La bora nel brano “Trieste” Lucio Corsi canta la città nel suo nuovo album

“Scoprimmo che il vento cantava il giorno che passò in tv / lasciando di stucco un camionista che si riposava per qualche ora in un bar”. Comincia così la canzone “Trieste” scritta da Lucio Corsi. È il quarto brano del nuovo album del cantautore di Grosseto intitolato “Cosa faremo da grandi?”, un disco arrangiato da Francesco Bianconi dei Baustelle e prodotto dalla Sugar Music di Caterina Caselli. È chiaramente la bora a ispirare il giovane musicista toscano se nel ritornello dello stesso pezzo il testo continua così: “Da quel giorno per le strade di Trieste vive gente convinta che il vento no, non era un freno ma una spinta”. Le immagini televisive che immortalano la città sferzata dalla bora e piegata dalle raffiche alimentano sempre la fantasia di chi scrive. In questo caso, però, si tratta di qualcosa di più poetico e profondo: Lucio Corsi è infatti considerato un prezioso outsider della musica italiana, originale e dotato di un talento che la critica ha già premiato nel 2017 al concorso Musicultura. Corsi ha ventisei anni e due album in studio alle spalle, oltre a diversi ep, videoclip e collaborazioni. È stato il disco “Bestiario musicale” a segnalarlo all'attenzione del pubblico: si tratta di un concept album in cui ogni canzone è dedicata a un animale presente nella natura maremmana, un microcosmo di campagne, mare e pinete che rappresenta l'universo del musicista. Ma è anche il look di Corsi a colpire e lasciare il segno: trucco sugli occhi, unghie dipinte, vestiti tra il glam e il freak con gli anni Settanta come riferimento, il cantautore collabora con il marchio Gucci che realizza l'outfit dei suoi video e per cui Corsi ha sfilato due anni fa vestito con una maglia di cristalli brillanti. Le sue canzoni sono racconti, ciascuna con una storia piena di dettagli, poesia e accostamenti bizzarri che ricordano il linguaggio dei bambini. “Le bocche spalancate delle montagne”, “Cantano in mutande i cori di cicale” e “Un vaso che s'è buttato dal terrazzo” sono solo alcuni esempi della sua colorata scrittura. Ha una voce rigorosa Corsi, un tono che ricorda la scuola di De André ma soprattutto di Ivan Graziani, un modo di interpretare d'altri tempi che contrasta con la sua faccia da folletto.
L'album “Cosa faremo da grandi?” è stato anticipato a inizio anno dal video omonimo girato in inverno sulla spiaggia di Castiglione della Pescaia e in cui una barca di surreali pescatori recupera dal mare una chitarra domandandosi chi sia a costruire le conchiglie. Insieme all'altro videoclip “Freccia bianca”, entrambi diretti da Tommaso Ottomano, anticipa l'uscita di un cortometraggio onirico che includerà i brani dell'album insieme a canzoni tradizionali di Maremma e Toscana. Oltre a “Trieste”, in cui il vento serve a “tenere le nuvole in viaggio” e “spinge sia le barche che gli uomini”, il vento ritorna protagonista anche in un altro pezzo del disco, “Amico vola via” che inizia così: “C'era un mio amico che era troppo secco, col vento volava”. E aggiunge: “Sua madre gli metteva i sassi nelle tasche quando usciva di casa”, un'immagine da fiaba che ricorda certi antichi e casalinghi metodi anti-bora che sfociano nel mito e nella leggenda metropolitana. Le date del tour di Lucio Corsi comprendevano anche Fontanafredda ma il calendario sta cambiando. —
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