La “bacchetta” di Pradelli ai Lunedì dello Schmidl

Riparte il ciclo di appuntamenti a ingresso gratuito al Museo Teatrale
Francesco Molinari Pradelli fotografato a Trieste nel 1957 con Vito Levi (foto de Rota)
Francesco Molinari Pradelli fotografato a Trieste nel 1957 con Vito Levi (foto de Rota)

Mercoledì 3 febbraio 1937, il giovane musicista bolognese Francesco Molinari Pradelli - che l’anno seguente si sarebbe brillantemente diplomato in direzione d’orchestra all’Accademia di Santa Cecilia di Roma - sale per la prima volta sul podio di un teatro per dirigere “Sherazade” di Rimskij Korsakov. Lo scoppiettante debutto a soli 26 anni di una delle bacchette più talentuose del Novecento avviene al teatro Verdi di Trieste, città che avrà sempre un posto speciale nel cuore del carismatico concert-meister. E che frequenta, in veste di apprezzato direttore di produzioni liriche e concerti con una certa regolarità, all’incirca una trentina di volte, soprattutto tra il 1945 e il 1979.

Ed è sempre e ancora a Trieste che nel 1962 il maestro Pradelli festeggia i 25 anni di carriera, ricevendo in dono dalla città il “Campanone di San Giusto”. Non a caso, quindi, il secondo capitolo della biografia “Francesco Molinari Pradelli: la genialità della tradizione” (Azzali editori, pag. 423), del giornalista e regista Daniele Rubboli s’intitola, infatti, “Trieste: un amore senza fine”.  A tratteggiare per i “Lunedì dello Schmidl” l’eclettica figura del maestro, oggi  - alle 17.30 - al Museo Teatrale, sarà l’autore stesso del volume fresco di stampa assieme al musicologo Gianni Gori e allo storico dell’arte Angelo Mazza. Un appuntamento in cui dialogheranno tra loro con fluida armonia musica e pittura, poiché Molinari Pradelli era, inoltre, un appassionato collezionista d’arte, amante soprattutto dei dipinti del ’600 e ’700.

Fine estimatore e conoscitore dell’arte barocca, durante le tournée univa l’utile al dilettevole frequentando assiduamente case d’asta e mostre. Una passione che ha dato vita a una raffinata collezione di tele di grande pregio, protagoniste di rassegne ospitate da istituzioni museali pubbliche e private. Tra cui, lo scorso anno, la mostra a Firenze alla Galleria degli Uffizi “La stanza delle Muse-Dipinti barocchi della collezione Francesco Molinari Pradelli”.

Dell’esordiente direttore d’orchestra emiliano il grande Arturo Toscanini disse con ampia lungimiranza: «Il giovane ha del talento e farà carriera». Parole sacrosante, poiché a scorrere la poderosa cronologia curata da Franco Capellaro, inserita nella biografia, tra il 1931 (in duo con Amedeo Baldovino al violoncello e Pradelli stesso al pianoforte al Verdi di Trieste) e il 1983 (al teatro Bellini di Catania) ci sono oltre cinquant’anni di ininterrotta carriera che lo hanno visto sul podio dei maggiori teatri lirici e sale da concerto del mondo. Alla presentazione del volume - con prefazione di Pupi Avati - anche i figli del direttore d’orchestra scomparso nel 1996. Ingresso libero.

Il calendario dei “Lunedì dello Schmidl” proseguirà con due appuntamenti a margine della mostra “A Trieste in scena. I sessant’anni del Rossetti nelle collezioni del Museo Teatrale” (9 e 23 febbraio) mentre il 16 voce alle maschere di Carnevale con il concerto-spettacolo “Tutto nel mondo è burla”, a cura degli Amici della lirica.
 

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