Le sonate di Beethoven con il “tocco” di Pollini

Quante volte, al momento di acquistare un'integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven ci siamo rammaricati del fatto che quella di Maurizio Pollini non fosse disponibile? E ci siamo chiesti...

Quante volte, al momento di acquistare un'integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven ci siamo rammaricati del fatto che quella di Maurizio Pollini non fosse disponibile? E ci siamo chiesti come fosse possibile che né lui, il pianista, né la sua casa discografica, avessero pensato di porre rimedio a questa lacuna? Da oggi non è più così. La Deutsche Grammaphon ha finalmente provveduto a raccogliere in un cofanetto a bassa fascia di prezzo la serie completa delle Sonate, assemblando registrazioni effettuate da Pollini a partire dagli anni Settanta e fino ad oggi (sono datate giugno 2103 e giugno 2014 quelle contenute nel CD dedicato all'op. 31 ed all'op. 49).

Ascoltare, una dopo l'altra, le trentadue Sonate beethoveniane, in rigoroso ordine di composizione, è sempre un'esaltante avventura dello spirito. Significa abbracciare in un colpo solo l'intera parabola creativa beethoveniana, dal 1793 della terna op. 2, al 'testamento' rappresentato dall'op. 111 nel 1822. Ascoltarle nelle registrazioni di Pollini, significa rivivere l'emozione, sonora ed intellettuale, degli ultimi quarant'anni di carriera di un pianista che continua a stupirci ed appassionarci al tempo stesso per il suo rigore nell'approccio allo spartito e alla tastiera e per la stupefacente qualità del suono. Che le registrazioni siano vicine o lontane nel tempo, in studio o dal vivo (con tutti gli inevitabili colpi di tosse), la tensione sonora, l'equilibrio della potenza, la ricchezza timbrica del pianismo di Pollini scolpiscono la frase beethoveniana con michelangiolesco rigore e vigore. Regalandoci al tempo stesso paessaggi sonori di sognante introspezione nei movimenti lenti. Due esempi su tutti: il "Lento e mesto" dell'op. 10 n. 3 e l'"Adagio sostenuto. Appassionato e con molto sentimento" dell'op. 106.

Stefano Bianchi

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