La nostra sola via: il dialogo con l Islam moderato

Riflessioni di una grande voce della letteratura slovena. Intolleranza e sospetto non servono all Europa

TRIESTE. Quando nel 1978 iniziai a lavorare come sceneggiatore alla casa cinematografica Viba film di Lubiana mi mostrarorono, come prima cosa, lo studio cinematografico, posto sotto il possente campanile della chiesa di San Giuseppe. Subito dopo mi raccontarono un aneddoto; forse però si trattava soltanto di una barzelletta che all epoca circolava negli uffici della Viba, situati all interno di un ex monastero gesuita. Comunque sia, mi raccontarono quanto segue. Un bel giorno arriva in visita alla Viba una delegazione di cineasti da uno dei paesi non allineati. Quelli della Viba mostrano loro lo studio, infine, da buoni ospiti, li portano in gita nella Bassa Carniola, la Dolenjska. Nel vedere tutti i campanili del luogo uno degli ospiti esclama: «Ma quanti studi cinematografici avete qui! C è ne uno sopra ogni colle!».

 

Col tempo mi abituai all idea di lavorare nel solaio di un ex convento gesuita dove era solito riunirsi il nostro gruppo di sceneggiatori come pure alle riprese, realizzate all interno della chiesa sconsacrata. In fin dei conti, mi veniva da pensare, alla chiesa di San Giuseppe è andata bene: avrebbero potuto trasformarla in una palestra, come era successo alle chiese e alle moschee in Albania. Oppure, avrebbero potuto farla saltare in aria come migliaia di chiese in Unione Sovietica. All epoca non sapevo che la stessa sorte subirono anche molte chiese in Slovenia. Se avessero portato la delegazione di quella barzelletta nella regione di Kocevsko, dove ci sono le rovine di chiese bruciate e di campanili, fatti saltare in aria, forse gli ospiti avrebbero sospirato: «Ma perché bruciate e demolite tanti studi cinematografici? Non è un peccato?».

 

Questo per dire che dalle nostre parti l intolleranza nei confronti dei credenti, dei diversamente credenti e in genere verso la religione, ha una tradizione robusta. Da noi, nel Settecento, non si perseguitava soltanto i protestanti ma si bruciavano pure i loro libri cosa che si è bene impressa nella memoria culturale degli sloveni. Come ovunque nell Impero absburgico, anche da noi l'imperatore Giuseppe II fece sopprimere conventi, all epoca fiorenti centri culturali, distruggere grandi biblioteche ed espellere religiosi ordinari, disperdendoli in tutto il mondo. E ancora: da queste parti, dopo la seconda guerra mondiale, cercarono di dar fuoco non soltanto a chiese ma pure a qualche vescovo e anche questi fatti sono ancora vivi nella memoria delle persone. Nel secondo dopoguerra arrestarono centinaia di sacerdoti e resero la vita amara a molti credenti. Non si trattò di ritorsioni da parte delle nuove autorità nei confronti della Chiesa slovena, rea di aver collaborato, durante il secondo conflitto mondiale, con gli occupatori come ci avevano insegnato per molti anni. La religione, questo oppio per il popolo , come pure ci avevano insegnato, veniva perseguitata in ogni caso ovunque: nelle regioni della Stiria, dell Oltre Mura, nel bel mezzo del Litorale antifascista; anche qui vennero puniti con lunghi anni di reclusione numerosi sacerdoti cattolici che pure avevano combattuto, durante la seconda guerra mondiale, assieme alla Resistenza slovena.

 

Perciò oggi, essendo passati già parecchi lustri dall avvento della democrazia in Slovenia, ci si dovrebbe rallegrare davvero del nuovo spirito di tolleranza che viene propagato da pensatori atei e liberali. Infatti, questi pensatori animano le discussioni che sono sorte sulla possibile apertura a Lubiana di un centro islamico, religioso e culturale. E le animano con lunghe tiritere sui diritti dell uomo e sulla tolleranza religiosa. Tuttavia, ci si potrebbe rallegrare ancor di più se i medesimi pensatori riuscissero a manifestare la stessa tolleranza pure nei confronti dei propri concittadini credenti, ossia nei confronti di cristiani di fede cattolica, ortodossa e protestante. Ma le cose non stanno in questo modo. Anzi, per quanto riguarda la Chiesa cattolica e i suoi fedeli si può senz altro asserire che sono costante bersaglio di attacchi pubblici. Scritte e disegni volgari che imbrattano i muri delle chiese se non approvati vengono perlomeno giustificati. E le persone che con maggior impegno si battono per i diritti dei musulmani in Slovenia, meritandosi lodi, sono le stesse che richiedono con veemenza il ripristino del monumento della colonna infame davanti al duomo di Lubiana. Ma si tratta con ogni evidenza di un falso, fabbricato dalla polizia segreta. Pure i nostri concittadini ortodossi serbi vengono identificati, come è emerso da una discussione televisiva, con gli orrori commessi in Bosnia da uomini della loro religione. È insopportabile che si facciano tali paralleli; in più si dimentica tranquillamente che, almeno nella seconda fase della guerra in Bosnia, nemmeno i musulmani e i cattolici si comportarono da pecorelle: al contrario, fra loro vi furono spietati criminali.

