“Il regno d’inverno” tre ore di film: così la Turchia corre agli Oscar

ROMA. Un poema da camera turco di tre ore e quindici minuti, tra Bergman e Cechov, con un gruppo attoriale straordinario: è “Il regno d'inverno” (Winter Sleep), il film del regista turco Nuri Bilge...

ROMA. Un poema da camera turco di tre ore e quindici minuti, tra Bergman e Cechov, con un gruppo attoriale straordinario: è “Il regno d'inverno” (Winter Sleep), il film del regista turco Nuri Bilge Ceylan, Palma d'Oro al 67° Festival di Cannes, candidato per la Turchia agli Oscar e da giovedì nelle sale italiane distribuito da Parthènos e Lucky Red. Tra ironia e lunghi dialoghi, in scena il dramma tragico e personale di Aydin (Aluk Bilginer), attore in pensione e ora proprietario di un piccolo hotel in Anatolia centrale con la sua molto giovane e troppo bella sposa Nihal (Melissa Sozen). Un uomo che, nel suo piccolo confortevole studio nell'albergo dove vive, nutre la sua vanità con articoli su un suo sito locale, progetta libri sul teatro turco e gioca, grazie al suo fascino intellettuale e ai suoi molti soldi, con una realtà provinciale che lo rispetta e teme. Il vero volto dell'uomo si vedrà solo quando capirà che potrebbe perdere la sua amata moglie pronta per la prima volta a ribellarsi alla sua dittatura psicologica. Non vorrà perderla, mostrando così per la prima volta un volto davvero umano.

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