Jonathan Coe e Daniel Pennac protagonisti agli Incroci di civiltà

Torna a Venezia dal 3 al 6 aprile il festival internazionale di letteratura con 28 autori di 19 diversi Paesi e l’Europa come tema di fondo



Sarà l’Europa il filo rosso sotteso alla XII edizione di Incroci di Civiltà, il Festival internazionale di letteratura dell’Università Ca’Foscari, che si svolgerà dal 3 al 6 aprile portando a Venezia 28 scrittori di 19 paesi diversi. L’Europa in tutte le sue ombre e luci, in un momento storico e culturale particolarmente delicato, in cui il tema delle migrazioni e degli sbarchi è sempre più al centro di discussioni e contraddizioni e la questione di una riforma dell’Unione Europea sembra essere improrogabile.

Non a caso ad aprire Incroci al Teatro Goldoni sarà proprio lo scrittore inglese Jonathan Coe, autore de “La casa del sonno”, “La pioggia prima che cada” e più recentemente del libro emblema della Brexit, Middle England. Ma la star di questa edizione sicuramente sarà Daniel Pennac, autore della celebre trilogia di Malaussène, il protagonista de “Il Paradiso degli orchi”, “La fata carabina” e “La Prosivendola”, “capro espiatorio” per vocazione e professione, al centro di divertenti quanto grottesche avventure sullo sfondo di una tribù multietnica e multiculturale nel quartiere di Belleville a nord-est di Parigi. Un’occasione importante per parlare d’Europa da un’altra angolazione, forse più intima e familiare, grazie all’ultimo libro dello scrittore intitolato “Mio fratello”, dove Pennac svela in una sorta di monologo teatrale il legame profondo con il fratello morto.

«Nella migliore tradizione di Incroci – spiega Pia Masiero direttrice del Festival – non abbiamo un tema portante, ma delle accentuazioni che ci permetteranno di riflettere attraverso le storie sugli snodi cruciali che gli autori porteranno dalle varie parti del mondo: su chi vuole scappare dall’Europa e su chi invece rischia la vita per arrivarci».

Se quest’anno ad Incroci torna il Nord con due autori islandesi, un’autrice svedese ed una norvegese, ad incuriosire è soprattutto la Svizzera, mai rappresentata finora al festival, che in tema di multiculturalità sicuramente ha molto da dire. Tra gli autori cult presenti, il bulgaro Ilija Trojanow, che nel suo libro “Dopo la fuga” narra la difficile condizione di chi è costretto a lasciare la propria terra: «Il più delle volte il profugo è un oggetto. Un problema che deve essere risolto. Un numero. Una questione di costi. Un punto. Mai una virgola».

Dalla Cina arriverà Su Tong, esponente di punta dell’avanguardia letteraria nel suo paese, dal Cile invece la scrittrice esordiente Paulina Flores, vincitrice a soli 25 anni del premio Premio Bolaño con “Che vergogna”, una raccolta di racconti sul Cile contemporaneo tra amore e odio per la sua terra. Molto attesa anche Maja Lunde, che dalla Norvegia dopo “La storia delle api”, acclamatissima dalla critica, presenta ora “La storia dell’acqua”, primo capitolo di una quadrilogia sul clima. Per gli amanti della Spagna da non perdere Manuel Vilas con il suo libro memoir “In tutto c’è stata bellezza”, romanzo di punta l’anno scorso nel suo paese e già best seller europeo. Tra gli autori ospiti al festival in residenza quest’anno la messicana Guadalupe Nettel che porterà il suo recentissimo “Bestiario sentimentale” e il poeta islandese Sjón, noto per aver scritto alcuni dei testi più famosi della cantante Björk.

Editorialmente la novità di questa edizione è la traduzione realizzata dagli studenti di Ca’Foscari per la collana di “Incroci di civiltà” del racconto “Leningrad” del russo Igor Vishnevetsky e della silloge “Vagabondo a Manhattan” di Aaron Poochigian. Una rassegna ricca che apre una finestra sulla letteratura mondiale. —

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