La tv secondo Aldo Grasso «Nessuno mai come Fiorello»

GORIZIA. Anche tre masterclass al Premio Amidei. Con Enrico Magrelli sulla critica cinematografica, con Ivan Cotroneo su regia e sceneggiatura, con Aldo Grasso sulla critica televisiva (oggi dalle 10...

GORIZIA. Anche tre masterclass al Premio Amidei. Con Enrico Magrelli sulla critica cinematografica, con Ivan Cotroneo su regia e sceneggiatura, con Aldo Grasso sulla critica televisiva (oggi dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16, alla mediateca Casiraghi; per iscrizioni e informazioni più dettagliate info@amidei.com). «Come in tutte le arti - dice Grasso -, il momento d'oro è l'inizio: il mercato della tv aveva un sapore magico per cui qualunque cosa andava in onda veniva vissuta con trasporto, con emozione. La televisione di tutto il mondo, parlo della tv generalista, in tutto il mondo ha avuto tre grandi fasi. E credo che gli inizi della televisione siano stati un'esperienza straordinaria».

Ma non tutti conoscono le grandi fasi della televisione. «C'è stata una fase iniziale in cui il mezzo era superiore al pubblico di riferimento: nel senso che la tecnologia, la novità erano, appunto, più avanti al pubblico a cui si rivolgeva. C'è stata in seguito una fase di sintonia tra tv e pubblico: c'era una televisione guardata da tutti, dai giovani come dai più anziani. Mi riferisco agli anni '70-'80. Poi, da quando sono apparse le nuove tecnologie, diciamo dal 2000, la televisione generalista risulta indietro rispetto al pubblico: si rivolge a un pubblico più anziano mentre i giovani non la guardano».

Tuttavia, già stiamo vivendo una quarta fase. «Il televisore, l'oggetto che per tanti anni ha fatto bella mostra di sè nelle case, non è il solo modo per vedere la televisione: i ragazzi ora la vedono sui computer, sui tablet. La quarta fase, nello specifico, è data dal fatto che si è indebolita moltissimo la nozione di palinsesto: è la televisione on demand». Evoluzione o involuzione? Un bene o un male? «Né un bene né un male: quasi tutti i mezzi di comunicazione hanno avuto questi cicli. Certo, questi cicli è importante comprenderli».

Ma, procedendo per logica, se il momento aureo della televisione, quello dei suoi inizi, è trascorso, anche esercitare la critica televisiva può risultare meno stimolante. «In un certo senso è così. Se la critica televisiva si esercita sui programmi della tv generalista può essere meno interessante. Ci sono però nuovi prodotti da analizzare come il fenomeno della serialità americana che ha assunto grazie al mondo della televisione un'importanza paragonabile al romanzo o al film».

E poi c'è il fatto che tutti, grazie a Internet, possono essere critici. Televisivi e non solo. «Non ne farei un problema di luoghi ma di competenza. Ognuno è libero di continuare a seguire il proprio critico di riferimento, colui che in passato ha dato buoni suggerimenti e sa esprimere un'opinione in maniera articolata».

Non tutto negativo, ad ogni modo, nella tv della quarta fase. «Ci sono anche oggi - conclude Grasso - cose molto interessanti. Il primo personaggio che mi viene in mente, quello a cui, se avessi una bacchetta magica, affiderei un programma è Fiorello. È un entertainer come forse nella storia della televisione italiana non c'è mai stato un altro. Quindi le capacità, le professionalità ci sono anche oggi».

Alex Pessotto

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