Kristen Stewart è “Seberg” l’attrice che morì perseguitata dalla Cia

30/08/2019 Venezia, 76 Mostra Internazionale d' Arte Cinematografica, photocall del film Seberg, nella foto Kristen Stewart
30/08/2019 Venezia, 76 Mostra Internazionale d' Arte Cinematografica, photocall del film Seberg, nella foto Kristen Stewart

VENEZIA. Alla soglia dei 30 anni la ragazzina di Twilight continua la sua marcia nel cinema non accontentandosi di film facili ma rischiando con progetti non convenzionali e il pubblico, specie delle giovani generazioni, le vuole un gran bene. E anche a Venezia, dove è la protagonista di “Seberg”, il film fuori concorso di Benedict Andrews (Amazon Studios) Kristen Stewart è stata molto applaudita. Ormai quasi una musa per il cinema d’autore (da Woody Allen a Olivier Assayas passando per Ang Lee) l’attrice interpreta con bravura la storia tragica di Jean Seberg e dal 21 novembre la si vedrà in sala nell’atteso remake di Charliès Angels diretto da Elizabeth Banks.

Capelli a caschetto biondi e scuri, piglio rock la Stewart si trasforma nella bellissima e sofferta Seberg, icona della Nouvelle Vague, interprete indimenticabile di “Fino all’ultimo respiro” e svela al grande pubblico una storia dimenticata che casualmente arriva oggi a 40 anni dal ritrovamento in un’auto a Parigi dell’attrice morta suicida a 40 anni. «Di Jean Seberg conoscevo la sua immagine, bellissima con i capelli biondi corti corti, il resto l’ho scoperto con il film», ha detto la Stewart. “Seberg” racconta la vicenda tragica dell’attrice americana che per la sua vicinanza alle Black Panther, che finanziava generosamente, finì nel libro nero di Hoover, seguita, letteralmente perseguitata, dall’Fbi che le rovinò la vita, minandole carriera (non tornò più ad Hollywood) e serenità. Anche il suo secondo marito, lo scrittore Roman Gary si suicidò l’anno dopo di lei e la stessa morte si procurò anche il loro figlio.

«Abbiamo cercato di aprire una finestra sulla verità e raccontato la vulnerabilità della Seberg – ha detto la Stewart – che nella vita ha avuto un grande senso di giustizia fino a sacrificarsi per questo ideale. Oggi il controllo governativo esiste ancora ma agisce forse in un modo più sottile dell’epoca. Sfortunatamente nessuno si ricorda più di lei, di cosa le fu fatto e con quale coraggio ha tentato di resistere». La Seberg, nata nello Iowa e poi trasferitasi a Parigi per Gary, alternava i set tra Francia e Usa e dopo i due film con Otto Preminger (Santa Giovanna e Buongiorno tristezza), Godard e Chabrol tornando in America per le riprese di Airport conobbe i rappresentanti della lotte per i diritti afroamericani e i leader delle Pantere Nere. L’Fbi cominciò a controllarla in maniera sempre più invasiva, la mise al centro di una pesante campagna diffamatoria: era finita nel programma Cointelpro che prevedeva vere e proprie persecuzioni. Nel film l’emergente Jack O’Connell è l’agente dell’Fbi incaricato di “prendersi cura” di lei. «Ho cercato di restituire la sua verità – ha concluso la Stewart – e ne sono orgogliosa. Come attrice ho lavorato molto su me stessa e le mie insicurezze, sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa perché mi sembra di poter vivere le esperienza in un modo naturale, istintivo».

Quanto alla pressione dei gossip (l’attrice dopo la storia con Robert Pattinson ha avuto varie fidanzate ed ha dichiarato la sua bisessualità), «non vado sui social ma riesco a mantenere una sana interazione con le persone, sanno chi sono e anche come la penso, mi sento aperta, non mi nascondo più». —

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