La lingua madre e la società plurilingue come difendere la propria identità

Oggi alla Sala Peterlin di Trieste l’incontro del Forum di Psicanalisi Lacaniano e Associazione degli intellettuali sloveni con Fonda, Minesas, Domínguez



Oggi che viviamo sempre più in un’epoca contaminata linguisticamente, come si pone la madrelingua rispetto all’identità di un soggetto?

È la domanda a cui risponde l’incontro “Madrelingua e psicoanalisi”, in programma oggi alla Sala Peterlin (via Donizetti, 3) alle ore 20, a cura del Forum di Psicoanalisi Lacaniano in collaborazione con l’Associazione degli intellettuali sloveni di Trieste. L’incontro avrà come ospiti gli psicoanalisti Paolo Fonda, Eduardo Minesas e María Claudia Domínguez, tre relatori che provengono da uno specifico ambiente con madrelingua totalmente diversa: lo sloveno in Italia, ebraico in Israele e spagnolo-argentino di origine italiana. La madrelingua dal punto di vista sociale è il patrimonio culturale di un gruppo umano ma è anche incarnata nella storia di ogni singola persona e come tale si declina nell’identità dell’individuo.

«La lingua in cui il bambino nasce e cresce, è fortemente collegata alle sue emozioni e ai suoi affetti e non si può spiegare – osserva Domínguez – proprio perché sono sensazioni previe ad ogni pensiero, infatti non si pensa ma s’incarna. Cosa succede nell’impatto con la lingua che poi s’impara fuori dalla famiglia, a scuola, nella società e ancora di più nell’impatto del territorio multietnico attuale? Cosa succede con l’identità del bambino che non può esprimersi nella propria lingua o viceversa cresce tra due o tre lingue, più un dialetto come a Trieste?».

La madrelingua comunque insiste e resiste anche se la società odierna tende sempre più a standartizzare le emozioni.

Come resiste l’uomo a questo? «Attraverso la poesia, per esempio, che però non si può spiegare. C'è una parte della madrelingua che dà un senso di conforto, di familiarità, ma a momenti alcuni elementi di questa parte emotiva creano angoscia. In questo incontro si affronteranno questi temi da psicoanalisti che sono anche rappresentanti di diverse lingue e culture».

L’angoscia infantile si esprime nel fatto che c’è sempre qualcosa che al bambino manca, gli mancano i limiti, un concetto difficile da concepire per i genitori che nonostante tutti gli sforzi non potranno soddisfare tutte le sue necessità: «La capacità di poter formulare questa domanda è già un passo avanti nel processo di distacco dalla madrelingua. Ma ciò che è incarnato e irrazionale rimane alla base dei traumi ed è attraverso la psicoanalisi che questi traumi possono diventare sintomi».

Tornando alla madrelingua rimane il fatto che socialmente non sempre viene accolta: «Colette Soler, per definire il problema della non accettazione delle differenze si è inventata il neologismo di “narcinismo”, mettendo insieme i due problemi, narcisismo e cinismo, la tendenza cioè a trasformare in causa unicamente i propri interessi, tanto da minare i legami sociali e le loro manifestazioni come la madrelingua». —



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