«La Callas amò Pasolini sul set di Medea»
Parla Nadia Stancioff, assistente della soprano e protagonista del film di Sergio Naitza presentato oggi ad Atene

Lo presentano questo pomeriggio, nella città che segnò l'esplosione del talento dirompente della “Divina” che ne è protagonista. “L’isola di Medea”, il film di Sergio Naitza realizzato da Lagunamovies–Europacultura e Karel produzioni, coproduzione Erich Jost, sarà proiettato in anteprima internazionale al 23° Athens International Film Festival. Inframmezzato dai disegni di Davide Toffolo, il documentario fotografa l'incontro speciale fra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini sul set di “Medea” nel racconto dei diretti protagonisti, tra cui il “Giasone” Giuseppe Gentile, allora campione olimpionico di salto triplo, i costumisti futuri premi Oscar Piero Tosi e Gabriella Pescucci, un Ninetto Davoli allora di passaggio sul set perché sotto naja a Trieste, Piera Degli Esposti, Dacia Maraini e Alessandra Zigaina, figlia dell'artista amico fraterno del poeta. Tra le voci, però, spicca quella di Nadia Stancioff, assistente che diverrà amica fedele del soprano, a raccontare un set magico e un'amicizia profonda con la Divina durata fino alla fine.
«Il primo incontro con la Callas? Tutt'altro che felice! - racconta Stancioff, che è stata anche organizzatrice del Festival dei Due Mondi a Spoleto -. Un giorno incontro Franco Rossellini a Piazza di Spagna. Facciamo un film su Medea, mi dice, indovina chi sarà la protagonista. Anne Bancroft? Irene Papas? azzardo. No, molto più importante: e non solo mi svela che si tratta di Maria Callas, ma mi chiede anche se voglio far parte della troupe. Sapevo che lei era difficile ma accetto: questo perché in Turchia non c'ero mai stata! Peggio ancora va quando arriva a Roma per la prova costumi: mi scambia per una segretaria e dopo una grande festa con tutti i nomi del cinema mi ordina di mandare biglietti di ringraziamento o rispondere al telefono. E quando le spiego che si tratta di un equivoco va su tutte le furie. Per poi offrirmi, però, poco dopo, un bicchiere di champagne: da lì abbiamo iniziato a chiacchierare. Non ho bisogno di una segretaria, mi ha detto, piuttosto di un'amica. Una frase così bella e così triste insieme. Allora ho deciso di andare con lei e tenere le pubbliche relazioni con la stampa estera».
Neanche gli inizi tra regista e interprete sono facili. «Si sono conosciuti a Parigi – continua Stancioff - e già a lei i suoi film non piacevano per niente. Ma poi sul set si sono voluti bene sin dall'inizio. Quando hanno iniziato a girare lei era molto triste. Onaniss l'aveva da poco lasciata per sposare Jackie Kennedy: qualcosa che è stato per lei un dolore immenso. Maria e Onassis si sono amati veramente, tanto che anche dopo il matrimonio lui aveva tentato di riavvicinarsi. In questo clima difficile Pierpaolo l'ha sollevata e appoggiata, infondendole quella sicurezza di cui lei aveva così bisogno. Lui ha capito subito che doveva andarci piano: così paziente e dolce, l'ha trattata quasi con tenerezza. C'è stata intesa e così, dopo quel primo momento a Parigi, si sono capiti».
La Callas era alla prima esperienza cinematografica e dal punto di vista attoriale la performance fu intensa e convincente. «Non si è mai lamentata durante le riprese, come non era mai arrabbiata né capricciosa. Si è messa completamente nella pelle del personaggio e ne veniva fuori una persona completamente trasformata».
«L'amore che è nato tra di loro – sottolinea la pr - non era un amore classico: non c'era nulla di fisico ma era più importante e sottile. Lei aveva un gran bisogno d'amore, di essere amata e di amare, lui ammirava il suo talento, la sua serietà e l'onestà al limite della brutalità: diceva anche cose molto brusche e il tatto non era sicuramente il suo forte! Era anche molto ingenua, quasi bambinesca, e lui le dava fiducia. Per me Pierpaolo era l'intellettuale e lei Madre Terra: avevano bisogno l'uno dell'altro vicendevolmente».
Oltre che a curare le pubbliche relazioni, in “Medea” Nadia Stancioff ha rivestito anche un ruolo piuttosto curioso. «C'era la controfigura ufficiale, una ragazza – racconta - e in una scena Pierpaolo le doveva far attraversare un fuoco. In realtà i fuochi erano due e la macchina da presa era piazzata in modo da simulare un'unica fiamma. La ragazza però inciampa, cade e le mani le vanno direttamente sopra due i fuochi. Ovviamente il suo lavoro era finito lì, e occorreva trovare al volo una sostituta. Ma Gabriella Pescucci era troppo indaffarata, la sarta era piccola e bassa: Pierpaolo mi ha guardato e ha detto “Eccola!”. E così, con il costume e una parrucca nera, sono diventata il “doppio” della divina».
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