John Hemingway: «Mio nonno un macho col cuore femminile»

Il nipote di Ernest ha presentato a Trieste la storia oscura della famiglia: una strana tribù che annovera anche suo padre, transgender



Dietro quella maschera da 'macho' che amava la corrida, la boxe e la caccia, Ernest Hemingway nascondeva un lato femminile. Di cui era ben consapevole. Tanto da lasciare degli indizi nei suoi libri. A rivelarlo è il nipote, John Hemingway, scrittore a sua volta, che si è calato nella storia della sua famiglia e, ascoltando i racconti del padre Gregory, e analizzando i libri del nonno, ha ricostruito una saga famigliare con le stimmate della sofferenza. Un racconto svolto con una serenità quasi sorprendente, visto la materia e il peso ingombrante del nome che porta.

John, nipote dell’autore di ‘Addio alle armi’, una decina di anni fa ha scritto ‘Strange Tribe: A Family Memoir’, una biografia del padre Gregory, figlio di Ernest, che viene ora pubblicata in Italia con il titolo “Una strana tribù”. Questo racconto del ‘dark side’ della famiglia, un lato oscuro fatto di malattie nervose, disturbi di genere, suicidi, John lo ha presentato ieri al Caffè degli Specchi, insieme a Roberto Vitale, che del libro ha firmato l’introduzione, e al docente Leonardo Buonomo.

Non è la prima volta che lo scrittore viene a Trieste, anzi ha preso parte anche a una Barcolana, nel 2004.

La molla che ha spinto il giovane Hemingway a fare i conti con la sua strana storia famigliare, è stato il desiderio di dare dignità al padre. Gregory, nato nel 1931, aveva passato la vita in perenne conflitto con la sua identità sessuale. Transgender ante litteram, già da bambino aveva preso l’abitudine di infilarsi collant femminili. Quando Ernest lo sorprese la prima volta, al momento non gli disse nulla. Il giorno dopo, in barca, mentre Hemingway stava per partire per una delle sue giornate di pesca d’altura, si limitò a mormorare al figlio “noi proveniamo da una strana tribù”.

Una frase che John ha provato a indagare per scoprire cosa si nascondeva sotto l’apparenza. Il macho Ernest, che John definisce come una specie di lord Byron del XX secolo, che amava la caccia, la boxe e la corrida, sembrava non potesse avere nessun punto in comune con il figlio. Eppure, dice John, non era così. «Si assomigliavano moltissimo, molto di più di quanto loro stessi ne fossero consapevoli». John, nato nel 1960, un anno prima che Ernest si suicidasse sparandosi con un fucile, ha letto e riletto i libri del nonno per trovare gli indizi, le spie del suo lato femminile.

Da quell’indagine ha riportato una certezza. «Entrambi cercavano un punto di incontro tra il maschile e il femminile, il nonno nella scrittura, mio padre sul proprio corpo. C'è un racconto di Ernest dove descrive l'amore tra due donne e prende a modello la statua di Rodin la Metamorfosi. I corpi si confondono a tal punto che non si sa dove finisce uno e inizia l'altro. Ecco, così siamo tutti noi, sembra dirci mio nonno».

Il racconto di John rimanda il ritratto amaro di una famiglia segnata dalla tragedia e dal dolore. Il padre di Ernest suicida, la madre di Gregory morta per un infarto che la colpì a seguito di una violenta discussione avuta con Ernest in merito alla sessualità del figlio. Gregory stesso che passa la vita a cambiare moglie, alla fine furono quattro, come il padre, e dalle quali ebbe otto figli. Alla fine della ricerca della propria identità sessuale approda alla decisione, a 65 anni, di cambiare sesso. Per poi andare incontro a una morte che John definisce da eroe hemingwaiano. Entrambi non hanno trovato quell'equilibrio che cercavano, conclude John. —



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