In Montana, terra di lupi e degrado un western nell’America di oggi

Se volete saperne di più dell'America rurale che ha rivotato Trump, ecco il libro - “Nella terra dei lupi” di Joe Wilkins (Neri Pozza, pagg. 304, euro 18) - che vi porta nel Montana, alla frontiera con il Canada, Stato convintamente conservatore che soltanto Barack Obama è riuscito a scalfire, ma non a vincere. Il titolo racconta (quasi) tutto: un angolo di immensa provincia americana, una terra colonizzata meno di un secolo fa e abbandonata non molto tempo dopo, landa desolata di miniere di carbone crollate, città fantasma, linee ferroviarie in disuso; una terra dove il riscaldamento globale è “un'altra scusa dei progressisti per aumentarti le tasse”, dove il pignoramento di una fattoria è colpa di “quelli che stanno distruggendo l'America rurale” e non del mancato pagamento delle imposte sul pascolo, dove i cittadini sovrani hanno il pieno diritto di essere armati, e dove - dopo trent'anni - sta per svolgersi la prima caccia legale al lupo.
Ma qui nessuno acquista una licenza di caccia perché altrimenti si legittimerebbe il presunto diritto del governo di impedire a persone libere di difendere le loro proprietà da animali feroci. Qui, sulle Bull Mountains, Wilkins (autore originario proprio di queste zone) non fa sconti a nessuno: i suoi personaggi sono in gran parte uomini violenti e ignoranti, che pensano che l'intero Montana appartenga a loro, “uomini che preferiscono dimenticare che all'inizio quella terra era stata data gratis ai loro bisnonni e che erano stati i loro nonni a causarne la desertificazione, che erano stati loro, i loro nonni e i loro padri ad avvelenare i fiumi e a decimare le popolazioni di pernici e antilocapre, e che ogni volta era stato il governo federale a intervenire (elettrificando le zone rurali, concedendo terreni da pascolo a poco prezzo e affitti agevolati) per finanziare quel ridicolo stile di vita di cui loro andavano fieri”. Il Montana era ed è un “pozzo senza fondo per i soldi dei contribuenti”, un circolo vizioso di degrado ambientale, mancanza di istruzione, alcol, metanfetamine e famiglie distrutte.
In questo western del XXI secolo, la vita non è per nulla facile per il 24enne Wendell Newman: suo padre è scomparso tra le montagne da più di dieci anni dopo aver ammazzato un guardiacaccia; la terra è stata quasi tutta venduta o data in affitto e, dopo la morte di sua madre, pesanti imposte gravano sul poco che gli è rimasto: cento dollari sul conto, un pick-up e una casa mobile in cui vivere. Un giorno bussa alla porta del giovane cowboy un’assistente sociale che ha con sé un bimbo di sette anni, Rowdy. Gracilino, è autistico e non parla. È il figlio di sua cugina, incarcerata per abuso di droghe. “È la cosa più minuscola per miglia e miglia”.
Ma grazie ai cracker imburrati e alla pasta col pollo, il viso di Rowdy diviene roseo, paffuto. La sera, Wendell gli legge un libro. E il “suo” bambino” lo osserva, lo imita. La sintonia è muta. Tutti e due senza un padre, tutti e due abitanti di un mondo spezzato, tutti e due che sentono un vuoto fino al midollo. Anzi, tutti e tre. Perché c'è pure Gillian, vicepreside della scuola che si occupa degli allievi più in difficoltà e che gravita intorno a Rowdy e Wendell, malgrado il tragico legame che la unisce a quella famiglia. La caccia al lupo è l'evento scatenante di quell'ennesimo senso di rivalsa degli allevatori contro Washington (“fosse per loro, spariremmo dalla faccia della Terra; poi però dove prenderebbero i loro hambuger? Questa terra è mia. Ho ucciso un lupo, c'era un lupo sulla mia terra, noi siamo questo territorio”), e di una vecchia storia che mette pesantamente a rischio la vita di Rowdy.
Un western, certo, quello di Wilkins. Soprattutto un ritratto impietoso - e drammaticamente ben scritto - di un pezzo di America dove i giovani abbandonano gli studi con la benedizione della famiglia, dove le leggi “rendono schiavo un uomo sulla sua terra”, dove insegnanti e assistenti sociali hanno ben che alzato bandiera bianca. Trump e il trumpismo qui resisteranno in eterno. —
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