La vecchiaia secondo Ugo Pierri, una ironica disamina di acciacchi

Mercoledì al Knulp la presentazione del nuovo libro

del pittore e poeta triestino. Ironica disamina di acciacchi

Mary Barbara Tolusso
Ugo Pierri firma “De senectute” per Battello Stampatore
Ugo Pierri firma “De senectute” per Battello Stampatore

TRIESTE La vecchiaia non è poi così male, se si considerano le alternative. Frase ironica, certo, ma in fondo tutto gira intorno al solito problema: che siamo a termine. Questo si sa. Ma sulla vecchiaia, appunto, sull’ultima stagione della vita, possono permettersi di scrivere solo i vecchi, si potrebbe scrivere più gentilmente “anziani”, ma se a scrivere sul tema è un poeta, ecco che spunta ineludibile la verità: “Non chiamatemi anziano: vecchio / sono vecchio!”.

E così il nostro vecchio Ugo Pierri ci dona questo suo poemetto, “de senectute” (Battello Stampatore, pagg. 20, euro 10) che verrà presentato mercoledì 25 ottobre al Knulp (ore 18).

Un pamphlet ironico e autoironico, scritto con leggerezza, ma con uno stile da richiamo ai classici. Pierri è sempre stato uno contro, contro i poteri, i privilegiati, i politici, i raccomandati, ma mai contro la vita (come potrebbe essere Houellebecq, e ancora di più Lovecraft) e non lo è neppure in “de senectute”. Più che altro c’è quel fermo realismo che avrebbe apprezzato Proust, meno Cicerone. Il primo diceva che chi affronta la vecchiaia con indifferenza, è perché è individuo privo di immaginazione. Il secondo invece esalta la stagione al pari della giovinezza, a patto che – scriveva – si sia stati uomini virtuosi e dediti alla conoscenza, non al mero piacere.

Sta di fatto che non tutti sono in grado di essere virtuosi per una vita intera, tanto meno pensando ai benefici che se ne potrà trarre in vecchiaia. Pierri lo sa bene, così come lo sapeva Marziale, che cita all’inizio del suo poemetto: “Non est vivere, sed valere vita est”, ovvero “la vita non è vivere, ma stare bene”, che più semplicemente possiamo tradurre anche con il fatto che senza la salute, la vita non è degna di essere vissuta.

Insomma Pierri va al cuore del problema e inizia la sua sequela di ironiche lamentazioni, un po’ don Chisciotte un po’ Giobbe, scrive Vittorio Crozzoli in prefazione. Con coraggio elenca le sofferenze e ancora prima individua una perfetta analogia: “Vecchiaia minestra” scrive “Ginocchia che scricchiolano / Ginocchia che tremano / Ginocchia che è ora di tornare / a casa...” con punte di tragicomica ilarità: “Per l’Ade digiti 1 / Per la traversata dello Stige digiti 2 / Per l’Eliso le risponderà un nostro / operatore”. Così ci addentriamo nel profondo dell’ultima età, la paura naturalmente e infine il dubbio. Sarà un dispiacere morire? O un piacere? Dipende dall’esistenza di un fantomatico aldilà. Ma per dirlo Ugo usa sempre l’aldiquà. Quindi i suoi addii, a differenza dei congedi cerimoniosi di Caproni, prevedono “bei seni leggermente tremuli” o “sederini agitati / come il bel mar di Trieste”, quasi lirico, ma non propriamente come dimostra il seguito: “Non riesco a calzar le scarpe / cazzi tuoi”.

Perché alla fine, con buona pace di Cicerone, il problema è proprio il non riuscire neppure a calzare le scarpe da soli. Insomma come scriveva Philip Roth: “la vecchiaia non è una battaglia, la vecchiaia è un massacro” e il pamphlet di Pierri, privo di cinismo, si avvicina indubbiamente di più all’autore americano, con un piccolo cortocircuito ciceroniano: perché in fondo il nostro un po’ dà ragione all’antico romano trovando, forse, più quiete, con questo esempio di saggezza, ovvero il poemetto.

Nell’occasione della presentazione, sarà proiettato anche il video che accompagna il testo, per la regia di Fausto Vilevich e voce di Adriano Giraldi, un percorso complementare e parallelo. Un corto perfettamente riuscito, dove certo l’autoironia è in primo piano, non priva di una velata amarezza, un gioco di contrasti materici dove il realismo spicca sovrano e ci riporta alla memoria quel leggendario “Cinico Tv” di Ciprì e Maresco. In ogni caso, i primi segni di invecchiamento prevedono che inizi ad appassionarti di giardinaggio, ti piace la Panda, controlli i parcheggi, infine i cantieri. E non pare proprio il caso del nostro.

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