Le “Bollicine” di Max Giusti spumeggiano a Cormons
L’attore e la SuperMaxband in apertura della stagione: «Due ore a ritmi serrati»

CORMONS «Con il Friuli Venezia Giulia ho un rapporto magico. Trieste è una città fra le più belle del mondo: mi ha portato via il cuore. La sua commistione di culture, di genti, di storie, di religioni, mi affascina e mi trasporta ogni volta che la vedo».
Max Giusti, però, giovedì non sarà a Trieste, bensì al Comunale di Cormons, per l’apertura della stagione teatrale. Alle 21 sarà il protagonista di “Bollicine” e con lui ci sarà la SuperMaxband formata da Fabio Di Cocco al pianoforte, Pino Soffredini alle chitarre, Fabrizio Fasella al basso e Daniela Natrella alla batteria. «A Cormons non sono stato mai – continua il comico romano – ma mi piacerebbe conoscerla anche per andare a vedere il circolo di tennis. Sì, sono un grande appassionato di questo sport e, nelle località che mi trovo a frequentare, mi piace appunto recarmi dove lo si può praticare». Quella di giovedì, in particolare, sarà la seconda tappa della tournée partita da Firenze. «E di sicuro non la prenderò alla leggera. Sarà una grande festa. Quando vado in scena do sempre il 100%» assicura il popolare attore.
Giusti che spettacolo sarà?
Uno spettacolo tutto nuovo in cui si ride dal primo all’ultimo minuto. Ininterrottamente. Per due ore.
In che senso sarà uno spettacolo tutto nuovo?
In genere, i comici propongono un’ora di repertorio inedito e poi inseriscono dei classici della propria produzione. Nel caso di “Bollicine” non sarà così. Ed è uno spettacolo che avevo la voglia, il bisogno di fare.
Di cosa tratta?
Di temi assolutamente contemporanei. Di come si informa la nostra società, dei media, di come arrivano le notizie, del mondo dei social media, che sono quelli che hanno caratterizzato la vita anche di noi cinquantenni e soprattutto dei nostri figli, cambiandone usi e costumi. Parla poi di patriarcato e di società post patriarcale. Ma parla anche di musica trap, di rivalsa sociale, dei nostri genitori che ormai sono grandi, talvolta molto grandi: per loro anche la chiamata di un call center può rappresentare una bella sorpresa.
Insomma, due ore di show.
Sì, con ritmi molto serrati, da stand up comedian. E uso anche la musica. Sarà l’80-85% di parole, ma il resto sarà di note. E in questa tournée figurano pure personaggi che porto al GialappaShow: Aurelio De Laurentiis e Alessandro Borghese.
Quando nasce l’idea di “Bollicine”?
Dopo aver fatto “Il marchese del Grillo”. Ho capito che a volte le cose vanno dette. Ecco perché questo è uno spettacolo franco, diretto, ma molto godibile, travolgente, comicissimo. Probabilmente, se l’avessi fatto 10-15 anni fa sarebbe stato differente: anche nel nostro settore c’è un cambiamento e io lo vivo, lo assorbo. “Bollicine”, allora, è contemporaneo pure nell’approccio, nei ritmi. È come se avessi preso dieci ore di materiale già buono per farne diventare due, secondo me, perfette, ma non vorrei sembrare arrogante o borioso.
Tra i colleghi c’è qualcuno che stima e con cui ha un rapporto particolare?
Tanti, ma faccio un nome: Ubaldo Pantani. Con lui mi trovo davvero bene e il suo Lapo a “Che tempo che fa” per me è una maschera irrinunciabile.
E per lei, come va a “Che tempo che fa”?
È un’altra grande festa. Ci divertiamo. Ed è bello, per il pubblico, vedere tanti beniamini tutti assieme in un’atmosfera di grande libertà, ma anche di rispetto professionale. —
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