La lunga e audace sfida del Mib di Trieste la scuola che da trent’anni forma i manager

stefano pilotto
Terminato appena prima dell’inizio della tormenta del Coronavirus, il libro di Vladimir Nanut “Una sfida lunga trent’anni - Mib Trieste School of Management” (Luglio Editore, pagg. 262, euro 10) arriva nelle librerie e offre ai lettori il quadro dettagliato e inedito del successo della grande scuola triestina, che ha sede nel “mistico” Palazzo Ferdinandeo.
Partendo dalle vicissitudini autobiografiche, l’autore racconta, con dovizia di particolari, come dalle origini semplici di una famiglia di estrazione slovena abitante nel quartiere di Sant’Andrea, vicino a Gorizia, la sua vita si sia sviluppata gradualmente fra mille difficoltà di ordine materiale e culturale, fino alla crescita individuale, favorita anche dalla necessità di seguire, da un certo periodo in poi, le scuole di lingua italiana.
Rapida carriera
Il percorso universitario e professionale fu estremamente rapido e permise a Nanut di bruciare le tappe della carriera universitaria, di assumere progressivamente cariche di natura direttiva, di partecipare alla definizione di progetti di ricerca, di intraprendere viaggi utili per conoscere realtà economiche e gestionali diverse da quelle italiane degli anni Settanta e Ottanta, di assumere incarichi esecutivi anche in altre istituzioni e contesti, fra cui spicca la vicepresidenza della società finanziaria regionale Friulia.
L’inquadramento nel percorso storico del tempo, il suo radicamento nelle trasformazioni che caratterizzarono quegli anni Ottanta, lo sviluppo della globalizzazione economica ed il processo di internazionalizzazione delle imprese permisero a Nanut di prendere coscienza delle sfide che si profilavano per la società italiana e per la classe imprenditoriale e manageriale di quell’epoca.
Fu in quella feconda atmosfera di mutamenti temerari e di progetti audaci che nacque nell’autore l’idea di creare una scuola di management a Trieste, che potesse fungere da riferimento per tutta l’area mitteleuropea e che colmasse il divario esistente fra formazione teorico-accademica e domanda di manodopera qualificata da parte del mercato produttivo. In questo senso egli fu interprete tempestivo di un bisogno essenziale.
Intuizione vincente
L’illuminazione avvenne nel 1987, quando ancora la caduta del muro di Berlino era lontana e imprevedibile: Nanut cominciò a dedicarsi a un paziente studio preliminare, a sviluppare preziosi contatti strategici e a reperire le risorse necessarie. E nel libro egli descrive con entusiasmo e con soddisfazione quei cruciali mesi di lavoro, in cui era ancora da solo a immaginare il sogno che alimentava le sue energie e per il quale doveva vincere le inevitabili resistenze esterne che, sia all’inizio che ad avventura inoltrata, avrebbero potuto minare gli sforzi e vanificare gli ideali.
Eppure quando qualcosa si muove, quando le persone di qualità si rendono conto della validità di un progetto, la tendenza si tinge di azzurro e l’avventura magicamente iniziò, dopo il 17 maggio 1988, con i seminari introduttivi, in cui vennero invitati docenti del calibro di Kenneth Simmonds o John Stopford, ai quali gli imprenditori locali cominciarono a prestare una crescente attenzione.
Tappe e protagonisti
La descrizione attraversa meticolosamente tutte le tappe compiute, dalla nascita nel 1990 del primo programma (il Master in International Business, che dette il nome alla scuola stessa, il Mib) agli altri corsi sulla finanza, sul turismo, sulla gestione aziendale per giovani neolaureati come per maturi manager di ogni ordine e grado.
Leggendo con impazienza le pagine del libro si incontrano i nomi che hanno identificato il successo economico e non solo a livello locale ed internazionale. Fra questi si passa da Mario Draghi a Renato Ruggiero, da Vittorio Gassman a Sergio Romano, da Riccardo Illy a Enrico Tomaso Cucchiani, da Corrado Passera a Cecilia Danieli, da Alessandro Calligaris a Luigi Vittorio Ferraris e a molti altri.
Né il racconto di Nanut avrebbe potuto in alcun modo trascurare i colleghi e collaboratori, che da Giorgio Bean (fino alla sua tragica scomparsa) a Claudio Sambri (suo storico collega), da Andrea Tracogna (allievo preferito e delfino) a Francesco Venier, da Ermanno Pitacco a Federica Seganti e a tutti gli altri hanno accompagnato felicemente il percorso. La scuola, attraverso le parole del suo creatore e direttore, acquisisce una funzione ancor più delicata in un periodo di crisi come quello attuale, ove la formazione specializzata rappresenta non solo un’opportunità, bensì una necessità per garantire quel risveglio dell’attività produttiva che la società intera attende con ansia.
Storia condivisa
Da ciò si evince che la “sfida durata trent’anni” di Vladimir Nanut e della sua “creatura” il Mib, abbraccia la storia della città di Trieste e della regione Friuli Venezia Giulia: tale sfida è destinata a proseguire con rinnovati entusiasmo e passione, a beneficio non solo di tutto il tessuto economico e sociale circostante, ma anche delle migliaia di ex allievi sparsi nel mercato globale, nella consapevolezza che quanto è stato fatto in trent’anni di impegno quotidiano ha permesso di creare un marchio di qualità manifestamente riconosciuto dal mondo odierno.
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