La poesia per immagini di Giotti quando i versi diventano disegni
Peccato che sia un libro a metà il volumetto“Figure di carta - La poesie per immagini di Virgilio Giotti” (Ed. Libreria Internazionale Italo Svevo, pagg. 92, euro 10,00) di Francesco Cenetiempo, dedicato alla produzione figurativa, ai disegni, del grande poeta dialettale triestino. Peccato perché il sentito saggio di Cenetiempo non è accompagnato da nessuna riproduzione di immagini o disegni realizzati da Giotti: a causa di un mancato accordo (di cui l’editore si scusa in una nota in esergo) la famiglia di Giotti non ha autorizzato la riproduzione di disegni. Che non sono pochi: oltre duecento, nella lista che l’autore del breve saggio elenca in appendice, nella stragrande maggioranza matite e acquerelli .
Perché la passione di Giotti per il disegno fu vera e propria «poesia per immagini», per usare un’espressione di Marcello Mascherini. Come nota Rinaldo Derossi in una nota riportata quale introduzione al libretto, Giotti «negli anni Venti «aveva cominciato a disegnare con una passione che andava al di là del semplice dilettantismo». Consapevole delle sue capacità (Mascherini parlò di «eleganza assoluta», «compostezza, chiarezza»), Giotti catalogava minuziosamente tutte le sue opere: figure femminili, ritratti di famiglia, nature morte, paesaggi . Senza mai entrare nell’analisi critica dei lavori figurativi del poeta, Cenetiempo ripercorre piuttosto la biografia di Giotti e le tappe della fortuna pubblica dei suoi disegni. A cominciare dalla mostra al Museo Revoltella inaugurata il 21 settembre 1967, nelle celebrazioni per i dieci anni della morte del poeta, allestita da Anita Pittoni e da Marcello Mascherini, che anche se per soli cinque giorni diede l’occasione al pubblico di conoscere l’arte grafica di Giotti. Altra occasione fu il centenario della nascita, che portò a un più ampia esposizione a Palazzo Costanzi nel 1986, con un catalogo in cui il critico Sergio Molesi ricordava come Giotti aveva «cominciato prima a far figure che scrivere di poesia», avendo per altro frequentato la Sezione di pittura decorativa della Imperial Regia Scuola industriale di Trieste. Altre - poche - esposizioni in anni più recenti (per esempio nel 2005 alla Biblioteca Statale “Crise” di Trieste) ricorda Cenetiempo, hanno offerto la possibilità di conoscere i disegni del poeta. Che rappresentano, accanto ai versi, il quadro semplice di affetti e persone che fu il suo orizzonte quotidiano, un orizzonte segnato dal dolore (la morte dei due figli in guerra) che pure, come scrisse Stuparich, «non turbasse la sua vocazione all’arte, alla poesia», «sempre «fiero della propria libertà interiore, pagata al prezzo delle più gravi rinunce». —
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