Le bacchette di Stefano Andreutti danno emozioni “Mono no aware”

Il percussionista e batterista friulano presenta il suo nuovo album «Ho provato a mettere nel disco quella che è stata la mia vita»

Elisa Russo

«"Mono no aware" è un concetto che esprime una forte empatia nei confronti della vita umana e della bellezza della natura; rappresenta una vasta gamma di significati: emozione, malinconia, ammirazione, turbamento d'animo. Il suo corrispettivo potrebbe essere "pathos" oppure "partecipazione emotiva alle cose", con una conseguente sensazione nostalgica legata al suo incessante mutamento». Stefano Andreutti presenta in questi giorni il suo album "Mono no aware", lavoro completamente curato da lui, eccetto il mastering fatto al Recording Studio di Massimo Passon.

«Ho usato le varie esperienze maturate tecnicamente, visto che avevo lavorato anche con alcuni tecnici del suono - racconta l'artista friulano - e altre le ho imparate strada facendo, ho provato a mettere in musica quella che è stata la mia vita». "Mono no aware" contiene ben 33 tracce, in controtendenza in un'epoca di fruizione veloce della musica: «Sarebbe stato più redditizio produrre suonerie per gli smartphone - scherza -, ma questo è un percorso molto intimo che ho deciso di condividere, ci sono varie influenze spirituali come lo zen ma anche musicali come Brian Eno».

Batterista e percussionista, Andreutti fino ai 10 anni ha vissuto in Camerun «Arrivare in Friuli Venezia Giulia - dice - fu un bel cambio, ambientale e culturale». A Udine comincia a suonare musica improvvisata e jazz con Daniele D'Agaro, Bruno Romani, Ermes Ghirardini, Roberto Lugli, Andrea Centazzo; per studiare batteria e percussioni si cimenta con diversi generi dalla musica brasiliana (con Alberto Chicayban e Binho Carvalho) alla latina, etnica e folk; per otto anni è negli Zuf de Zur di Gorizia e gira con loro i festival in Italia e in Europa, collabora con Lino Straulino, Mitili FLK, Bande Zingare e Kosovni odpadki.

Molti i suoi legami con Trieste: «Una città in cui vengo sempre volentieri - commenta -. Ho frequentato la Casa della Musica quando era ancora nella vecchia sede (e qui si può capire che non sono più così giovane…), poi in Via dei Capitelli sono venuto a registrare un cd di un progetto di musica latin jazz, ospite alla batteria Israel Varela. Con Alessandro "Benni" Parlante (Banda Berimbau), persona eccezionale, ho condiviso esperienze bellissime». Andreutti è anche insegnante di batteria e percussioni alla Music Academy di Udine e svolge progetti musicali per bambini nelle scuole dell'infanzia e primarie e laboratori specifici per persone diversamente abili e autistiche. «È stato un periodo veramente molto complicato - conclude -. Ovviamente ci siamo concentrati sull'aspetto umano che coinvolgeva questa pandemia, ora c'è un problema economico. Nel mio caso tutti i progetti didattici sono stati sospesi; nelle scuole e nelle cooperative sociali con cui collaboro ho potuto fare alcune lezioni online ma è una situazione in bilico. Sarà una ripartenza lenta per chi vive di questo (musicisti, tecnici, promotori) e non parlo dei big che possono tenere duro. In questi mesi tutti hanno detto la loro, ci vorrebbe del coraggio da parte delle istituzioni nell'investire nella cultura ma sono anni, per esempio, che si parla di ridurre l’Iva dei cd per dare un nuovo impulso al settore musicale e nulla si è fatto».

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