 

Meglio di tutti se la cavano i protestanti, fondatori della letteratura slovena e fautori dello sviluppo culturale nel Settecento. Eppure anche loro potrebbero aver motivo per sentirsi offesi: a nessuno dei loro elogiatori atei viene in mente di studiare le differenze fra il Cattolicesimo e il Protestantesimo e di approfondire la loro vita spirituale che è fede in Dio e non nella Nazione o nella Cultura.

 

Non ci si può che rammaricare del fatto che a esprimere maggiormente sentimenti di paura e avversione nei confronti dell Islam siano oggi numerosi cristiani che pure hanno subìto in passato oltraggi amari e si son visti negare con violenza la propria religione. Già in virtù di quest esperienza dovrebbero essere più tolleranti verso i propri concittadini diversamente credenti. Non si può rifiutare l attuale Islam in nome della cultura slovena, oppure addirittura facendo ricorso a lontani ricordi delle conquiste e delle cruenti invasioni turche nelle nostre terre. La cultura slovena che deve molto al Cristianesimo, sia a quello cattolico sia a quello protestante non è infatti una cultura della negazione e del rifiuto, poiché se lo fosse, semplicemente non sarebbe cultura. Va da sé, l arte è spesso rottura con la tradizione e ricerca del nuovo, ma cultura significa apertura, curiosità, contaminazione creativa. Perciò le battaglie per la civiltà non sono mai battaglie culturali, bensì battaglie politiche, ovvero sterili battaglie ideologiche per la supremazia sociale. Chi custodisce in sé un sentimento spirituale, seppure minimo, non può rifiutare l Islam.

 

E tanto meno lo possono fare i cristiani i quali dovrebbero sapere che fra l Islam e il Cristianesimo oltre a profonde differenze ci sono pure grandi affinità. Non si può respingere l Islam né in nome della cultura né in nome del cristianesimo.

 

Per l instaurazione di un autentica tolleranza nel nostro paese, si avrebbe bisogno di maggiori mezzi di quanti ne possa offrire l odierno dibattito su questo tema. In primo luogo si dovrebbe conoscere i misteri della fede; non si richiede di penetrare in essi ma almeno aprirsi un po al mistero. In tal modo parecchi sostenitori dei diritti dell uomo da una parte, e della salvaguardia della cultura slovena dall altra, verrebbero illuminati: o da un raggio del Vangelo cristiano, oppure da un raggio del messaggio spirituale del Corano. Queste persone potrebbero forse comprendere che i misteri della fede hanno un loro significato profondo e che tale significato produce da sé tolleranza interpersonale e sociale. Ma per il momento le cose non promettono bene. Inviluppati in pregiudizi ideologici e storici, siamo ben lontani dalle discussioni che su questi temi si stanno sviluppando in altre regioni dell Europa. La nostra discussione sulla tolleranza religiosa assomiglia più alle tipiche discussioni proprie dell intolleranza sociale. Per ritornare al caso del centro islamico. Occorre davvero proclamare xenofoba ogni persona che esprima dei dubbi sulla sensatezza, dal punto di vista urbanistico, di collocare il centro islamico in una dato luogo? E a questo proposito, si sono sentite già le più imbecilli analogie con il nazionalsocialismo. Per quale motivo degli architetti che esprimono dubbi sulle competenze urbanistiche di certi impiegati comunali dovrebbero inghiottire simili offese? Dall altra parte: è proprio necessario ascoltare lamentele di persone che paventano il pericolo del terrorismo che si starebbe importando assieme all Islam? Come se davvero stessimo importando alcunché, come se l Islam non fosse già da un pezzo fra noi.

 

Proprio in virtù del fatto che esso è qui, si dovrebbe discutere dell Islam apertamente, secondo i dettami dei principi liberali della democrazia, vale a dire dell ordinamento democratico in cui desideriamo vivere. E se avvenisse una tale discussione sarebbe immediatamente chiaro ciò che si è appalesato in altri dibattiti simili in Europa: l Islam, all infuori del fondamentalismo fomentato dalla cerchia di Bin Laden, non è in conflitto con il Cristianesimo; al contrario, esso sta attraversando una crisi a causa del contatto con i valori liberali delle democrazie occidentali.

 

Quando ci confrontiamo con l Islam, che fa già oggi parte della realtà slovena e sarà domani presente fra noi anche con i suoi minareti, sarebbe bene conoscere sia la sua spiritualità e cultura sia le crisi che le società islamiche vivono a contatto con il mondo moderno. Si dovrebbe partire da conoscenze reali e ricorrere il meno possibile a formulette e frasi fatte. E, in primo luogo, si dovrebbe possedere il senso per il mistero della fede. L autore di queste righe ha vissuto momenti indicibilmente belli e commoventi nella parte vecchia di Istanbul, sull alta torre di Galata. Il Corno d oro era illuminato dagli ultimi bagliori del sole al tramonto, dagli altoparlanti dei minareti si diffondevano lievi i canti dei meuzzin che invitavano alla preghiera serale. L aria vibrava di spiritualità e insieme di gioia di vivere. Ma sono esperienze che si possono fare anche nelle chiesette barocche coi loro campanili sui colli sloveni. Chi riesce a capire che si tratta di un unico e medesimo mistero non avrà difficoltà né con l Islam, né con il Cristianesimo.

 

Drago Jancvar

 

Traduzione di Veronika Brecelj

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