La Bottega di Trimalcione rende omaggio alla storia

Alla fine lo sbarco è avvenuto. Era sembrata quasi una manovra diversiva, quella di Walter Zacchini quando, in pieno periodo Barcolana, aveva aperto il suo “temporary restaurant” nei locali che...
Di Furio Baldassi

Alla fine lo sbarco è avvenuto. Era sembrata quasi una manovra diversiva, quella di Walter Zacchini quando, in pieno periodo Barcolana, aveva aperto il suo “temporary restaurant” nei locali che furono dello storico Ritrovo Marittimo, in via Lazzaretto Vecchio. Un sondaggio, per vedere l’effetto che fa? Una maniera elegante di implementare il fatturato?

A distanza di un mesetto e mezzo la risposta è facile: era solo la prova generale della sua scelta. Quella che l’ha portato ad abbandonare la storica “Bottega di Trimalcione” in via della Guardia, nel rione di San Giacomo, per trasferirsi sulle Rive, area che ormai esercita un’attrazione fatale sui ristoratori, portandosi dietro nome e, per così dire, “avviamento” . E ammantando di nuova vita una classica osteria che nell’ultimo decennio aveva vissuto pochi alti e troppi bassi.

Uno a questo punto si immagina: okay, d’accordo, ha esportato un marchio che, bene o male, era su piazza da un ventennio, più o meno sappiamo cosa aspettarci. Sbagliato. Perchè nel frattempo è cambiato il concetto di ristorazione, è cambiata la clientela, è cambiato il mondo. Salutate gli anni ’80, gli happy hour e la cena rigorosamente fuori porta. Quei costumi, quel modo di vivere, quei soldi, soprattutto, non esistono più.

Walter l’ha capito, e lancia un locale che, per dire, si può permettere di offrire anche un piattino veloce a sette euro all’ora di pranzo. Mica due spaghi col pomodoro, eh, ma delicatezze come la zuppa di farro o, in alternativa, maltagliati con ragouttino di salsiccia nostrana, mezze penne all’amatriciana, orecchiette all’inzimino di seppia. Proposte anche ricercate, insomma, ma per tutti.

Lo stesso menu appare più che abbordabile nei costi e difficilmente vi avvicina ai 30 euro, sia che mangiate meraviglie della natura come la passatina di ceci con stoccafisso (senza dimenticare un evergreen come quella di fagioli con gamberi...) sia che vi dedichiate a scoprire il filetto di sogliola disteso su una delicatissima purea di cavoli, o magari decidiate di dedicare le vostre attenzioni a un polpo grigliato su crema di parmigiano, o persino alla famosa Bomba di tonno di casa Svevo, che arriva dritta dal famoso ricettario caro alla famiglia dello scrittore triestino. Un minimo omaggio alla storicità del posto, a prescindere dal cambiamento del nome, si imponeva. Questa bella osteria, rinvigorita e trasformata con alcune piccole varianti architettoniche, tra le quali i gradevolissimi, nuovi tavoli, data 1907, aveva tra i clienti, tanto per non uscire dal seminato, Umberto Saba, e per decenni ha mantenuto una linea coerente di ristorazione.

Walter ha adesso in mano gli interruttori del definitivo salto di qualità e difficilmente perderà l’occasione. Gli affezionati, ringraziano.

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