Il Teatro di anatomia gioiello della medicina che Venezia (s)vende

di GIOVANNA PASTEGA
Una petizione popolare per impedire la vendita dell'Antico Teatro di Anatomia di Venezia e la sua trasformazione nell'ennesimo ristorante per turisti. È l'iniziativa promossa da tre associazioni culturali veneziane, Omnia, About e Il Caicio, che in poco tempo sono riuscite a raccogliere 1300 firme di firme e hanno depositato una richiesta di vincolo alla Soprintendenza lagunare per tentare di preservare la proprietà pubblica dello storico edificio e destinarlo a un progetto culturale di vasto respiro.
La Regione Veneto proprietaria dal 1980 di tutti i locali al pianterreno del teatro anatomico ha infatti recentemente annunciato la vendita a trattativa privata. La battaglia per salvare questo simbolo della storia della medicina veneziana e non solo, che ha suscitato l'interesse del Fai e di Italia Nostra, si inserisce nell'acceso dibattito sul destino dei centri storici italiani, di cui, tra movida e locali selvaggi, si discute anche a Trieste.
Non è solo la battaglia per un simbolo, ma per la vivibilità e il futuro della città. Venezia perde 2,6 abitanti al giorno, dal 2006 almeno mille all’anno. I residenti oggi sono solo 55.075, secondo le proiezioni da settembre scenderanno a 54 mila. Perchè i veneziani se ne vanno? Perchè gli affitti sono alti, perchè i negozi di quartiere scompaiono, perchè è cresciuto un turismo di massa vampiresco e senza regole, anche per colpa degli stessi autoctoni che trasformano le abitazioni in residence in nero.
Scolvolti gli equilibri di vivibilità, i centri storici italiani sono stati oggetto negli ultimi trent'anni di uno stravolgimento del tessuto sociale ed economico che ne ha cambiato radicalmente il volto, svuotandoli. Venezia in primis ha seguito questo destino: migliaia di B&B, pensioni, appartamenti turistici, hotel, ristoranti, snack bar, pizzerie al taglio, negozi di specialità e paccottiglia hanno letteralmente invaso il tessuto urbano erodendo gli spazi abitati dai residenti, i servizi, i negozi, le attività per la popolazione e i luoghi di socializzazione.
Negli ultimi 30 anni la popolazione ha subito un netto dimezzamento. Le politiche sociali e culturali non hanno saputo gestire un'esplosione turistica di proporzioni gigantesche: nel solo 2014 i dati ufficiali hanno registrato a Venezia quasi 10 milioni di presenze, a cui vanno aggiunti i circa 20 milioni di arrivi 'mordi e fuggi'.
Proprio in questo contesto di impoverimento dell’identità della città si inserisce la battaglia in difesa del Teatro anatomico, che per le tre associazioni vuole essere un modo per preservare luoghi e spazi per chi vive a Venezia e soprattutto uno strumento per valorizzare un luogo fondamentale della storia scientifica e medica.
Sito nel cuore dell'antichissimo Campo di S. Giacomo dall'Orio, il Teatro di Anatomia fu costruito per volontà del Senato veneziano nel 1667 grazie a un lascito testamentario. L'immobile è stato per oltre un secolo e mezzo sede del primo Teatro Stabile per la sezione anatomica nella città di Venezia ricoprendo fino all'800 un ruolo nodale nella storia della professione medico-chirurgica, ma anche in quella dell'emancipazione femminile, con l'apertura nel 1770 al suo interno della prima Scuola di ostetricia in Italia per la professionalizzazione delle levatrici.
Il Teatro anatomico ospitò per un secolo e mezzo anche i prestigiosi Collegi dei Medici Fisici e dei Chirurghi, lo Studium, ovvero la Scuola per i dottorati in medicina e chirurgia, gli archivi e la biblioteca delle due istituzioni mediche. Bruciato nel gennaio del 1800, l'edificio (di cui fortunatamente rimasero in piedi alcune strutture seicentesche tutt'ora visibili) proprio per la sua importanza fu ricostruito in pochissimo tempo grazie a generose donazioni private.
