Luigi Lanzi, gesuita e archeologo coltivò a Udine la storia dell’arte

Roberto Carnero

Archeologo, filologo e storico dell'arte, l'abate Luigi Lanzi (1732-1810) rappresenta una figura di intellettuale assai poliedrico nell'Italia del secondo Settecento e dell'età Napoleonica. Gesuita, ha pubblicato importanti studi di archeologia e filologia paleoitalica, ma la sua opera principale è la Storia pittorica d'Italia (1795-1796), per la quale viene considerato il fondatore della moderna storiografia artistica, in cui viene abbandonato lo schema tradizionale delle "vite" d'artisti, per comporre invece un quadro unitario delle varie scuole regionali, tenendo conto anche delle personalità minori.

Un periodo decisivo della vita del Lanzi è costituito dai sei anni trascorsi a Udine, sui quali esce presso Olschki un interessante volume che raccoglie gli atti di un convegno celebratosi in città nel 2018 su impulso della Deputazione di storia patria per il Friuli: Luigi Lanzi a Udine (1796-1801). Storiografia artistica, cultura antiquaria e letteraria nel cuore d'Europa tra Sette e Ottocento (a cura di Paolo Pastres, pp. 300, euro 35,00).

Trattenuto in Veneto dagli sconvolgimenti della campagna d'Italia dell'esercito francese comandato da Napoleone Bonaparte, Lanzi è prima a Treviso e poi, per un arco di tempo più ampio, a Udine, presso il collegio dei barnabiti e in seguito in casa di un amico canonico (rientrerà definitivamente a Firenze nel novembre 1801). Gli anni udinesi sono molto importanti per la revisione della Storia pittorica, appena pubblicata, opera di cui l'autore avvia una nuova edizione, che sarà quella la definitiva, destinata però a essere stampata soltanto nel 1809. Nel corso del lustro udinese, Lanzi si dedica anche a importanti scritti di carattere antiquario e spirituale.

Anni sinora poco indagati in sede storica, che questo libro approfondisce in maniera puntuale attraverso un'ampia serie di interventi, che ricostruiscono non solo il lavoro del Lanzi, ma anche l'ambiente culturale udinese del tempo, le circostanze del suo soggiorno, la fitta rete dei rapporti da lui instaurati in quel torno di tempo.

Inoltre, nel volume che raccoglie gli atti del convegno udinese viene affrontata la fortuna europea della Storia pittorica, opera che ha goduto di diverse traduzioni in quanto ha a lungo rappresentato un fondamentale modello storiografico.

Gli atti ora pubblicati - che comprendono saggi, tra gli altri, di Paolo Foramitti, Michela Catto, Giuseppe Bergamini, Renzo Rabboni, Carolina Brook - consentono di approfondire il pensiero del Lanzi e di cogliere l’interesse della sua residenza a Udine a cavallo tra Sette e Ottocento. —

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