“Inside Out”, dentro il cervello di un’adolescente

È successo annunciato per il nuovo film di animazione di Pixar/Disney, un grande Vincent Lindon in “La loi du marché”
Di Beatrice Fiorentino

CANNES. Pubblico in delirio per "Inside Out", il nuovo film della Pixar/Disney presentato ieri, fuori concorso, al Festival di Cannes. Una lunga ovazione ha accompagnato i divertentissimi titoli di coda del nuovo film di Pete Docter, che arriverà sugli schermi italiani alla fine dell'estate (a partire dal 16 settembre). Per la casa di produzione californiana, che nel 1995, all'uscita di "Toy Story", ha rivoluzionato per sempre il mondo dell'animazione, il regista ha già realizzato "Monsters & co." e "Up". Sei anni dopo, Docter torna alla regia cercando di risolvere uno degli enigmi che più affliggono i genitori di tutto il mondo, specialmente quando i loro figli si affacciano alladolescenza: "Cosa diavolo passa per la testa di mio figlio?". «È la domanda che mi sono posto - ha raccontato il regista, felice per l'accoglienza - quando mia figlia aveva undici anni e si apprestava a entrare nella pubertà. Avrebbe smesso di essere la mia bambina e sarebbe diventata un'adolescente, a volte anche insolente, sempre che si degnasse di pronunciare una parola. Mi chiedevo cosa le stesse passando per la testa ed è questo che mi ha fatto venire l'idea di sviluppare dei personaggi basati sulle emozioni».

È ciò che racconta "Inside Out": quel mondo interiore che regola le nostre reazioni, i ricordi, gli impulsi. Ci sono cinque creaturine: Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto. Alternandosi al ponte di comando del Quartier Generale, in un luogo indefinito della nostra mente, ci guidano attraverso le nostre esperienze. Tutto procede a gonfie vele nella vita della piccola Riley, ma dopo un'infanzia idilliaca passata nel Midwest assieme ai genitori, il trasferimento a San Francisco, dove il padre ha iniziato un nuovo lavoro, porta scompiglio nella sua esistenza. Molte le novità da affrontare e spesso saranno Paura e Rabbia ad avere il sopravvento, mentre a Gioia e a Tristezza, spetterà il compito di rimettere le cose a posto, gettando le basi per iniziare una nuova fase della vita.

C'è un tempo per ridere e un tempo per piangere. Così anche nel film, che alterna gag esilaranti ad attimi di commozione in una delle più classiche commedie slapstick con happy ending. Non siamo proprio al livello di "Wall-E" e "Up" (la trama è più esile e il tradizionalismo impera), ma si ride di gusto e si può mettere la mano sul fuoco che per "Inside Out" il successo è garantito.

Si ride invece molto meno nella sezione competitiva. Due i film in concorso: il norvegese "Louder than bombs" di Joachim Trier e "La loi du marché" di Stéphane Brizé. Nel primo, un padre (Gabriel Byrne) e due figli (Jesse Eisenberg e Devin Druid) si confrontano dopo la morte della moglie e madre (Isabel Huppert). Nel secondo, un grande Vincent Lindon riaccende l'attenzione del cinema sulla classe operaia. È l'interprete di un uomo di mezza età dai solidi principi morali, buon marito e padre di famiglia, che perso il lavoro in fabbrica cerca di ricollocarsi come addetto alla sorveglianza in un supermercato. Il film riflette una realtà amara, dove c'è chi ruba la carne per sfamarsi o si fa la cresta sulle fidelity card e si riusano i buoni sconto per la spesa. In questo clima di "guerra dei poveri", in cui vige solo la regola della sopravvivenza, spetta al singolo individuo agire cercando di ridare senso alla parola "dignità".

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