Le radici volanti della letteratura omaggio a Juan Octavio Prenz

All’Auditorium del Revoltella un ampio ritratto a più voci  dello scrittore argentino naturalizzato triestino  e della sua opera
Lasorte Trieste 16/10/19 - Revoltella, Conferenza Prenz
Lasorte Trieste 16/10/19 - Revoltella, Conferenza Prenz



Ha fatto il percorso inverso a quello dei suoi avi, che avevano preso la nave per lasciare le coste istriane e raggiungere un altro mare, in Sudamerica. Spinto all’esilio dalla dittatura Juan Octavio Prenz ha lasciato l’Argentina, dove è nato nel 1932, per approdare in Europa, prima a Belgrado, poi a Lubiana e infine a Trieste, dove vive dalla fine degli anni Settanta. Un percorso di contaminazione e scambio che dalla carta di identità è sceso fin dentro il midollo. «Il mio albero genealogico (certo, fin dove si sa) – ha scritto in una poesia – si compone di globuli germanici e slavi. Attratto dal gioco, decisi di mescolarli ad altri, latini e indigeni».

A questo “mitteleuropeo d’oltreoceano” che nel 2019 è stato insignito del premio Nonino, amici e colleghi di università di Trieste, dove Prenz ha insegnato Lingua e letteratura spagnola ed è stato uno dei punti di forza del corso di interculturalità, hanno voluto dedicare ieri pomeriggio, all’auditorium del Revoltella, l’omaggio di un incontro a più voci. Organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università con la collaborazione della casa editrice La nave di Teseo nell’ambito degli incontri per sostenere la candidatura di Trieste come città creativa per la letteratura nella rete delle città creative dell’Unesco, l’incontro ha ribadito come sia centrale in Prenz il concetto che la cultura sia naturalmente multipla.

Dopo la proiezione dello spezzone di un’intervista rilasciata da Prenz a Riccardo Cepach per “Trieste città creativa”, le parole di coloro che si sono succeduti al microfono hanno ritagliato una figura di scrittore di versi e prose, traduttore, studioso e storico della letteratura, critico, autore di profili di storia della letteratura spagnola e ispanoamericana, di opere di carattere comparatistico, professore universitario, che ha vissuto da sempre come un fatto scontato l’appartenenza a diverse culture. Da ciò prende inevitabilmente origine il carattere frammentario dell’identità, definita da Prenz come un posto in cui transitano le nazioni. Di Prenz fino a pochi anni fa in Italia si poteva leggere poco. È stato Elvio Guagnini, che cinque anni fa ha curato l’edizione italiana de ’Il signor Kreck’, a dare una spinta determinante a far conoscere le sue opere da noi, mentre in Argentina erano già apprezzate e fruttavano al suo autore i premi più importanti come il Casa de las Américas, una sorta di Nobel latinoamericano. Se Guagnini ha parlato in particolare della poesia di Prenz, Sergia Adamo si è occupata della narrativa in relazione al suo background culturale, quella parte sudamericana che si porta dietro riferimenti letterari a Borges e Cortazar. Un terreno profondamente argentino, ma riletto alla luce degli influssi europei, come quello esercitato da Ivo Andrić e da altri scrittori della ex Jugoslavia, rapporto indagato da Miran Kosuta, mentre Ana Cecilia e Betina Lilian Prenz si sono soffermate sul versante delle traduzioni. È toccato invece a Gianni Ferracuti illustrare il tema dell’identità sul filo dell’ultimo libro di Prenz, “Solo gli alberi hanno radici” (La nave di Teseo). Paolo Quazzolo ha annunciato che le carte di Prenz saranno donate all’Archivio degli scrittori della cultura regionale, sorto negli anni ’90 per volere di Guagnini all’interno della biblioteca del Dipartimento di via del Lazzaretto, un archivio imponente, che raccoglie documenti di scrittori regionali. la proiezioe del film-intervista di Massimiliano Cocozza ’Le mie radici che volano’ ha concluso la serata. —

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