Il progresso delle scienze mediche, il passaggio fondamentale dall'anatomia descrittiva all'anatomia 'animata' o funzionale, ovvero alla fisiologia, determinò nel '600 anche per la Dominante la necessità di concretizzare, senza più rimandi, il sogno al lungo sostenuto dalla classe medica veneziana di un teatro stabile di anatomia centrale rispetto al tessuto urbano della città, come simbolo e testimone di una tensione scientifica in atto che abbisognava di strutture operative e di rappresentanza stabili, nonché di un riconoscimento ufficiale dopo secoli di attese. Venezia, una delle prime città al mondo ad aver promosso nel 1308 una legge che obbligava le sezioni anatomiche a vantaggio del progresso della medicina e della preparazione dei medici, finalmente poteva contare su un luogo, un edificio che materialmente e simbolicamente rappresentava idealmente tutto il percorso compiuto nei secoli precedenti dai medici veneziani grazie a incessanti studi scientifici e anatomici. La costruzione di un Teatro anatomico stabile si inseriva - di fatto - nel movimento di rinnovamento della scienza medica che in tutta Europa stava portando in quei decenni alla costruzione di teatri anatomici stabili nelle principali città.
La sensibilità della popolazione - specie più colta - sui temi del progresso scientifico e medico, grazie all'importante opera di divulgazione compiuta dall'editoria veneziana (Aldo Manuzio in testa) dal '500 in poi, era maturata e aveva dato i suoi frutti. Tra il XVI e il XVII secolo molte saranno le iniziative e le donazioni private a sostegno al progresso medico. Non a caso fu proprio l'occasione di un lascito testamentario di 3.000 ducati del patrizio Lorenzo Loredan a dare l'impulso decisivo al Governo veneziano per la costruzione a Venezia, dopo Padova, di un teatro anatomico. Nel marzo del 1669 il Senato, preso atto della consistente donazione privata, si assunse l'onere di completare l'opera pubblica mettendo a disposizione un terreno “vicino alla chiesa di San Giacomo dall'Orio”, valutato 600 ducati, per la costruzione di un teatro anatomico stabile del tutto simile a quello di Padova. Nella disposizione il Senato sottolinea come il teatro dovesse essere ampio per accogliere quanti più aspiranti medici e chirurghi possibile e adatto alle sezioni anatomiche in modo da “costruire la fabbrica di struttura corrispondente alle aspettative e che servi di comodo ai professori dell'anatomia”.
Non nel chiuso di un'università ma direttamente inserita nel contesto urbano, quella costruzione a tutti finalmente visibile era il simbolo di un percorso scientifico e professionale durato secoli, che dava merito a Venezia e alle sue istituzioni di aver sempre legislativamente precorso i tempi, facendo della città sin dalle sue origini un importante centro di studi, di ricerche, di pratica anatomica e medica e di divulgazione scientifica.
Proprio per conservare quanto rimane della proprietà pubblica dell'antico Teatro di Anatomia, oltre alla petizione e alla richiesta di vincolo, le tre associazioni hanno lanciato un progetto culturale aperto alla cittadinanza: la creazione di Centro di documentazione digitale della storia e delle tradizioni popolari e scientifiche del territorio che possa attraverso mostre, convegni, eventi ma soprattutto - attraverso i più moderni strumenti informatici e la sinergia con istituzioni culturali - diventare una vetrina di accessibilità ai tanti tesori archivistici, museali, documentari, privati o pubblici, che raccolgono tracce e testimonianze delle tradizioni popolari (scritte e orali), dei mestieri, delle usanze, dei costumi e delle antiche pratiche artistiche, scientifiche e tecniche del territorio.
«Noi non siamo contro il turismo o la libera impresa - spiegano - ma riteniamo fondamentale che questi due fattori convivano nei centri storici in equilibrio compatibile con la residenzialità. Raccogliere e divulgare la storia, le tradizioni, il folklore e le usanze della città e della regione per noi significa dare vita ad un'azione culturale mirata anche a promuovere un concetto di "slow-tourism" assolutamente opposto alle logiche speculative del turismo mordi e fuggi, invasivo e distruttore degli equilibri abitativi nei centri storici italiani».
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