Le “vessazioni” del pianista si trasformano in suono

TRIESTE Tra le composizioni del francese Erik Satie, “Vexations” (1893) è una delle più straordinarie, non dal punto di vista musicale ma per la performance che la sua esecuzione richiede al pianista. Si tratta infatti del brano più lungo della storia, perché è composto da 152 note scritte su cinque pentagrammi, che vanno ripetute per 840 volte. Così facendo la durata dell’esecuzione varia dalle 12 alle 24 ore. Nel corso della storia sono stati pochissimi i pianisti che si sono cimentati in solitaria con questo brano diabolico, che richiede un immane sforzo psicofisico all’esecutore. L’esecuzione più famosa, quella del 1963 a cura di John Cage, fu affidata a 11 diversi pianisti, che si alternarono al pianoforte per due ore ciascuno. Ma in solitaria è tutta un’altra cosa.
Ci riproverà, nelle giornate di Trieste Next, il pianista e artista multimediale Adriano Castaldini, con un esperimento inedito: l’esecutore indosserà un sistema sensoristico che non si limiterà a rilevare il suo stato psicofisico durante la performance, ma modificherà elettronicamente il suono del pianoforte, microfonato e amplificato, seguendo in tempo reale le variazioni dei dati psicofisici rilevati, grazie a un software creato ad hoc. Così la fatica del pianista da sfida del tutto interiore, senza ricaduta sull’interpretazione, verrà invece resa nel suono del pianoforte, potenziando la disponibilità timbrico-coloristica dell’esecutore.
La performance sarà proposta in Piazza Unità e verrà suddivisa in tre giornate, con un’esecuzione della durata di otto ore per ciascun giorno: il 23, 24 e 25 settembre dalle 12 alle 20. «Associare l’elettronica a un brano di repertorio è sempre un’operazione equivoca, come suonare Vivaldi con la batteria» racconta Castaldini, che ha sviluppato questa performance con Pietro Polotti e il Conservatorio Tartini, dove frequenta il biennio specialistico, l’unico in Italia, a indirizzo video-artistico. «Ma Vexations è un brano che non è mai stato utilizzato fino in fondo. Con questo esperimento ho voluto creare un rapporto diretto tra vessazione e suono, facendo in modo che gli sforzi del corpo nel corso dell’esecuzione diventino parte integrante dell’elaborazione timbrica». Per prepararsi all’impresa Castaldini ha affrontato un ferreo programma, più atletico che pianistico, con l’assistenza dell’équipe di medicina sportiva dell’ospedale di Noale. Quanto agli effetti mistici di questo pezzo, il musicista veneziano conferma: «Dopo le prime tre ore di esecuzione entro in uno stato di dormiveglia, per cui le mani vanno da sole. Ma nei momenti drammatici in cui mi sveglio non so a che punto dell’esecuzione mi trovo: la partitura è l’unico modo per cavarmela».
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