La squilibrata adolescente Juliet un diario tossico della malattia mentale

Viene definito come un romanzo di formazione, “La squilibrata” (Pidgin Edizioni, pag. 404, euro 16), e in parte lo è. La voce è quella di Juliet Escoria, un romanzo d’esordio, con alle spalle una raccolta in versi. E si capisce. La prima cosa che si evidenzia è infatti quella di una scrittura che viene dalla poesia, già abile alla sintesi e all’evocazione. Ma niente paura, non stiamo parlando di un romanzo “difficile”, astruso, ellittico o ermetico. Anzi al contrario, una prosa linearissima ma appunto, non banale. C’è una voce personale insomma, che in genere è la sintesi di una necessità di scrittura, unita al talento, alla tecnica.
Escoria si muove tra memoria e autofiction, racconta ciò che le è accaduto, dà voce a quei fantasmi che si presentano con l’età della ragione, in alcuni decisamente più forti che in altri. Il tema è preciso, il disturbo mentale negli adolescenti. Narrato da Escoria è estremamente realistico, pur senza che la scrittura ne risenta in creatività. La protagonista – Juliet – è un’adolescente come tante, una studentessa modello, niente fa presagire le ombre che presto inizieranno a popolarle la mente, richiamando un’altra Juliet, oscura, depressa, a tratti violenta, un suo doppio che lei infatti chiama “l’Altra Cosa”. Il libro è diviso in quattro sezioni, l’autrice ci accompagna nel suo percorso di distruzione e risanamento, dalla terza media fino ai 18 anni, gli amici, le reazioni dei genitori, gli ospedali psichiatrici, la scuola, tutto è descritto in forma pulita, con il pregio di capitoli brevi, quasi pagine di diario.
Tutto ci incanala in quella letteratura disturbante – e non gratuita – decisamente letteraria. Così arriviamo in cima all’abisso, quando la decisione dei genitori è quella di inserire Juliet in un collegio terapeutico, il Redwood Trails School, lì inizia la seconda parte del libro. Lo sfondo è quello di un’America violenta, l’America di Heaven’s Gate (il suicidio di massa degli anni ’90), l’America della strage della Columbine Hight School, ma anche a guardare i singoli protagonisti del romanzo, i parametri sono sempre legati a giovani che ingoiano pillole e alcol abitualmente, quale unico modo di intrattenersi per evadere dalla realtà.
C’è anche questo, ne “La squilibrata”, la critica a una America medicalizzata e confusa, dove i giovani di allora sembravano più cavie per nuovi antidepressivi piuttosto che pazienti. Ma il quadro storico, appunto, fa da controcanto a quello dell’individuo. Juliet è estremamente sensibile alla percezione del mondo e il mondo si confonde nel suo corpo abbassando i livelli di autostima, un crescendo continuo di sensazioni, di dolore per lo più, calmato con droghe e atti di autolesionismo. Ma non troverete nulla di morboso in questo romanzo, per intenderci, lo stesso sesso, che pur c’è, è evocato con graffiante ironia: «La mia prima carta di credito ebbe un impatto molto più grande sulla mia vita che perdere la verginità. Ti basti sapere che questa versione di Juliet faceva sesso. Sesso brutto e noioso da adolescente. Il tipo di sesso del quale non vale neanche la pena scrivere». Più importante del sesso è “farsi” di marijuana, alcol, benzodiazepine, ecstasy, droghe psichedeliche, cocaina, oltre a un numero infinito di antidepressivi.
La risalita avverrà, con ferrea disciplina, distacco dal resto del mondo, molta sofferenza e un sovraccarico positivo di natura. E, ovviamente: amore. Non un amore romantico, ma amore per se stessi, fino a riuscire a “sentirsi” di nuovo. Escoria non risparmia neppure un’analisi frontale dei centri di recupero, facendo capire pregi e difetti di terapie e persone. In ogni caso il cuore nevralgico sono tensioni e cadute dell’adolescenza, in un tragitto che ci conduce direttamente alla malattia psichica, a uno spaesamento che pare impossibile combattere. In ciò il romanzo ricorda un altro grande libro sul tema, “La campana di vetro” di Sylvia Plath, certo Plath non ce l’ha fatta. Escoria invece oggi ha 38 anni, vive in West Virginia con suo marito e ha scritto un ottimo romanzo di risalita. —
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