L’Expo di Vienna, grande vetrina e mezzo flop

Una delle tradizioni viennesi più resistenti è quella di servire assieme al caffè anche un bicchiere d'acqua. Per trovare il perché di questa pratica bisogna risalire al 1873, l'anno dell'inaugurazione della Hochquellenwasserleitung, dell'avveniristico acquedotto che dalle montagne di Schneeberg e Rax cominciò a portare direttamente nelle case della capitale asburgica acqua pura di montagna. Per dimostrare la salubrità delle proprie preparazioni in tempi di ricorrenti epidemie da carenze igieniche, i locali soprattutto del centro presero a servire appunto gratuitamente un bicchiere di acqua di monte. Il 1873 fu tuttavia per Vienna un anno importante anche per altri motivi, primo fra tutti l'apertura il primo maggio dell'Esposizione Universale.
Dopo Parigi e Londra, che avevano organizzato le prime quattro esposizioni, la capitale dell'impero austro-ungarico non voleva lasciarsi sfuggire l'occasione per dimostrare al mondo la propria grandeur, aggiudicandosi la quinta edizione. Dal 1850 del resto la popolazione metropolitana era raddoppiata da mezzo milione a un milione di abitanti, grazie alla demolizione delle mura cittadine e all'annessione, al già multietnico crogiuolo viennese, dei borghi limitrofi. La capitale stava inoltre mettendo in atto una riqualificazione radicale, con la creazione della Ringstrasse, di quattro nuove stazioni ferroviarie, di un nuovo ponte sul Danubio, di una rete di tram a cavalli, di una zona vincolata verde sulle colline del bosco viennese, di un enorme cimitero centrale da 2,5 km quadrati, e con la realizzazione della fondamentale opera di regolazione delle acque del Danubio, per difendere interi quartieri dalle frequenti esondazioni.
Un fervor di opere, cui ben fece da pendant la realizzazione di una cittadella espositiva nel grande polmone verde del Prater. I fondi stanziati ammontavano a 6 milioni di fiorini, con cui su una superficie cinque volte più estesa di quella utilizzata dalla precedente Expo di Parigi del 1867, in 21 mesi si eressero la Rotunde, ovvero l'edificio simbolo dell'expo, allora provvisto della più grande cupola al mondo, e poi il Palazzo dell'Industria, la "Sala delle Macchine", lunga 800 metri, la galleria d'arte, e 194 padiglioni per 53.000 espositori da 35 Paesi.
«Mai prima di allora e mai dopo di allora, Vienna è cambiata così profondamente», riassume Wolfgang Kos, direttore del Wien Museum, dove fino al 28 settembre è aperta la mostra "Experiment Metropole-1873: Wien und die Weltausstellung" (Esperimento Metropoli-1873: Vienna e l'Esposizione Universale), curata da lui stesso con Ralph Gleis.
Nei sei mesi di apertura della mega-manifestazione, inaugurata personalmente da Francesco Giuseppe, fino al 2 novembre 1873 sette milioni di visitatori giunsero appositamente a Vienna. Un numero consistente, ma drammaticamente al di sotto degli attesi 20 milioni.
E a fronte di oltre 19 milioni di fiorini di costi, le entrate superarono di poco i 4 milioni. Un disastro economico, cui avevano contribuito il crollo delle borse del 9 maggio 1873 e un'epidemia di colera scoppiata proprio in quei mesi nei quartieri poveri della città.
Nonostante l'innegabile fiasco organizzativo, l'effetto vetrina fu altrettanto inconfutabile. Imprese e industrie nazionali poterono presentare infatti al mondo i propri prodotti: le cassaforti di Wertheim, i mobili di Thonet, i vetri artistici di Lobmeyr, i tessuti di Philipp Haas & Söhne. L'intensa attività costruttiva collegata all'evento diede forte slancio all'economia della capitale, e consolidò una nuova borghesia danarosa e sensibile all'arte, che avrebbe contribuito in larga misura anche alla fioritura artistica e culturale della Vienna tra 800 e 900.
La colonna sonora dell'Expo fu naturalmente intessuta di valzer e operette: appena cinque anni prima, Johann Strauss Figlio aveva diretto la propria Kapelle nel Volksgarten, presentando al mondo "Storie del bosco viennese", e proprio nel 1873 vide la luce il suo valzer "Sangue viennese".
Con questa nuova mostra il Wien Museum è riuscito a creare un percorso di notevole interesse, che illumina efficacemente in tutti i suoi aspetti il contesto viennese di quegli anni. L'esposizione è infatti interdisciplinare e presenta modelli, oggetti, documenti, manufatti, opere d'arte e un gran numero di foto dell'epoca, attinte dalla collezione di casa, comprendente 1600 scatti.
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