Le bugie dei politici tra flat tax e pensioni

Adesso che finalmente abbiamo un governo e un programma, pardon, contratto, possiamo controllare quali promesse snocciolate dalle forze politiche durante la campagna elettorale sono state messe nero su bianco. E, cosa fondamentale, quale sia la loro effettiva sostenibilità. Un doppio esercizio cui ci guida Roberto Perotti, docente di Economia politica alla Bocconi, con il suo “Falso! Quanto costano davvero le promesse dei politici” (Feltrinelli, pagg. 121, euro 13,00).
Perotti concentra la sua attenzione sulle principali proposte economiche avanzate dalle forze politiche in occasione delle scorse elezioni: flat tax, reddito di cittadinanza, moneta fiscale, aumento dell’età pensionabile, sforamento del 3 per cento. Sostiene Perotti che solo raramente le proposte sono state presentate in modo articolato e cerca di chiarire in cosa consistano esattamente, quanto siano realistiche, quali siano le conseguenze per la vita di tutti i giorni e quali siano gli effetti sulle casse dello stato.
I partiti, quando propongono di ridurre le tasse o di aumentare la spesa, molto raramente presentano proposte realistiche per coprire questi costi enormi. Più spesa pubblica e meno tasse non è un’asserzione necessariamente sbagliata. Lo è invece, dal punto di vista logico, fare proposte che costano decine di miliardi, non dare indicazioni realistiche di come reperire i fondi per pagarle e inveire contro il debito pubblico. Matita rossa anche sull’integrazione tra queste proposte e l’esistente, perché riforme enormi come la flat tax, il reddito di cittadinanza o l’abolizione della legge Fornero interagiscono con centinaia di altre misure fiscali e con decine di programmi di spesa sociale. Queste vanno analizzate una a una per capire chi ci guadagna e chi ci perde, ma nessuno lo fa, si preferisce l’annuncio roboante all’analisi fattuale, la faciloneria alla ponderazione.
Perotti entra in rotta di collisione con quella tradizione italiana che invita a sospendere la verità, almeno in campagna elettorale, e ad accettare un gioco delle parti in cui il candidato si ingegna a fare le promesse più roboanti e l’elettore dimentica per trenta giorni di essere abbastanza scafato da sapere che difficilmente i programmi, che una volta si stampavano sui ’santini’ e oggi sono ascesi al cielo delle piattaforme elettroniche, verranno trasformati in pratica. D’altronde, sulla facciata di un edificio che a Pompei si è salvato dalla lava si legge ancora: “Mi meraviglio, o muro, che tu non sia crollato in rovina, tu che sostieni il peso di tanti slogan elettorali”.
Paolo Marcolin
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