Luca Ciut, quando la musica diventa un film

Il pianista porta a TriesteLovesJazz “Are dreams overvalued?”, che propone l’album premiato ai Global Music Awards
Di Gianfranco Terzoli

Musicisti su una nuvola per un evento inconsueto: “Are dreams overvalued?”, spettacolo imperniato sull’album premiato ai Global Music Awards “Seventeen million lonely angels”, questa sera alle 21 al Museo Sartorio per TriesteLovesJazz.

Assimilabile a compositori come Max Richter, Ólafur Arnalds e Dustin O’Halloran, capaci di mescolare minimalismo, classica e musica da film, Luca Ciut ha sviluppato un linguaggio personale, dove suoni ambientali si mescolano a strumenti acustici. Ha lavorato con i registi Davide Del Degan (vincitore di Nastro d’Argento e Golden Globe), Rudy Poe e Daniele Auber (vincitori di due Emmy Award). «Suoneremo - spiega - brani tratti dal mio primo album e altre musiche nate come colonne sonore, tra cui anche quelle del documentario “Dancing with Maria” di Ivan Gergolet, premiato alla Mostra del Cinema di Venezia. In un concerto l'ascoltatore è solitamente un fruitore passivo della musica: a me interessa avere uno scambio con il pubblico offrendo a tutti uno spazio dove potersi lasciare andare all'ascolto e alle emozioni che ne scaturiscono».

«Lo spettacolo - prosegue Ciut - è stato concepito con i musicisti (Emma Anna Krizick, Nicola Siagri e Alessandro Turchet) al centro di uno spazio e il pubblico seduto attorno; la disposizione circolare, unita all'assenza di un palco tradizionale, vuole favorire l'abbattimento della distanza tra artista e spettatore e permettere uno scambio bidirezionale. A questo si è aggiunta una scenografia essenziale: piccole luci bianche che ricordano una nuvola su cui i musicisti, che ne sono immersi, suonano».

«Scrivere una colonna sonora – continua il pianista triestino - significa relazionarsi con il regista, una storia, immagini, dialoghi, mettersi al servizio di un progetto collettivo. Le scelte non sono libere, ma dettate dalle esigenze della trama. Spesso si ha l'idea che una colonna sonora sia limitante. Tutt'altro: è stimolante, perché impegna a cercare soluzioni ad di fuori del proprio ambito. Mi affascina l'idea di esplorare i suoni di alcuni luoghi geografici. Il primo cd era ispirato a Los Angeles, adesso sto iniziando a pensare al prossimo e mi piacerebbe approfondire questa ricerca. Il premio - aggiunge - è stato inaspettato. Mi ha fatto molto piacere, ma rispetto ai trofei mi interessa di più quello che la musica riesce a comunicare e lo spettacolo finora ha destato ottime sensazioni».

«Lavorare a “Dancing With Maria” - conclude - è stato gratificante, non solo durante il processo compositivo, molto creativo, ma anche durante la produzione, che ci ha portati da Trieste a Skopje per registrare le musiche e poi a Lubiana per il mixaggio. Il successo in sala, le reazioni all'uscita dai cinema, i flashmob in Italia e all'estero sono molto più di quanto ci potessimo immaginare. A breve inizierò a scrivere per il nuovo documentario di Chiara Sambuchi, con cui ho già lavorato per "La città delle donne - Oggi". E il nuovo progetto discografico mi piacerebbe fosse ambientato in Italia».

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