“Ingalleria” si apre con i vetri di Tagliapietra il maestro che ha portato Murano nel mondo

A Punta Conterie a Venezia è stato inaugurato un nuovo spazio espositivo esempio di riqualificazione industriale 

la mostra



“Addio, parola di vetro. / I poeti sono vasi di Murano, /bellissimi da vedere ma delicati nel fiato”, scriveva Alda Merini parlando dei poeti. E senza dubbio le parole di Lino Tagliapietra, maestro vetraio, artista del vetro di fama internazionale, sono poesia che diventa vetro nella fragilità trasparente di infinite forme dai colori intensi, che sembrano raccogliere visioni, sogni, emozioni di un uomo che ha attraversato il mondo ma ha piantato le sue radici saldamente nell’isola di Murano. E proprio nel cuore di Murano a Punta Conterie nel nuovo spazio espositivo “Ingalleria” (accanto al Museo del Vetro), dopo una lunga riqualificazione degli spazi industriali dove anticamente venivano realizzate le famose perle di Murano chiamate “conterie”, sino al 31 dicembre prossimo sarà aperta al pubblico la mostra monografica “Glasswork” dedicata a Lino Tagliapietra: un percorso nel passato, nel presente e nel futuro di questo artista del vetro, classe 1934, considerato uno dei più noti al mondo.

La passione per il vetro di Tagliapietra comincia prestissimo: già apprendista all’età di undici anni nello studio del celebre maestro vetraio Archimede Seguso, diventa lui stesso maestro a soli 21 anni. Nella sua lunga carriera ha potuto sperimentare le tecniche più varie, esponendo nei più prestigiosi musei del mondo. L’uso ricorrente nelle sue opere di canne vitree intrecciate dà vita a sempre nuovi ed intensi cromatismi e a forme originali, come i celebri “Dinosauri” o “Venice Panel” o “Concerto” la suggestiva composizione di vasi che ricorda i tetti della Giudecca.

Pur avendo ricevuto riconoscimenti internazionali Lino Tagliapietra resta un uomo semplice, fortemente legato alla sua terra natale, a Venezia, a Burano dove sono le sue origini e a Murano dove è diventato maestro del vetro. «Non è stato facile – confessa – farmi strada in questo mondo, io venivo da Burano, l’isola celebre per i merletti, e – come si sa – una volta la rivalità tra isole della laguna era forte. Mi dicevano “tu non diventerai mai maestro, tu sei di Burano, non toccarci il vetro…”, ma io avevo fin da piccolo una grande passione per questa materia, mi affascinava e anche se mia madre non voleva assolutamente che io entrassi in questo mondo perché pensava fossi troppo esile per un lavoro tanto duro, non mi sono mai arreso. Mi aveva mandato a lavorare il legno, io però di nascosto andavo in fornace. Poi, vista la mia testardaggine mi ha lasciato entrare in una fabbrica di Murano, ma tutti i giorni mi portava da mangiare e l’olio di merluzzo da bere… Io mi vergognavo tanto di questa cosa, anche se capivo che lo faceva per il mio bene».

La storia di Lino Tagliapietra è quella di un grande maestro, che ha saputo trasformare una grande passione in un talento straordinario. «All’inizio sono andato ad imparare da un vecchio maestro che faceva materiali per ornare gli specchi. Mi piaceva tanto apprendere le tecniche per lavorare il vetro, era poesia per me. Verso i 15 anni però ho avuto un momento di stasi. Lavorare in una fornace non era facile per ragazzino. Un ambiente all’epoca di soli uomini adulti, spesso troppo ruvidi, a volte inclini a “ritorsioni” verso i più deboli, non era certo ottimale per crescere senza contraccolpi. Ma ce l’ho fatta e sono riuscito venirne fuori bene e a riprendere la mia strada».

La svolta per Tagliapietra viene dall’incontro con Giovanni Ferro, soprannominato “Nane Catari”, proveniente da una dinastia di maestri vetrai. «Lui mi ha insegnato tanto – spiega – soprattutto tecniche diverse da quelle a cui ero abituato. Lui ha capito che avevo potenzialità e mi saputo aspettare. Così io per imparare andavo in fornace anche un’ora e mezza prima dell’inizio a prepararmi. Ho messo tutto il mio impegno e la mia volontà per ripagare la sua fiducia. Poi grazie ad un colpo di fortuna sono diventato “maestrino” alla vetreria Galliano-Ferro. Sono stato anche alla Venini, dove hanno lavorato artisti come Martinuzzi, Scarpa, Bianconi, Tapio Virkala. Sono rimasto per 14 mesi, i più duri, però lì mi sono saputo reinventare. Dopo ci sono state La Murrina e altre importanti vetrerie. In seguito ho spiccato il volo e girato il mondo. Sono orgoglioso di aver fatto conoscere il vetro di Murano dagli Stati Uniti all’Australia fino alla Cina e al Giappone. Sono stati tanti i momenti importanti, ma io guardo sempre avanti». I colori della laguna, i cieli trasparenti, a volte infuocati, di Venezia sono i colori delle opere di Lino Tagliapietra. «Sono davvero un collezionista di tramonti – confessa il maestro vetraio – ne ho visti in tutto il mondo, da Seattle ad Hong Kong, ma i tramonti di Venezia sono i più belli al mondo. Ho tonnellate di foto scattate in tutti gli angoli della terra al tramonto, però quelli che vedo ancora oggi a Murano dal mio balcone non hanno paragoni. Non sono mai stato un grande amante delle albe, le ammiro quando le vedo, però non sono pronto per loro, invece i tramonti mi danno un senso di pace, ogni tramonto sembra avere un suo significato, i tramonti mi rassicurano anche quando ho avuto una giornata difficile. Credo di aver sempre amato i tramonti, per questo cerco sempre di dare al vetro delle mie opere i loro colori». —

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