Ma che viaggio pittoresco in Istria e Dalmazia nel 1802

La Libreria Svevo pubblica la prima edizione italiana del classico di Lavallée
Di Pietro Spirito

di PIETRO SPIRITO

«L’Istria e la Dalmazia, delle quali ci accingiamo a percorrere la storia prima di entrare in alcuni particolari sui popoli che le abitano oggi, meritavano segnalata attenzione da parte degli amici delle arti, e del filosofo; e forse hanno a lagnarsi di quella specie di oblio in cui sono state lasciate fino al presente». Inizia così la prima parte del “Viaggio pittoresco e storico nell’Istria e nella Dalmazia”, poderoso volume firmato da Joseph Lavallée, e redatto secondo l’itinerario compiuto e disegnato da Louis-François Cassas (1756-1827), scultore, architetto, pittore paesaggista, archeologo e antiquario vissuto ai tempi di Napoleone e oggi considerato uno dei grandi interpreti della transizione dal Neoclassicismo al Romanticismo. Il libro, titolo originale “Voyage pittoresque et historique de l’Istrie et de la Dalmatie”, pubblicato per la prima volta nel 1802 da Firmin Didot, dopo una lunghissima gestazione durata due decenni, con la sottoscrizione dello stesso Napoleone e di altre teste coronate come il re d’Inghilterra, «proseguiva la tradizione illuminista di recupero dell’antico come modello di perfezione e di virtù politica, esaltato nei canoni del Neoclassicismo europeo e da un artista amico dei Bonaparte come Antonio Canova». Lo scrive Antonio Trampus, ordinario di Storia moderna all’Università Ca’ Foscari di Venezia, nell’introduzione alla prima edizione italiana dell’opera di Lavallée/Cassas, che vede ora la stampa grazie alla Libreria Editrice Italo Svevo, in un lussuoso volume di grande formato appunto intitolato “Viaggio pittoresco e storico nell’Istria e nella Dalmazia”, (pagg. 282, euro 58,00), tirato in trecento copie, che verrà presentato dallo stesso Trampus venerdì alle 17.30 al Circolo della Stampa di Trieste, in Corso Italia 12.

Più che una pubblicazione è un evento: il libro, appetito da musei e biblioteche di mezza Europa, vide una sola, splendida ristampa anastatica, e quindi in lingua originale, nel 1974 a cura di Carlo Cerne, proprietario della Libreria antiquaria Umberto Saba. Allora Sergio Zorzon, responsabile della Libreria Internazionale Italo Svevo, aveva già pronta la traduzione italiana del testo a cura di Leo Lazzarotto, che però non diede alle stampe proprio per la concomitante edizione anastatica. E solo adesso, e a oltre duecento anni dalla prima edizione, il “Viaggio” di Lavallée e Cassas esce in traduzione italiana. Ed è l’occasione per godere di un libro che da solo è un’opera d’arte, ricca di incisioni affidate sui disegni di Cassas a un manipolo dei più rinomati incisori francesi di fine Settecento, da Maillet a Baville, da Duparc a Charpentier. Il volume si apre con un raffinato frontespizio che raccoglie vari frammenti lapidei, immagine di una specie di summa archeologica in cui si notano lapidi triestine e varie rovine fra cui il tempio di Esculapio di Spalato. È un invito al lettore a mettersi sulle tracce della classicità a Trieste e poi giù lungo la costa orientale dell’Adriatico, fino ai confini della Bojaa, che divide la Dalmazia da. ll’Albania. Delle 63 incisioni in rame a piena pagina (più nove lunghe incisioni più volteripiegate), veri e propri classici dell’iconografia di queste terre, cinque sono dedicate a Trieste. Molte svelano le bellezze di Pola con le sue antichità romane, i templi, l’anfiteatro, l’Arco di Trionfo, il palazzo del Podestà, e non mancano le visioni dei castelli di Luegg (Predjiama), quello di Noviscoglio, sulla valle dove scorre il Reka/Timavo. E poi l’abitato di San Canziano acquattato sulle voragini, il fiume Cettina, la fortezza medioevale di Clissa. Ancora, Spalato e le sue meraviglie con il Lazzaretto e il Palazzo di Diocleziano, descritte con ampi dettagli, tra cui una sfinge che l’imperatore aveva portato dall’Egitto o da Roma per abbellire la dimora. E poi paesaggi e antiche rovine da Sebenico, Traù, Capodistria, Lissa.

Insomma un mondo intero che Cassas aveva disegnato durante un viaggio compiuto nel 1782, su invito di committenti rimasti sconosciuti (ma probabilmente, nota Trampus, si trattava degli appartenenti alla loggia massonica triestina organizzata dal commerciante francese Baraux), tranne che per Pietro Antonio Pittoni, «un amante delle belle lettere e direttore di polizia a Trieste». Fu lui ad accompagnare Cassas in giro per Trieste, da dove poi il pittore si spostò in Istria e Dalmazia. Già nel viaggio di andata, ricorda Trampus nel saggio introduttivo, provenendo via mare Cassas «aveva visto le coste della Dalmazia e dell’Istria e si era fermato a Pola e Rovigno prendendo il rilievo dell’arena e dei monumenti romani. A Trieste ritrasse i costumi tipici e in cinque tavole diversi scorci della città e del porto». Di queste tavole tre originali si trovano oggi ai Civici Musei di Storia ed Arte. In quanto all’autore dei testi, Jospeh Lavallée, era un ufficiale e gentiluomo, letterato dotato di un’istruzione ricca e multiforme che organizzò il testo in due parti: nella prima c’è la descrizione storico-geografica dei territori, con ampio spazio agli Uscocchi, ai Morlacchi, e ai costumi dei triestini, degli istriani e dei dalmati. Nella seconda parte l’autore si rifà direttamente al diario di viaggio di Cassas, poi andato perduto.

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