La Romania da incubo di Mircea Cärtärescu «Ma oggi c’è libertà»

di ROBERTO CARNERO
Oggi sarà in libreria, per la casa editrice Voland, il terzo volume della trilogia narrativa dello scrittore rumeno Mircea Cärtärescu con il titolo “Abbacinante. L'ala destra”. Sempre oggi verrà rivelato il vincitore della decima edizione del Premio Gregor von Rezzori - Città di Firenze, e in molti sono pronti a scommettere che sarà proprio lui. In più, lo scrittore è finalista anche allo Strega Europeo.
“Abbacinante” è davvero l'opera di una vita, un'opera che ammonta, nei suoi tre volumi, a oltre 1.600 pagine. Il primo tomo ha come sottitolo “L'ala sinistra”, il secondo “Il corpo” e il terzo, come dicevamo, “L'ala destra”. La figura sottesa alla struttura narrativa (e rappresentata sulle copertine dei tre romanzi) è infatti quella di una farfalla, simbolo della condizione umana: l'uomo durante la sua vita terrena è simile a un bruco, quando muore ed è posto nella bara è come una crisalide, da cui sboccerà la farfalla, emblema della vita ultraterrena.
Come si può capire, Mircea Cärtärescu, nato a Bucarest nel 1956, è uno scrittore visionario, il cui stile sembra apparentato più alla poesia che alla narrativa, per la ricerca linguistica, ritmica e immaginifica che lo caratterizza. È anche difficile riassumere i contenuti di quest'opera monumentale, fondata com'è su un flusso continuo di visioni più che tesa a raccontare degli eventi. Potremmo dire che la tendenza dell'autore è quella a una costante deformazione della realtà in relazione alle diverse fasi della vita di un protagonista dai tratti fortemente autobiografici e alle figure fondamentali della sua esistenza: l'infanzia e la madre (primo volume), l'adolescenza e lo stesso protagonista (secondo volume), la maturità e il padre (terzo volume).
In particolare, nella terza tappa della trilogia ci troviamo in una Bucarest trasfigurata, iper-realistica, abitata da presenze inquietanti e da mostri post-atomici, in una Romania comunista dominata dal culto personale di Ceausescu. È il tempo della Storia collettiva, che si ripercuote in maniera violenta sulle vicende personali dei singoli personaggi e in particolare sul padre del narratore, un giornalista costretto per anni a propagandare le menzogne del regime, situazione da cui scaturisce la sua profonda nevrosi.
Come si realizza un'opera di più di 1600 pagine?
«Ci ho pensato 5-6 anni prima di cominciare. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges diceva che scrivere opere ponderose è una stupidaggine, perché qualsiasi romanzo potrebbe essere riassunto in 2 pagine. Sono d'accordo con lui a proposito del 99 per cento dei libri, ma certamente a opere come “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust o “Lolita” di Vladimir Nabokov non sarebbe possibile togliere neppure una pagina, perché se lo si facesse si perderebbe tutto. Per parlare di un omicidio o di un tradimento bastano poche pagine, ma se la tua aspirazione è quella di affrontare la condizione umana te ne servono molte. Ho provato dunque a inserirmi nell'1%, avendo sempre sognato di pubblicare un libro il cui titolo potesse essere stampato in orizzontale sul dorso del volume. D'altra parte la lunghezza è già di per sé una figura retorica».
Come l'ha scritta?
«Per 14 anni 2 o 3 pagine ogni mattina, a mano, su alcuni quaderni, e non ho mai cancellato, riscritto o aggiunto alcunché, perché ero come sotto ipnosi. La sensazione che mi ha accompagnato lungo la stesura del romanzo era che a scrivere non fossi io, ma una parte della mia mente, quasi in autonomia da me».
Scriveva solo di mattina?
«Sì, di pomeriggio e di sera vivevo la mia vita quotidiana. Anche una donna che aspetta un figlio fa così: fa le sue cose, intanto il bambino cresce dentro di lei, senza che quasi se ne accorga».
Perché ha deciso di costruire l'impianto narrativo sull'immagine della farfalla?
«Perché si tratta di un simbolo non solo di straordinaria bellezza ma anche e soprattutto di perfetta simmetria. L'immagine della farfalla è rafforzata dal titolo che accomuna i tre tomi, “Abbacinante”, in rumeno “Orbitor”, una parola che nella mia lingua rimanda a una luce assai intensa, mistica e misteriosa, la luce che balenò sul monte Tabor al momento della Trasfigurazione».
Nel suo lavoro abbondano i riferimenti biblici. Lei è credente?
«Da ragazzo, pur essendo stato battezzato, non avevo ricevuto un'istruzione religiosa, ma solo l'indottrinamento ideologico del comunismo. Ho scoperto la Bibbia dopo i 30 anni, e continuo a rileggerla, quasi ogni giorno».
La sua trilogia affronta un racconto della Romania ai tempi di Ceausescu. E oggi come vede il suo Paese?
«La Romania è stata soggetta alla dominazione ottomana per oltre 5 secoli e da questo lato orientale le proviene quello che è il suo problema maggiore: la corruzione. Ma il suo futuro è europeo. Oggi c'è libertà di parola e la giustizia ha fatto progressi. Rimangono deboli il sistema sanitario e quello scolastico, ma ho fiducia che anche in questi settori possiamo migliorare. È una scommessa in cui vale la pena credere».
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