Ma Rilke da giovane scriveva racconti dal fascino morboso

Giorgio Zampa ha raccolto in volume per Guanda le prove narrative del poeta
Di Elisabetta D’erme

di ELISABETTA D’ERME

Nel 1895 René Rilke pubblicò la sua prima raccolta di poesie, "Larenopfer". La copertina dell'elegante libretto era stata disegnata da una tra le sue numerosissime muse femminili: Valerie von David-Rhonfeld, che ne finanziò anche la stampa. Come recita il titolo, si trattava di una serie di omaggi alle divinità protettrici della sua terra boema e della sua città, Praga.

In quegli anni giovanili, il ventenne Rilke non si dilettava solo di poesia e tra il 1896 e il 1898, mentre compiva prima gli studi nell'accademia militare e poi a Vienna e successivamente a Monaco di Baviera, scrisse una gran quantità di racconti brevi.

Solo alcune di quelle “short stories”, ora riproposte dalla casa editrice Guanda nel volume "I racconti" di Rainer Maria Rilke a cura di Giorgio Zampa (pagg. 360, euro 18), vennero pubblicate in vita. Segnatamente "Re Bohusch" e "I fratelli", ovvero due storie note come "Zwei Prager Geschichten" (1899) - in cui vengono affrontati apertamente problemi nel nazionalismo boemo che si contrapponeva alla minoranza di lingua tedesca che governava il paese - e uno sparuto gruppo di racconti dal volume "Aus R.M. Rilkes Fruehzeit. Vers. Prosa. Drama" uscito nel 1921, in un periodo in cui il poeta stava vivendo una drammatica crisi creativa.

Rainer Maria Rilke, come si face chiamare dal 1898 dopo l'incontro con Lou Andreas Salomé, la donna che avrebbe dato una svolta decisiva alla sua vita, era stato sempre molto restio alla pubblicazione della sua opera narrativa giovanile, in quanto riteneva appartenesse a una fase ormai datata e superata.

Da quando, però, nel 1912 aveva scritto le prime due "Elegie Duinesi" nel castello di Duino, dove era stato ospite della principessa Marie von Thurn und Taxis-Hohenlohe, le successive otto si rivelarono di difficilissima composizione, tanto che il ciclo venne completato miracolosamente solo nel febbraio del 1922.

Quindi nel 1921 la ristampa di scritti tanto lontani nel tempo apparve come un disperato tentativo di colmare un vuoto editoriale lasciato dalla mancata produzione di nuovi testi. Il grosso dei racconti raccolti in questo volume proviene infine dai volumi delle "Saemtliche Werke" pubblicati postumi dalla figlia a partire dal 1928 fino al 1966.

L'interesse di questi racconti, quasi tutti ambientati a Praga, è quindi puramente filologico, considerato che - a partire dal 1896 - Rilke lasciò la città dove era nato nel 1875 per non farvi più ritorno. Praga, per il poeta significava infatti disadattamento e l'impossibilità di essere se stesso.

Scelse quindi di condurre una vita irrequieta di nomade in volontario esilio in Europa, Russia e Africa, alla costante ricerca di condizioni che gli permettessero di creare, scrivere, e concentrasi nella sua ricerca poetica, senza dover "lavorare".

Come ci riuscì? Forse questo, accanto alle sue perfette e irraggiungibili "Elegie Duinesi", resta il capolavoro della sua vita. Fin da giovane aveva capito che lavorare non era cosa adatta a lui, ma dopo il matrimonio con Clara Westhoff e la nascita della figlia Ruth, si trovò costretto a guadagnare il pane per sé e famiglia.

Tentativi come impiegato prima o di segretario dello scultore Rodin poi, durarono poco, come pure lavori per giornali o riviste. Alla fine alcuni magnati e soprattutto una decina di dame dell'aristocrazia europea ne fecero il loro protetto, tanto che il poeta poté sviluppare una rete di "Gastfreundschaften" che gli permise di trascorrere lunghi periodi senza problemi economici nei castelli e nelle residenze di campagna, di città o veneziane di grandi famiglie di antica o nuova nobiltà.

Dimenticata presto al suo destino la famiglia, Rainer Maria Rilke mise tutte le sue energie nella creazione di una tutta sua personale poetica che lo colloca tra i più grandi lirici del '900.

"I racconti" ora pubblicati da Guanda sono l'ombra lontana, quasi irriconoscibile, del genio de "I quaderni di Malte Laurids Brigge" (1909) che sarebbe scaturito poi negli anni dell'esilio, e ne evidenziano l'incredibile lavoro di sublime sintesi, di elisione di ogni pensiero superfluo, raggiunto poi nei suoi lavori della maturità.

Questi racconti, molti meri schizzi, appunti di idee, appaiono come frutti acerbi, tutti pregni di un gusto fin de siècle decadente e provinciale, caratterizzati da uno sguardo compassionevole ed empatico nei confronti di figure crepuscolari, giovani morenti.

Sorprende infatti il numero di racconti che ha per soggetto la storia di bambini o giovani votati a una prematura scomparsa e che diventano oggetto di un fascino quasi morboso soprattutto verso il corpo morto di donne o fanciulle, ma anche di luttuoso rimpianto per le svanite speranze di vita e felicità.

Questo è il caso in particolare di racconti quali "Gesù Bambino", "La vicina", "Il giorno dei morti", "La voce", "Una morta", "Nel giardino" o "Primavera incantata", tanto per indicarne soltanto alcuni che fanno parte della produzione narrativa di Rilke.

Tra i tanti particolarmente eloquente appare il racconto "Il sacrificio" in cui il giovane Rilke descrive l'amore tra Agnes e l'artista Hermann. I due si sposano ma la loro felicità sembra scemare di giorno in giorno, fino a quando Agnes comprende che il matrimonio non si confà «all'impetuoso temperamento d'artista» del marito, e che solo liberandolo della propria presenza egli potrà tornare a creare.

E la donna sarà naturalmente ben lieta di offrirgli in sacrificio la vita.

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