Il regista triestino Gianluca Minucci debutta al Torino Film Festival con “Europa centrale”

L’opera prima del regista triestino Minucci prenderà parte al festival che si svolge nel capoluogo piemontese. Cosceneggiatore lo storico Karlsen

Paolo Lughi
Una scena del film “Europa Centrale” del regista triestino Gianluca Minucci
Una scena del film “Europa Centrale” del regista triestino Gianluca Minucci

Città di scrittori e di critici, Trieste sta diventando in questo decennio sempre più anche città di registi.

L’importante Torino Film Festival, la cui 42a edizione si terrà dal 22 al 30 di novembre nel capoluogo piemontese, ha invitato infatti in concorso “Europa Centrale”, opera prima del triestino Gianluca Minucci. Definito «un kammerspiel metafisico sulla lotta politica, il tradimento e la paranoia», cosceneggiato dallo storico pure triestino Patrick Karlsen, è interpretato in un cast ristretto da due attori oggi fra i più richiesti, Paolo Pierobon (“Rapito) e Tommaso Ragno (“Vermiglio”).

Il regista triestino Gianluca Minucci
Il regista triestino Gianluca Minucci

La dichiarata, fin dal titolo, ispirazione mitteleuropea sostiene una storia tutta ambientata in un treno nell’aprile del 1940. Attraverso l’Europa Centrale viaggia una coppia di comunisti cui il Comintern ha affidato una missione, ma sulle sue tracce c’è la polizia fascista. Ce ne parla in esclusiva lo stesso regista, partendo dalla sua formazione a Trieste.

«La Cappella Underground è stata un luogo fondamentale durante la mia adolescenza, dove ho iniziato ad alimentare un’ossessiva compulsione per il cinema – racconta Minucci - Mi sono poi laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, con una tesi su Robert Altman».

Spiega ancora Minucci: «Dopo qualche anno a Los Angeles - dove dal 2013, 26enne, ho lavorato come regista di pubblicità, music video, script editor - sono ritornato in Italia dove ho iniziato a lavorare come docente di scuola pubblica. Trovo che l’esperienza più formativa per essere regista sia stata per me proprio quella dell’insegnamento, sia nel rapporto con gli alunni, sia nel preparare lezioni emotive e stimolanti».

Come è nato il progetto di “Europa Centrale”?

«Dopo una serie di numerosi rifiuti su altre sceneggiature, motivati per lo più da ragioni di budget, ho capito che scrivere un dramma da camera, quindi una storia ambientata in un’unica location, avrebbe avuto più possibilità di essere prodotta e finanziata. Poi Patrick Karlsen, con cui ho un rapporto di stretta amicizia, mi ha suggerito la lettura di “Memorie 1939-1941” di Umberto Massola, che tratta diverse esperienze tra cui un viaggio in incognito dalla Francia a Lubiana».

Come è riuscito a produrlo?

«Avendo comunque difficoltà a trovare un produttore, insieme a mio padre Aldo abbiamo costituito una casa indipendente, la Danubio Film, con cui abbiamo ottenuto i contributi del MIC per un’opera prima under 35. A questo si sono poi aggiunti il contributo di Rai Cinema e successivamente l’entrata di Wildside ed M74».

Dove ha trovato il treno per l’ambientazione?

«Per mia scelta ho sempre ritenuto che il film dovesse essere girato non ricreando delle carrozze d’epoca in un teatro di posa, ma su vagoni originali degli anni Trenta, esistenti solo al Museo dei treni di Budapest, il più grande d’Europa».

Come definirebbe lo stile del film?

«Per evocare il contesto violento e angosciante del periodo storico, ho utilizzato uno stile espressionista. Vanno in questo senso la fotografia di Carlo Rinaldi, con potenti primi piani e la dominanza di ombre e chiaroscuro, il montaggio di Ian Degrassi, sincopato e nervoso, il sound design di Thomas Giorgi e naturalmente la colonna sonora di Zbigniew Preisner, già compositore per Kieslowski. Anche la recitazione è in linea con il film, fortemente espressionista e antinaturalista, accentuata da una sceneggiatura dai dialoghi molto stilizzati, quasi musicali».

Ha relazioni con altri registi di Trieste?

«Stimo molto Laura Samani, di cui ho amato “Piccolo corpo”. Non vedo l’ora di vedere il suo prossimo film ispirato a “Un anno di scuola” di Giani Stuparich». —

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