La “Lingua madre” di Fingerle racconta l’ossessione per le parole

È una storia strana, quella di Paolo Prescher. È assai curiosa già nel nome del protagonista o, meglio, nel suo anagramma: “parole sporche”. Lui, Paolo, dalle parole sporche è ossessionato. E lei, Maddalena Fingerle, ne ha scritto un libro, che ha vinto il 33.mo premio Italo Calvino: “Lingua madre” (edizioni Italo Svevo, pagg. 200, euro 16,15). L’autrice sarà oggi a Monfalcone, per l’ultima giornata del festival Geografie, a conversare con la responsabile delle pagine culturali del Piccolo, Arianna Boria. L’appuntamento è alle 16, nello spazio Nord di piazza della Repubblica, ma fin d’ora occorre fugare un legittimo dubbio: quali parole, per Paolo, possono considerarsi sporche. «Non ci sono parole sporche e pulite in senso assoluto - precisa allora la scrittrice -. Tendenzialmente, le parole sporche sono quelle false, ipocrite, che non dicono quello che devono dire. E poi dipende molto da chi le dice. Ecco, se le pronuncia sua madre, con cui Paolo ha un rapporto complesso, in genere si tratta di parole sporche. Le stesse parole dette da una persona che lui stima, come la ragazza Mira, possono però essere pulite. Ma poi, all’interno di questo sistema, ci possono essere dei cortocircuiti». Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le parole sporche non sono necessariamente le parolacce, anzi. «Le parolacce, se sono sincere, possono essere pulite: se c’è un’aderenza tra quello che si pensa e quello che si dice» aggiunge l’autrice residente ormai da anni a Monaco, perché, nonostante la nascita a Bolzano, non è bilingue e desiderava imparare il tedesco, studiare germanistica.
Ecco il punto: la pulizia, la purezza delle parole rimanda a un discorso identitario, legato alla città natale di Maddalena, al bilinguismo, alla contaminazione tra culture diverse. «In Paolo si mescolano due piani, entrambi caratterizzati dall’ipocrisia: è questo, infatti, il loro tratto in comune - prosegue -. Da una parte c’è sua madre, che considera estremamente falsa. Dall’altra, lui che cresce in una città parlando solo una lingua, c’è Bolzano, che però si ritiene bilingue e verso l’esterno fa finta di esserlo. L’insicurezza linguistica, quindi, io la capisco bene: ho preso la mia, esasperandola. E Paolo cresce sentendo una seconda lingua, ma senza capirla». Insomma, c’è, in “Lingua madre”, un notevole grado di introspezione psicologica, «e devo ammettere che nel libro non mi ha tanto imbarazzato l’uso di certe parolacce, quanto entrare così profondamente in una mente ossessiva come quella di Paolo. Comunque, non ero imbarazzata durante la scrittura del testo, ma dopo: quando ho pensato a quelli che l’avrebbero letto e a cosa, a loro volta, di me avrebbero potuto pensare. Ma ho l’impressione che ciò che scrivo funzioni proprio quando provo imbarazzo. Sì, credo che imbarazzarsi e vergognarsi scrivendo sia importante».
Al di là dell’appuntamento con Maddalena Fingerle, anche oggi Geografie ha un ricco parterre di ospiti. Ci sarà Alessandro Fullin, alle 11, con “Jane Austen Cuguluf”, e, alla stessa ora, l’infettivologa Antonella Viola chiamata a parlare della pandemia con “Viaggio nel sistema immunitario”. Alle 17 toccherà a un altro personaggio noto: all’economista Giulio Sapelli presentato dal presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti e invitato a trattare il tema “Nel cuore della crisi mondiale”. Ancora, alle 18.30, il vicedirettore esecutivo di Radio24 Sebastiano Barisoni parlerà, con il giornalista del Piccolo Roberto Covaz, di “Terra incognita. Una mappa del nuovo orizzonte economico”, che è anche il nome di un suo recente libro, mentre alle 21 al teatro Comunale (non in piazza della Repubblica, sede degli altri appuntamenti segnalati) toccherà al concerto della Shipyard Big Band diretta da Flavio Davanzo portare il pubblico, con la partecipazione di un altro giornalista del Piccolo, Pietro Spirito, “In viaggio sul Rex, un transatlantico in musica”. Sulla terza edizione di Geografie, quindi, caleranno le luci e, per il festival monfalconese, verrà un altro tempo: quello dei bilanci in vista dell’edizione prossima. —
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