Maddalena e Giovanni Crippa nel percorso letterario di Malvaldi

“L’infinito tra parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges” è una produzione dello Stabile e a ottobre arriverà sul palcoscenico del Rossetti



La formula matematica spicca bianca sul nero della lavagna. Simboli incomprensibili ai più. Segni che sono invece poesia, per chi li sa leggere.

Prende il via da un’equazione del Premio Nobel Paul Dirac lo spettacolo in cui Marco Malvaldi racconta il gioco infinito tra il pensiero scientifico e quello umanistico. Dice Paolo, lo scienziato: «Se sei capace di leggere il passato di una particella fisica, puoi prevederne anche il futuro». Ma Francesca, che insegna letteratura, non ci crede fino in fondo. «Non possiamo mai prevedere il fato che ci toccherà. Pensa a Ungaretti e alla sua poesia sull’imprevedibile destino dei soldati in guerra. Chi lo sa chi morirà per primo? ».

Giallista, narratore, sceneggiatore, prolifico divulgatore scientifico, Marco Malvaldi ha scritto, fra i tanti, un libro che si intitola “L’infinito fra parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero e Borges”. Da quel libro, su suggerimento del regista Piero Maccarinelli, è nato lo spettacolo che incarna il gioco infinito di scienza e poesia in due personaggi: Paolo e Francesca, fratello e sorella.

Li interpreteranno, com’è giusto che sia, Giovanni e Maddalena Crippa, fratello e sorella nella vita, ora anche sulla scena. Lo spettacolo è una delle produzioni 2019/20 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Debutterà venerdì 12 luglio, a Cividale del Friuli nella serata d’apertura di Mittelfest. Ma già a ottobre sarà a Trieste e con una lunga serie di repliche aprirà il cartellone della sala Bartoli al Politeama Rossetti.

«Ci sembra già di avere gli spettatori qui con noi – anticipa Maddalena Crippa – in questa stanza piena di libri, davanti a questa lavagna. Ci sentiranno discutere di quanto scienza e ragione siano importanti. Ma di quanto importante sia anche l’emozione, l’accadere di ciò che non ti aspetti, lo scarto che ribalta le probabilità e le previsioni delle formule».

«Perché nonostante gli incontestabili progressi, se non è sorretta e guidata dall’umanesimo, la tecnologia porta diritta alla disumanità” aggiunge il fratello Giovanni. «È il rischio che stiamo correndo oggi, pertanto la salvaguardia di ciò che è umano è indispensabile. Sono certo che il testo di Malvaldi riuscirà trasmettere questo pensiero a qualsiasi tipo di pubblico. Per apprezzarlo, non bisogna mica conoscere la fisica dei quanti».

La vicenda si snoda in maniera semplice. Francesca ha invitato a cena il fratello Paolo, che all’università insegna fisica, e si sta battendo per la propria nomina a rettore. Il sapere letterario di lei si scontra con la determinazione scientifica e professionale di lui. Così dalla loro discussione, accesa, ironica, a volte sfottente ma sempre affettuosa, ecco scaturire figure, nomi, episodi che si intrecciano in una ghirlanda di intuizioni e aneddoti.

Dalle complesse equazioni di Dirac, alle poesie luminose di Stanislava Szimborska. Dalle tavole di Qui, Quo, Qua e Paperino alla antica scienza del poeta latino Lucrezio. E poi gatti liquidi, medicamenti omeopatici, entropia e esperimenti di chimica. «Tu capisci meglio i legami chimici dei legami umani», rimprovera Francesca a Paolo, ricordandogli pure la famosa canzone di De André, tratta da una poesia di Edgard Lee Masters.

«Nei confronti dei testi ho uno speciale intuito – spiega Maddalena – quando il regista Maccarinelli mi ha proposto questo, ne sono stata conquistata subito. Non mi interessa salire in palcoscenico per dare prova di virtuosismo, mi interessa diventare veicolo verso il pubblico di un pensiero che condivido».

«E tanto più interessante diventa – parla ora Giovanni – se pensiamo che in palcoscenico si ricreano molte delle dinamiche che noi due, fratello e sorella, quasi coetanei, abbiamo sviluppato nella nostra vita e nel lavoro, che è lo stesso, ma ha seguito strade diverse».

Proprio come quei due personaggi, che il rapporto affettivo lega più di quanto possa fare la contesa tra umanesimo e scienza. –





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