La difficile prima frase di Wisława Szymborska

Annarita Briganti è scrittrice e giornalista. Ha pubblicato per il Cairo diversi romanzi tra cui “L’amore è una favola” e “Non chiedermi come sei nata”. Ha pubblicato ora “L’eroina del caos” (Cairo, pagg. 156, euro 14), una biografia di Alda Merini, una vita che Briganti ha raccontato dall’inizio alla fine, avvalendosi anche di diverse interviste alle persone più vicine come il fotografo Giuliano Grittini (celebre il suo nudo della poetessa) o ancora il musicista Giovanni Nuti. Il merito della scrittrice napoletana – che vive a Milano – è quello di aver ricostruito una biografia molto fluida, attraversando i principali momenti della poetessa dei Navigli, mettendoci al corrente anche della sua vita prima del grande successo. Ne esce un profilo perfettamente coerente tra vita e arte, in cui si evidenzia soprattutto la frontalità di Merini e il suo senso della trasgressione, che molto aveva a che fare con una certa ipocrisia borghese. Si possono così individuare i traumi della guerra, l’inizio dell’amore per la poesia e per i suoi uomini – primo fra tutti Manganelli – il curioso rapporto di Merini con gli amici, i poeti che l’hanno sostenuta, l’inferno del manicomio e la sua esistenza post manicomiale, non priva di una grande solitudine. Il suo consiglio: «“Il mondo – qualunque cosa pensiamo quando ci sentiamo schiacciati dalla sua vastità e dalla nostra impotenza, o amareggiati dalla sua indifferenza al dolore individuale di persone, animali e persino piante… – è stupefacente”. Il mondo è stupefacente dichiara una delle mie ossessioni letterarie, la poetessa polacca Wisława Szymborska, nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel per la Letteratura, nel 1996, sei anni prima di morire, ripubblicato a ottobre del 2019 da Terre di Mezzo con il titolo “La prima frase è sempre la più difficile” e le illustrazioni, coloratissime, di Guido Scarabottolo. Un inno, come dice Wisława, al “Non lo so”. Preferisco le imperfezioni, le persone sporcate dalla vita, quelle autentiche. Preferisco i poeti e gli scrittori che continuano a ripetersi “Non lo so”, con una grande certezza, che è la scrittura».

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