Il violino barocco di Carmignola di scena col clavicembalo di Doni

L’anno appena sbocciato si apre nel segno della musica barocca per la Società dei Concerti di Trieste, che fa ripartire la stagione da due illustri interpreti come il violinista Giuliano Carmignola e il clavicembalista Riccardo Doni, protagonisti domani sera al Teatro Verdi – inizio alle 20.30 – di un itinerario musicale che con “Rigore e fantasia” attraversa l’Italia del XVIII secolo, proponendo pagine di Arcangelo Corelli, Pietro Antonio Locatelli, Antonio Vivaldi, Nicola Porpora, Francesco Veracini e Giuseppe Tartini.
Attivi in formazione di duo a partire dal 2008, Carmignola è stato definito dalla rivista Gramophone “a prince among Baroque Violinists” mentre Doni, da trent’anni clavicembalista de “Il Giardino Armonico”, è anche direttore musicale dell’Accademia dell’Annunciata ovvero un progetto dedicato alla formazione di un ensemble giovanile specializzato nella prassi esecutiva barocca e classica con strumenti originali. Il viaggio musicale di domani inizierà dalla ‘Sonata IV in fa magg. Op.5’ di Corelli, lavoro ricompreso nella raccolta delle 12 sonate pubblicate nel 1700 che costituisce uno spartiacque. «In questo preciso momento la forma della sonata strumentale, fino ad allora legata alla retorica verbale seicentesca e quindi alla ‘fantasia’, comincia a modificarsi – spiega Riccardo Doni – a essere un pochino più imbrigliata, ad assumere una forma molto più definita e a strutturarsi in una formula un po’ più matematica, da qui il concetto di ‘rigore’. Mentre gli adagi estremamente liberi e fioriti vivono ancora di quel recitativo seicentesco che, fino ad allora, veniva espletato anche nella musica strumentale in modo molto chiaro».
Non essendo ancora imbrigliata in quelle che sono le indicazioni delle partiture classiche e romantiche dove c’è scritto tutto, «la musica barocca – precisa Doni – è un campo di neve vergine in cui noi possiamo camminare allungando o accorciando il passo, in qualche maniera è una partitura che i musicisti possono riscrivere, non ovviamente cambiando le note ma riscrivere alla luce di quelli che sono i timbri degli strumenti, cosa poco sperimentata ancora oggi». Per esempio, il violino non suona in un modo solo, a seconda di dove si posiziona l’arco si ottengono timbri diversi, per cui i cosiddetti affetti che, in qualche modo, può provocare negli ascoltatori sono dati proprio da questi colori, che il musicista barocco deve assolutamente trovare e trasmettere. «Sotto questo aspetto Carmignola è molto bravo, lo strumento che possiede è uno strumento speciale, questo violino Guarneri è una voce umana che lui sa trattare in modo molto variegato e colorato, riuscendo a scoprire dei timbri che non siamo abituati a sentire». Da sempre impegnato nella promozione del repertorio barocco, Riccardo Doni ritiene doveroso che, dal punto di vista tecnico strumentale, i giovani approccino la musica con gli strumenti moderni per poter sviluppare tutti gli aspetti tecnici. «Ma poi - dice - è necessario eseguirla su strumenti d’epoca o copie, con il supporto della ricerca filologica, così ciò che ne esce è l’espressione corretta». E per implementarne la diffusione in Italia ci vorrebbe più collaborazione tra gli addetti ai lavori, per costruire importanti reti di scambio, come accade all’estero. «Spesso nell’immaginario collettivo passa l’idea che la musica barocca sia di nicchia e ciò è sbagliato perché poi – conclude Doni – quando la ascolta il pubblico cambia idea. Non dimentichiamo che Vivaldi era la musica leggera del ‘700 ed ecco perché piace tanto. Ma tutta la musica barocca è fruibile, forse molto di più di quello che può esserlo la musica romantica». —
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