Il tricolore sulla Prefettura

L’attuale Palazzo del governo è, assieme al molo San Carlo, il testimone dei cambiamenti occorsi dopo la Grande guerra
“L’ex luogotenenza è un «testimone storico» particolarmente importante, essendo stato l’unico tra gli edifici dell’attuale piazza Unità d’Italia a subire delle modifiche; da questo punto di vista l’attuale Palazzo del governo può essere considerato paradigmatico dei cambiamenti occorsi successivamente alla Grande guerra a edifici, simboli e monumenti riconducibili all’Austria”. Così l’architetto e ricercatore Diego Caltana definisce la Prefettura di Trieste. “Dell’articolato apparato decorativo previsto dal progetto - spiega Caltana - furono realizzati i mosaici, probabilmente influenzati dalla contemporanea riscoperta delle decorazioni musive esterne della basilica di Parenzo oltre che legati a un rinnovato interesse per l’arte bizantina, e i due gruppi scultorei situati alle estremità della balaustra posta a coronamento del loggiato”.


“I puttini nel loro delicato intreccio reggevano la Rudolfskrone (la corona adottata nel 1804 da Francesco I per la sua incoronazione a imperatore d’Austria) e si presentano oggi monchi, poiché le corone furono rimosse, così come i mosaici furono ritoccati per cancellare i riferimenti asburgici all’indomani del passaggio di Trieste all’Italia. In quel periodo fu anche aggiunta una lapide, posta sulla facciata laterale prospiciente le Rive, con il testo del bollettino della vittoria redatto da Armando Diaz”.


Il palazzo viene costruito tra il 1901 e il 1905 come Luogotenenza generale per il Land del Litorale austriaco sul sito della precedente Luogotenenza teresiana, non più rispondente alle accresciute esigenze dell’amministrazione e ai parametri tecnico-igienici del nuovo secolo. La Luogotenenza deve rappresentare direttamente l’autorità degli Asburgo nel loro porto più importante, così come nella terza città più grande della parte austriaca della monarchia. Della progettazione dell’edificio è incaricato lo Hochbaudepartement (Dipartimento di edilizia) del ministero degli Interni. Il progetto è redatto dall’architetto ministeriale Emil Artmann, sotto la supervisione dell’influente Emil Förster, direttore del dipartimento.


Artmann è noto per le sue competenze ingegneristiche, grazie alle quali riesce a risolvere in maniera magistrale la delicata questione statica della fondazione dell’edificio in un lotto lambito dal mare. Lo stesso sito web del Palazzo del governo ricorda che “poggia su una piattaforma dello spessore di 160 cm sostenuta da 3000 pali in cemento, al fine di contrastare l’instabilità del sottosuolo”. La fastosità dell’edificio è da attribuire alla sua funzione rappresentativa ma anche al prestigio e al rango del governatore (i tre ultimi luogotenenti – conte Leopold Goëss, principe Konrad Hohenlohe-Schillingsfürst, barone Alfred Fries-Skene – appartengono alla nobiltà austriaca).


Di quel cruciale 1918, proprio l’attuale Palazzo della Prefettura è, assieme al molo San Carlo-Audace, il muto testimone più importante. Il funzionario ex asburgico Leone Fels addetto alle principali pratiche derivanti dal cambio di amministrazione, secondo quanto riporta lo storico Almerigo Apollonio nel libro “Dagli Asburgo a Mussolini. Venezia Giulia 1918-1922” così racconta quelle storiche settimane: “Il Palazzo del governo, con tutto il rispetto dovuto a Pettiti (il governatore militare,
ndr
) e all’esercito italiano, in pochi mesi era stato ridotto a un corpo di guardia. A parte la pulizia e l’ordine formale, sui quali era meglio sorvolare, vi si entrava e usciva a volontà, senza un controllo. Si poteva accedere direttamente alle stanze dei funzionari, anche di grado elevato, senza preavviso, trattare di ogni argomento sbrigativamente con superiori e inferiori, anche nei corridoi. Mancava ogni senso di rispetto gerarchico. Il pubblico triestino, abituato a guardare al Palazzo del governo come al simbolo del potere politico, era stato sconvolto da quella trasformazione e non capiva come un simile stato di cose potesse continuare. Nel sistema pubblico austriaco esisteva un certo schema formale di rapporti tra l’autorità e il cittadino che funzionava egregiamente, anche se in modo un po’ rigido e meccanico. Era difficile persuadere i triestini ad adattarsi a una prassi tanto diversa”.


Eppure meno di quattro anni più tardi i triestini dovettero adattarsi, non pochi in realtà con entusiasmo, a un ordine e a una gerarchia ben più cupi. Come ricorda il saggista Donato D’Urso, “nei giorni della marcia su Roma, anche a Trieste fu occupato il Palazzo del governo, senza che fosse opposta valida resistenza da parte delle forze dell’ordine, né peraltro fecero di più i militari quando le autorità civili trasmisero a esse i poteri. I capi fascisti Giunta e Giuriati avevano partecipato a un banchetto in onore di Mosconi, che stava per lasciare l’incarico di commissario generale civile e, con faccia tosta, brindarono alla salute del governo Facta. Allorché il ras Giunta alla testa dei suoi si presentò in Prefettura pare che Moncada (il prefetto di allora, Crispo Moncada,
ndr
) «con le lacrime agli occhi» si limitasse a esortarlo a pensare soprattutto all’Italia. Il comandante militare generale Sanna minacciò: «Ora vi faccio fucilare tutti» e Giunta rispose: «Faccia pure, eccellenza, ma non le basterà un plotone di esecuzione». E l’esercito rimase a guardare.


Quando nel 1926 fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, il generale Carlo Sanna ne fu il primo presidente. Crispo Moncada già nel 1924 fu nominato da Mussolini capo della polizia. In una pubblicazione degli anni Trenta si legge che “Moncada a Trieste aveva esplicato i mandati a lui affidati con prontezza e fede patriottica, agevolando il sorgere e l'affermarsi delle prime idee fasciste. Un impulso notevole diede a tutte le più sane istituzioni locali ed aiutò a promuovere importanti opere pubbliche». Dopo l’amministrazione anglo-americana, Giovanni Palamara (insediatosi il 29 ottobre 1954) sarà il primo commissario di governo di Trieste tornata all’Italia. Dal primo febbraio 2016 l’incarico è ricoperto da Annapaola Porzio.


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