L’amore ai tempi dell’horror nel “Rocky Show”

Un castello, due fidanzatini innamorati e molto morigerati, un temporale notturno e una festa, la più divertente, trasgressiva che si sia mai vista. Il “Rossetti” di Trieste si appresta a trasformarsi ancora una volta, da martedì (alle 20.30) a sabato 10, in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Il “Rocky Horror Show”, opera prima di Richard O' Brien, sta per tornare in città direttamente dalla Gran Bretagna, con un allestimento nuovo, firmato da Christopher Luscombe, pensato proprio per celebrare il quarantesimo compleanno di uno spettacolo che non invecchia.
Un attore impegnato, che alterna la sua carriera tra teatro e serie televisive, Philip Franks, è stato chiamato per dare vita al Narratore. «Ci ho pensato a lungo prima di accettare questo ruolo - spiega -. Avevo visto lo show da studente e sul palco c'era Tim Curry, che è stato anche Frank'n'Furter nell'edizione cinematografica ed ero rimasto molto colpito. Non avevo mai fatto musical, non avevo mai provato a fare il comico, non ho lavorato tanto nel teatro di improvvisazione, quindi questa proposta mi è sembrata terrificante e proprio per questo ho detto di si».
Come gli altri personaggi di questo spettacolo, il Narratore è sui generis. «Devo avere senso dell'umorismo, ma allo stesso tempo devo sembrare un po' sinistro mantenendo una dignità impeccabile, e tutto questo mi diverte tantissimo. È una sfida che ogni sera cambia, perché mi diverto a giocare con le battute».
A lui spettano una serie di frasi importanti, che vanno oltre la narrazione e che fanno da specchio ai comportamenti umani, passando attraverso vendette, tradimenti e molto altro, sempre senza far emergere un vero e proprio giudizio personale. «La frase che mi fa piu effetto sta nel finale, quando traccio un quadro degli esseri umani, molto impietoso, evidenziandone la follia che potrebbe portarli davvero a perdere se stessi», aggiunge Franks.
Eppure le strampalate vicende di Brad, Janet e Frank'n'Furter sono entrate nel cuore di intere generazioni da oltre quarant'anni. «Il segreto di tanto successo penso che stia in una combinazione di cose. È uno spettacolo psicotico, una specie di festa di pazzi che sa diventare la più bella festa che abbia mai visto. Tutti siamo liberi, il pubblico può vestirsi come noi e risponderci durante lo show, e la musica rock rende tutto ancora più coinvolgente, eppure io apprezzo l'innocenza e il buon cuore che comunque sta alla base della storia».
Una storia che si apre come un universo in cui tutte le tematiche riescono a trovare spazio dall'amore in molte sue forme, al tradimento, dalla vendetta alla fedeltà assoluta, dalle scoperte scientifiche ai pianeti più sconosciuti, dalla ricerca di potere alla deriva cui può portare una vita dedicata ai vizi piu estremi, ma che è anche una storia d'amore un po’ particolare.
Philip Franks, oltre che apprezzato attore, è anche regista: negli ultimi anni ha messo in scena numerosi spettacoli, spaziando dai classici a titoli piu moderni. «Penso che i classici come Shakespeare o Ibsen abbiano ancora molto da dire. Ho firmato “The winter tale” di Shakespeare e c'è dentro tutto, dalla tirannia alla crudeltà ai massimi livelli cosi come il bisogno del perdono. È un titolo che può essere uno specchio della società in cui viviamo ma mi sento addosso una grande responsabilità quando faccio il regista, in confronto dico spesso che fare l'attore è come andare in vacanza».
il teatro inglese sta andando verso la ricerca di nuove strade, spesso mirate ad accontentare lo spettatore. «Il pubblico dimostra una preferenza verso spettacoli piu brevi, ma io sono convinto che cercare di compiacerlo sia dannoso. Il teatro va fatto con massima serietà e il pubblico non va sottovalutato. Quando lo si pone di fronte a una sfida intelligente si sente rispettato e di solito riesce quasi a lavorare con noi lasciandosi prendere dalla storia che sta condividendo con il cast».
Il “Rocky Horror Show” vanta un consolidato rapporto col pubblico. «Per noi è importante la partecipazione non solo per ballare il Time Warp, ma anche con tutte le provocazioni che solitamente creano un dialogo tra palco e platea, e ci auguriamo che a Trieste siate reattivi».
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