne della casa? È un'inquietudine sottile quella che si aggroviglia intorno a Tina che tenta di tutto per salvare le sue giovani figlie ma che a tratti sembra cedere con loro a una sorta di malata competizione dalla forte componente erotica.
Sfuggita volontariamente da un rapporto coniugale oppressivo e deludente, la donna finisce in realtà in un mondo ancora più ambiguo e contorto a cui dice fin dall'inizio di volersi ribellare ma nel quale invece rimane invischiata ancor più. La storia di Mattioni è, a tutti gli effetti, una fiaba per adulti, esemplare nel mostrare una protagonista che attende giorno dopo giorno il suo momento e che nel frattempo continua a soccombere agli altri e alle regole, incomprensibili, di una oscura società. Un racconto in cui a farla da padrone sono i pregiudizi e le illusioni che in maniera satirica diventano le regole ferree di una storia fantastica, regole che bisogna accettare senza ricevere una spiegazione.
Nel romanzo c'è Trieste, riconoscibile ma discreta, contemporanea all'autore e angosciante: una città-personaggio che Mattioni conosce bene, che appare in quasi tutte le sue storie, ma che lui è abilissimo a tenere a bada, in modo che Trieste col suo carattere strabordante non gli scappi di mano prendendo il sopravvento nella narrazione e facendo scivolare il lavoro dell'autore nel cliché letterario che spesso la città incarna. In questa nuova edizione di Cliquot è il giovane scrittore Alcide Pierantozzi a firmare una fresca prefazione del romanzo, in cui si dice tra l'altro: «La sua lingua è schietta, come quella di un thriller di oggi, ma non troverete una parola fuori posto, una metafora poco efficace, un dialogo noioso, non troverete nemmeno un passaggio confuso. Basta leggere le prime due pagine di questo libro per capire come si costruisce il setting di una scena “che funziona”». —
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