Il vero senso della vita e la ricerca della felicità con il cartoon “Soul”

Elisa Grando
Da tempo, ormai, i film di animazione non sono più destinati solo ai bambini. E a volte, per la complessità dei temi che esplorano, pare che si rivolgano in prima istanza proprio a un pubblico adulto: è il caso di “Soul”, il nuovo film Pixar che doveva essere uno dei titoli forti del Natale al cinema, e invece è uscito direttamente in streaming su Disney+. “Soul” racconta di Joe Gardner (doppiato in Italia da Neri Marcoré), un musicista jazz che, per mantenersi, insegna musica alle scuole medie anche se sogna di suonare da professionista in una band. Proprio quando ottiene un ingaggio per un concerto importante, cade in un tombino e resta sospeso fra la vita e la morte: il suo corpo in ospedale, la sua anima incastrata a un passo dall’Altro Mondo in una sorta di limbo chiamato “Ante Mondo”, ovvero il luogo dove le anime si formano prima di saltare sulla Terra e incarnarsi in una nuova vita. Joe viene messo a fare da “mentore” a 22 (Paola Cortellesi), un’anima che non riesce a trovare un motivo valido per scendere nel mondo terreno. Finiranno per tornare sulla Terra insieme, incarnati però nei corpi sbagliati. “Soul” è il più metafisico ed esistenzialista dei film della Pixar, che già si era avventurata a rappresentare le emozioni dell’animo umano nel bellissimo “Inside Out”.
Qui i temi sono ancora più adulti, non tanto per l’esperienza di pre-morte (che ricorda il classico di Capra “La vita è meravigliosa”), ma proprio per le questioni più scottanti dell’essere in vita: qual è lo scopo della propria esistenza, perché vale la pena vivere, cosa vuol dire davvero sentirsi felici e realizzati. Questioni, insomma, che fanno tremare i polsi a qualsiasi età, anche se Disney con spericolata spensieratezza indica che il film è adatto ai bambini “dai 6 anni”. È vero: non ci sono scene disturbanti o sconvenienti, ma ad apprezzarlo saranno soprattutto gli adulti, anche per l’ingegno grafico col quale viene rappresentato l’Ante Mondo, popolato di “campi quantici” rappresentati come figure bidimensionali cubiste o ispirate alla linea di Osvaldo Cavandoli. —
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