Lorenzo Mattotti a Cannes con gli orsi in Sicilia dal racconto di Buzzati

L’illustratore in concorso al festival col film d’animazione nella sezione Un Certain Regard mentre per Bompiani ha appena pubblicato una nuova versione del suo poetico Pinocchio 

l’intervista



Lorenzo Mattotti al 72° Festival di Cannes. Non è la prima volta poichè il grande artista, la cui creatività spazia con riconoscimenti internazionali tra fumetto, pittura e illustrazione, già nel 2000 aveva disegnato il manifesto per la manifestazione. Ora invece la sua ultima fatica, il lungometraggio che interpreta in chiave animata “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, storia per bambini scritta e disegnata nel ’45 da Dino Buzzati per Il Corriere dei Piccoli, sarà in concorso nella sezione Un Certain Regard.

E Bompiani ha appena editato “Le avventure di Pinocchio. Carlo Collodi visto da Lorenzo Mattotti” (pgg. 295, euro 35). Un raffinato volume che, impaginato con molto charme, interpreta la vicenda del burattino, capitolo per capitolo, attraverso un percorso scandito da intense illustrazioni, dalla forza straordinaria, in cui palpita un timbro pittorico coinvolgente e molto personale, intriso di una sensibilità scenica assai ricca, sospesa tra silenzi metafisici e la vitalità di certa arte scenografica russa.

Magistrale e poetico, iperbolico e quasi sensuale, elegantissimo nella sua sensibilità e fedeltà al testo, Mattotti arricchisce l’opera d’arte letteraria con la propria arte, connotata da un cromatismo denso e potente quanto magico, onirico e surreale come la vicenda collodiana; mentre il disegno è un guizzo che sembra appena sfiorare il supporto cartaceo nelle immagini narrative e meno drammatiche e si fa invece intenso e “terribile” per il pathos che suscita, nel descrivere i passi più drammatici del libro.

Raggiungiamo l’artista, nato a Brescia nel ’54 da famiglia mantovana però con forti legami con Udine e Trieste, nella sua casa di campagna in Toscana, dove si trova ora, anche se dal ‘98 vive a Parigi.

Lei ha affrontato più volte Pinocchio: è un caso o una predilezione?

«Si è trattato di una serie di coincidenze. Il Pinocchio mi ha “perseguitato” per un periodo perchè non sono quasi mai state scelte mie ma in generale delle richieste: all’inizio sono state le ragazze dell’Accademia Stoppani di Bologna, poi l’editore francese con cui ho fatto la prima edizione del mio Pinocchio; poi la richiesta di Einaudi di una nuova versione per la collana “I Millenni” e la collaborazione con Enzo D’Alò nel film d’animazione del 2012. Alla fine mi sono anche divertito ogni volta ad aggiungere nuovi disegni, però mantenendo la struttura di base».

Allora quest’ultima edizione è una sorta di “summa”…

«Sì, vi ho aggiunto molti disegni di paesaggi, le scenografie che eran gli studi per il film d’animazione di D’Alò e altri disegni blu. Può darsi che fra cinque o sei anni ci sarà una nuova versione. Ormai, per me, il mio Pinocchio è diventato un libro-laboratorio che si arricchisce sempre più».

Quali sono le tecniche?

«Matite colorate, pastelli grassi, la mia tecnica che utilizzo in generale; i bianchi e neri sono china, poi ci sono matite colorate blu e, per realizzare i disegni con una sola linea, utilizzo il pennino con l’inchiostro di china…».

Che cosa rappresenta per lei Pinocchio?

«È uno di quei personaggi molto ricchi, la prima volta lo consideravo un po’ come un giovane preadolescente, che piano piano comincia a capire a sue spese cos’è la vita. È quasi un romanzo d’iniziazione, con questo ragazzino che pian piano si ritrova di fronte varie situazioni della vita e fa tutto il contrario di quello che deve fare. Poi però con D’Alò aveva preso tutta un’altra piega, era più un ragazzino molto pieno d’energia, quasi un piccolo scugnizzo napoletano. È un grande classico che può essere reinterpretato mille volte e ogni volta rinnovarsi».

Che attinenza c’è tra Pinocchio e “La famosa invasione degli Orsi in Sicilia”? Forse non è un caso che lei si dedichi a vicende un po’ surreali…

«In Pinocchio c’è il lato molto metafisico, fantasioso, c’è il lato realista e poi c’è un lato completamente visionario. A me, è quel lato che mi è piaciuto sempre di più, il giocare con le immagini visionarie, simboliche, in situazioni molto strambe e bizzarre, anche molto teatrali e comiche, quello è il lato cui mi porta la mia natura. Nell’”Invasione degli Orsi in Sicilia” c’è questo lato della favola e delle immagini fantastiche, ma sempre con collegamenti al classico, a miti, favole antiche, leggende. Tutto questo mondo mi affascina e mi diverte. Rispetto a Pinocchio, “L’invasione degli orsi” è stato tutto un altro lavoro, enorme, per un lungometraggio d’animazione spettacolare per bambini».

Lei ha dimostrato spesso interesse per il mondo dell’infanzia…

«Sì, da ragazzino amavo le grandi favole e le grandi leggende e credo sia molto importante creare dei lavori per l’infanzia perché è da lì che parte tutto l’amore per la letteratura, per la storia, per le immagini. Bisogna iniziare a coltivare le cose fin dall’inizio, ma vedo che c’è molta poca attenzione in questo senso. Quand’ero ragazzino c’erano tanti giornali per bambini, Il Corriere dei Piccoli, Il Vittorioso, Il giornalino, che ci davano la possibilità di crearci il nostro immaginario in maniera ricca. Con grandi disegnatori che facevano delle storie bellissime. Mi sembra che tutto ciò sia scomparso, anche se è da lì che si creano i lettori adulti. Non si divulga ai ragazzini che ci son tanti modi di raccontare le storie, tanti segni e immagini, non solo quelli che ci propinano le grandi produzioni americane, da Miramar a Disney, da cui il nostro immaginario è completamente influenzato, stereotipato e appiattito. In Europa abbiamo tanta di quella cultura coreografica, d’immagine e un’enorme storia dell’arte e non siamo capaci di farla conoscere soprattutto ai ragazzi. Questo film sugli orsi è una piccola scommessa, è già un miracolo essere riusciti a farlo. E anche nel mio ultimo libro ci son tanti Pinocchi, semi e maniere per stimolare i ragazzini a crearsi il proprio immaginario». —

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