La sera dei miracoli alla sala Luttazzi di Trieste, Lorenzo Campani canta Lucio Dalla
Martedì 27 dicembre l’artista di Reggio Emilia che è nel cast di “Notre Dame” in concerto in Porto Vecchio con un omaggio al grande cantautore bolognese

TRIESTE. «Amo Trieste, città bellissima, unica, orgoglio dell’arte e dell’architettura italiana e anche del buon cibo, sto scoprendo tante taverne, ristoranti favolosi, e sotto Natale è ancora più magica».
Lorenzo Campani ha appena concluso le repliche al Rossetti per “Notre Dame De Paris” «chiudiamo un anno glorioso – dice – con ben 200 date» ma è pronto a tornare in città con un progetto tutto suo.
Martedì 27 dicembre alle 20.30, infatti, porta per la prima volta a Trieste il concerto “La sera dei miracoli – omaggio a Lucio Dalla” alla Sala Luttazzi (organizza Good Vibrations nell’ambito della rassegna “Una luce sempre accesa”).
Lorenzo Campani, nato a Reggio Emilia, è nel cast di “Notre Dame” di Cocciante da più di dieci anni. Cantautore dall’animo rock, si fa notare a “The Voice of Italy” nel 2013 cantando proprio “La sera dei miracoli” che diventa un po’ il suo cavallo di battaglia, ha aperto i concerti di Vasco Rossi, suona con Maurizio Solieri e tanti altri. Nella band che lo accompagna in Porto Vecchio c’è anche il batterista triestino Marco Vattovani (conosciuto attraverso Solieri) e poi Max Pasut al basso, Marco Locatelli e Ivano Geronazzo alle chitarre, Luigi Buggio alle tastiere.
Campani, ormai Trieste la conosce bene. E i triestini?
«Li trovo molto disponibili, anche alla chiacchiera, ne apprezzo il carattere».
Come mai scelse “La sera dei miracoli” per entrare a “The Voice”?
«Volevo portare in tv un brano che all’epoca era conosciuto ma non tanto, non è mai stato considerato un singolo che trainava l’album. Secondo me rappresenta tutta l’arte, la vocalità, la bellezza di scrittura di Dalla».
E poi è diventato il titolo dello spettacolo?
«Perché ogni serata è un miracolo, con la bellezza della musica e il rapporto con il pubblico. Lucio la scrisse per una vittoria della Roma, con la città eterna illuminata dai fuochi d’artificio, le luci si riflettevano sul Tevere e sembrava che la capitale galleggiasse in aria, un momento festoso e felice dove si ritrova il senso della condivisione».
La scaletta?
«Non seguiamo una linea cronologica, ogni canzone racconta una storia, senza indugiare nelle parole, lasciando parlare le canzoni “Come è profondo il mare”, “L’anno che verrà”, “Caruso”, “4 marzo 1943”, “Futura”… Ogni brano rappresenta momenti storici della vita di ognuno di noi, sempre mostrando il tutto con un velo di poesia e fantasia tipiche della produzione di Dalla».
C’è un apporto visuale?
«Venendo dal teatro e dal musical (dopo dodici anni di “Notre Dame”) mi piace rappresentare, c’è un video proiettore con le foto di Lucio che riguardano la sua carriera e le sue collaborazioni. Il nostro è uno spettacolo itinerante, cerchiamo il coinvolgimento delle persone, cerchiamo di dare quel senso di cultura che la musica di Lucio Dalla trasmette, per far sì che la gente torni a casa invogliata a continuare la ricerca, a capire il grande personaggio».
Cosa caratterizza il vostro tributo?
«Non mi travesto con il cappellino e gli occhiali, evito la “macchietta”: sarebbe irrispettoso nei confronti di Dalla e della mia trentennale carriera. Siamo consapevoli del valore della sua musica e dobbiamo solo omaggiarla, renderla pubblica e continuare a divulgare il suo messaggio».
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