La “scuola delle mogli” da Parigi alla Sicilia

Da stasera al “Bobbio” di Trieste la pièce di Molière: protagonista Enrico Guarneri per la regia di Guglielmo Ferro
Di Paola Targa

TRIESTE. La Contrada chiude la stagione 2016-2017 con una brillante commedia interpretata da Enrico Guarneri, il celebre "Litterio" tanto amato dal pubblico: "La scuola delle mogli" del commediografo francese Molière, in scena al Teatro Orazio Bobbio da oggi a mercoledì 12 aprile.

Questa divertente pièce, che porta la firma del regista Guglielmo Ferro, s'incentra sul contrasto tra la gelosia e la ragione, impersonate da Arnolfo e Crisaldo in un meccanismo comico perfetto. Rappresentata per la prima volta nel 1662 a Parigi, l'opera viene ritenuta l'espressione della più compiuta maturità del commediografo francese.

Padrone della scena con maestria e naturalezza, Guarneri interpreta Arnolfo, spaccone misogino che, credendo di poter allevare "la moglie perfetta", fa crescere la sua futura cosorte Agnese rinchiusa in casa e la educa ai doveri della "buona sposa".

Tutto procede finché non sopraggiunge la gelosia, che dà anche il via alla trama della commedia: complici i due servi traditori, la fanciulla incontra Orazio, il ragazzo che le farà conoscere l'amore e che è figlio di un caro amico di Arnolfo. Orazio vuole rapire la giovane e sottrarla alle grinfie di colui che la tiene prigioniera, ma malauguratamente rivela il suo piano e i suoi sentimenti proprio ad Arnolfo, non sapendo che è lui il segregatore di Agnese. Arnolfo, da parte sua, recita la parte del buon amico ma fa di tutto perchè i piani del giovane vadano a rotoli. Iniziano così i fraintendimenti, le scene comiche e gli estenuanti ma inutili sforzi di Arnolfo di allontanare i due e portare a compimento il suo progetto. La vivace trama consente a Guarneri e alla sua compagnia di divertire il pubblico: e più si scatena la gelosia di Arnolfo, più si ride con le deliziose scenette da lui imbastite.

I personaggi, grazie all'incontro con la tradizione teatrale siciliana, acquisiscono una nuova vitalità e la vis comica e la grande energia di Enrico Guarneri, che ritorna al Teatro Bobbio dopo il grandissimo successo ottenuto dal suo "Mastro Don Gesualdo", offrono al personaggio di Arnolfo un grande slancio. Il regista Ferro (che firma anche la messinscena di “Tristan und Isolde” al Verdi) ambienta infatti la scena nella Catania del XVII secolo, non troppo dissimile dalla Francia di Luigi XIV, ma forse più adatta al pubblico italiano che non può far altro che apprezzare tutta la comicità siciliana che Guarneri mette nel protagonista.

«Attraverso la rilettura in siciliano - spiega Guglielmo Ferro - attenta a non intaccarne la struttura, i personaggi acquistano una nuova linfa che si inserisce nel solco che la grande tradizione teatrale siciliana ha percorso, anche attraverso la traduzione in dialetto dei classici dei più grandi drammaturghi di ogni tempo». Il testo originale non è stato semplicemente tradotto, ma riscritto adoperando i modi di dire e di fare siciliani. Il risultato è un copione chiaro ed efficace che mantiene intatta la struttura drammaturgica del testo originale, restituendo anche il colore della commedia originaria.

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