Il viaggio in Italia su tela dai Macchiaioli ai Simbolisti svela il paese che cambia

Al Mart di Rovereto, curato dalla triestina Alessandra Tiddia un percorso evocativo con pezzi di Caffi e Bezzi dal Revoltella

la mostra



Dalle vedute alle visioni, dallo sguardo rivolto alla realtà all’espressione dell’emozione che provoca la medesima realtà in chi guarda. Quanto il tema del paesaggio abbia affascinato gli artisti tra ’800 e primi anni del ’900 e come nella pittura di paesaggio si manifestino i primi indizi di un profondo rinnovamento culturale è ciò che viene svelato nella mostra “Viaggio in Italia. I paesaggi dell’Ottocento dai Macchiaioli ai Simbolisti” allestita al Mart di Rovereto.

Realizzata in collaborazione con l’Istituto Matteucci di Viareggio per la cura di Alessandra Tiddia, triestina, conservatore del Museo di arte contemporanea di Rovereto e Trento, l’esposizione propone oltre 80 opere provenienti da diverse istituzioni museali e collezioni private. Si tratta di un vero e proprio viaggio nel tempo oltre che nello spazio, in un itinerario che abbraccia l’intera nostra penisola, da Sud a Nord.

Ciò che si vede via via mutare insieme al punto di vista, l’azzurro del cielo, il verde della vegetazione, è il linguaggio pittorico, attento a registrare non solo le trasformazioni legate all’avvento della ferrovia, all’attraversamento dei cieli di aeroplani e mongolfiere ma soprattutto i cambiamenti che avvengono nel sentire dell’artista.

La bellezza del paesaggio siciliano è raccontata da Francesco Lojacono che si sofferma a descrivere il golfo di Palermo, la Conca d’oro, con i monti adagiati tra il cielo percorso dalle nuvole e il mare solcato da barche a vela. Il dramma del terremoto che nel 1851 colpì Melfi è testimoniato dal vivo da Nicola Palizzi, tra i principali esponenti della Scuola di Resina, corrente pittorica improntata sullo studio dal vero in senso antiaccademico. Appartenente invece alla Scuola di Posillipo, Giacinto Gigante rappresenta mari in burrasca, terre accese dal caldo sole del Sud con sapienza e passione. Affascinanti studi dal vero sono condotti da Giuseppe De Nittis sulle falde del Vesuvio, registrati su piccole tavolette in cui colore e materia si fondono in esiti straordinariamente moderni.

Un piccolo olio su carta, di appena 18 x 29 cm, di Ippolito Caffi, “Ascensione in mongolfiera nella campagna romana”, è stato scelto a immagine della mostra: l’artista aveva sperimentato il volo in mongolfiera e la sua impressione viene tradotta pittoricamente immersa in un romantico tramonto.

Tra i macchiaioli toscani spiccano Odoardo Borrani, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini con la loro capacità di rendere gli effetti luministici attraverso la giustapposizione di macchie di colore. E se nei dipinti piemontesi di Antonio Fontanesi è possibile ritrovare “la poesia della vita” come ebbe a osservare Carlo Borghi nel 1880, di grande suggestione sono pure i paesaggi veneziani ancora di Ippolito Caffi, i suoi notturni o la sua “Venezia sotto la neve”, prestato dal Museo Revoltella di Trieste. I paesaggi lagunari di Guglielmo Ciardi e Pietro Fragiacomo, laddove vadano a ritrarre gli angoli meno noti della città o le bricole solitarie, rendono poi l’atmosfera carica di struggente malinconia.

Ancora dal Revoltella giunge l’opera di Bartolomeo Bezzi “Sole cadente–Lago di Garda” in cui la luce dorata che dalle montagne si riflette sulla superficie dell’acqua, già pare alludere a dimensioni più proprie dello spirito che della natura. Vittorio Pica chiamava il pittore “magico confidente delle acque e delle nubi nelle ore notturne” e Alessandra Tiddia aggiunge come sia proprio «l’attenzione alla luce che determina in Bezzi il superamento dell’Impressionismo e il successivo orientamento simbolista». Alle soglie del ‘900 incontriamo dunque autori quali Mario De Maria, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Angelo Morbelli per i quali l’arte non può più essere la riproduzione del reale bensì «un’intensificazione della realtà». Ecco allora che una pittura divisa che procede per piccoli puntini, tratti o filamenti di colore intrisi di luminosità, giunge a esaltare l’interiorità dell’artista per indagare il senso più profondo della natura e sfiorare il mistero dell’esistenza. —



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