Lilin: «Lo zar Putin grande protagonista che sta perdendo la presa sulla Russia»

Lo scrittore moldavo di origine russa al Caffè San Marco per presentare due libri sul Cremlino e i tattoo siberiani

TRIESTE

«Per anni la Russia di Putin ha rappresentato un possibile fattore di equilibrio nello scontro nascente fra Usa e Cina, potenzialmente assieme all’Ue, ma ora l’ultimo zar sta perdendo la presa sul suo popolo». Lo scrittore di origine russa Nicolai Lilin sarà all’Antico Caffè San Marco di Trieste, oggi alle 18, per presentare i suoi ultimi due libri: “Putin. L’ultimo zar” (Mondadori 2020, 189 pp, 17,50 euro) e “Criminal Tattoos” (Il Randagio edizioni 2020, pp 122, 25 euro). Il primo delinea la parabola dello statista russo dalle case popolari di Leningrado al Cremlino. Una figura cui Lilin guarda in modo critico, pur non facendo proprie le critiche di parte «liberale» al suo operato politico: «Putin è uno dei principali attori dello scacchiere geopolitico. Il suo grande potenziale sta nel poter fare della Russia un fattore di equilibrio nelle tensioni crescenti fra le superpotenze Usa e Russia, magari in concordanza con l’Europa occidentale». Questo possibile polo “non allineato”, però, trova secondo Dugin oppositori sia in Russia che fuori dalla Russia: «Molte forze non colgono il potenziale dell’incontro fra Mosca e la vecchia Europa. Permangono spaccature dovute in parte alle posizioni della Russia stessa, dall’altra a iniziative come le sanzioni Usa verso Mosca». Non si tratta certo di un momento facile per le relazioni con l’Europa, come attestano il caso Navalny o, su scala maggiore, le proteste in Bielorussia: «La Bielorussia è uno dei tanti elementi di complessità dell’area di interessa russa. Lì come altrove il problema sta nello stacco fra le giovani generazioni iperconnesse e quelle dei genitori. I giovani non riescono a capire perché lo stesso governo resti al potere per venti o trent’anni. Nella loro visione è una dittatura. Si può dire bene e male di Lukashenko come di ogni governante, ma il suo errore è sicuramente di accentuare una spaccatura generazionale nel suo stesso popolo. Si tratta di una situazione molto pericolosa, come ci insegnano la fine dello zarismo o l’insoddisfazione dei reduci che dopo la Grande guerra fecero da brodo di coltura per il nazismo». Lo stesso problema, con le dovute differenze, è quello che il Vladimir Putin dei nostri giorni deve affrontare nella gestione del potere: «Oggi la sua politica ha perso il sostegno di molti cittadini russi - dice lo scrittore -, perché l’organizzazione dello stato che ha in mente rispecchia troppo da vicino quella sovietica. La logica conseguenza della sua politica sarebbe chiudere i confini, isolare la Russia anche informativamente e liberarsi dal dominio capitalistico, eliminando gli oligarchi. Praticamente tornare all’Urss, e non è una cosa che auguro alla Russia». L’unica via di uscita, conclude Lilin, «sarebbe che Putin formi in fretta un successore che deleghi parte del potere del Cremlino in senso democratico. Non dico “liberale”, perché non penso che il liberalismo sia la salvezza, ma c’è bisogno di una dinamica più democratica che non scada nei disastri degli anni Novanta».

Quanto a “Criminal Tattoos”, il volume raccoglie un centinaio di tavole di disegni realizzati da Lilin nella sua lunga carriera di tatuatore: «Pratico l’arte del tatuaggio da quando avevo otto anni, è la mia prima vera passione in questa vita». Nel tempo diverse persone hanno chiesto allo scrittore di pubblicare un lavoro sul tatuaggio: «Ogni tatuaggio è strettamente personale e, secondo la tradizione siberiana, il suo significato non può essere rivelato. Nel libro ho raccolto numerosissimi schizzi e disegni preparatori, finiti tutti per diventare tatuaggi: ognuno racconta la storia di una persona». È consigliata la prenotazione. —



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