La vita in apnea del croato Čolak, come immergersi nell’immortalità

TRIESTE Si è appassionata all'apnea sportiva proprio mentre stava girando il suo film sott'acqua, Bojana Burnać. Il suo "My life without air", sei anni di lavorazione e 250 ore di girato, è il primo film documentario croato selezionato nella competizione principale agli Hot Docs di Toronto, uno dei più importanti festival di documentari del Nord America. Ai Mille Occhi, che lo proporranno oggi, 16 settembre, alle 17 al Miela alla presenza dell'autrice, ben figura nei "Castelli di sabbia" della manifestazione triestina essendo Burnać la perfetta incarnazione della generazione esplorata da Mila Lazić: quella dei nuovi talenti del cinema serbo-croato-bosniaco-montenegrino nati negli anni '80 e cresciuti, spiega la curatrice Lazić, «durante il peggior periodo della storia jugoslava, percependo la forte transizione che ha segnato sia padri che figli. Sono registi, però, che non danno un giudizio: parlano e riflettono sull’eredità ricevuta con sguardo attento e metodo analitico, mai didattici o didascalici. Osservano, registrano, documentano senza dar giudizi: sono semplicemente presenti».
"My life without air" è tutto fuorché un documentario sportivo nonostante sia incentrato su Goran Čolak, campione mondiale nel nuoto in apnea sott’acqua. «Quando ho deciso di girare questo film su Goran - racconta l'autrice - in realtà non sapevo nulla di lui. Si era allontanato dalla gente, e non era ancora diventato il detentore del record mondiale, ma decisi di fidarmi del mio intuito e di esplorare l'apnea attraverso di lui. Volevo andare al nocciolo della motivazione umana per trattenere il respiro al massimo: il film è la mia prospettiva soggettiva sull'apnea e su Goran».
I momenti più significativi della vita di un campione, gli allenamenti sfiancanti, il rigore e lo sforzo nel superare le proprie capacità fisiche e i record alzando di continuo l'asticella: quella del protagonista non è solo un'apnea ma, fa capire la regista, un vero «immergersi nell'immortalità: sebbene l’apnea possa sembrare una scommessa tra la vita e la morte, la consapevolezza del proprio stato psico-fisico fornisce sicurezza che consente il godimento nel trattenere il respiro». Il film non è quindi un documentario sportivo, ma riflette piuttosto su come «i modelli psico-mentali e fisiologici del trattenere il respiro trascendano lo sport e risiedano al centro dell’esistenza».
Con Burnać ci sarà anche Jelena Maksimovi„, trait d'union dell'intera sezione in quanto montatrice di tanti film di autori della sua generazione (42 nonostante la giovane età), "My life without air" compreso. Ed è stato proprio il suo "Milling the lights", corto sperimentale che sarà presentato a seguire, a dare il nome al sottotitolo della sezione, "Ingoiare la luce". «L'ho voluto citare in più sensi - chiarisce Lazić - sia perché con il suo sguardo Maksimovi ha creato una nuova estetica sia perché i temi e le situazioni di questi nuovi cineasti, anche se non molto solari, hanno tutti una profonda luce dentro».
A seguire I Mille Occhi presenteranno alle 19 "Voci nel tempo" di Franco Piavoli, preludio alla lezione aperta a tutti che il regista bresciano terrà domani alle 18.30. La serata sarà poi interamente dedicata al cinema di Vittorio Cottafavi a iniziare dalla proiezione alle 21 di "Maria Zef", suo ultimo film dal romanzo di Paola Drigo: parlata in friulano e sottotitolata in italiano, l'opera verrà presentata nell'edizione appena restaurata alla presenza delle interpreti Renata Chiappino e Anna Bellina. —
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