Marino Sinibaldi, la cultura c’è nel futuro del mondo

I libri, la tv, il web in un dialogo tra il direttore di Radio3 Rai e Giorgio Zanchini un “Un millimetro in là”

«Fare cultura è immaginarsi come l’anello di una catena», afferma Marino Sinibaldi durante il dialogo con Giorgio Zanchini raccolto nel volume “Un millimetro in là” (Laterza, 137 pagine, 12 euro). Il direttore di Radio3 Rai intreccia elementi autobiografici e storia collettiva in un’intervista in cui riflette sui mutamenti avvenuti dal dopoguerra in Italia e su come la cultura, in ogni sua manifestazione, può costituire un fattore decisivo di crescita civile e politica.

Si discute molto di libri, naturalmente, nel colloquio tra Zanchini e Sinibaldi. Ma lo si fa in termini non usuali, all’insegna della lunga esperienza di Sinibaldi alla guida del programma “Fahrenheit”, definita «una trasmissione non di libri o sui libri ma con i libri, in cui i libri servono a parlare di tutto». Lo stesso accade in questo saggio che apre nuovi orizzonti sulla contemporaneità, indagando sulle cause dei problemi del presente e, nel contempo, indicando la via da percorrere per costruire un domani diverso.

A giudizio di Sinibaldi, all’origine dell’arretratezza italiana in termini di interessi culturali c’è l’arrivo della tv nel periodo dello sviluppo economico. «La televisione ha subito inghiottito ogni bisogno di emozione che passa attraverso il libro», spiega. A differenza di quanto avvenuto in gran parte dell’Europa, nei paesi che avevano alle spalle decenni di alfabetizzazione che hanno educato alla lettura. Ovviamente Sinibaldi rivendica con orgoglio il ruolo della radio nel promuovere i consumi culturali, ma non demonizza l’avvento delle rete. Secondo lui, al contrario, la rivoluzione di Internet è più profonda di quella di Gutenberg anche se al momento sono difficili da prevedere i cambiamenti che ne scaturiranno, in particolare in termini di linguaggio.

I toni apocalittici sono banditi nell’eccellente analisi di Sinibaldi perché, chiarisce, bisogna diffidare sempre della tentazione di pensarsi dentro un tempo finale. Nel futuro che immagina la cultura e la radio avranno un ruolo importante. A patto, aggiunge, di accettare di misurarsi con i ritmi imposti dalla postmodernità, di saper coniugare qualità e velocità, di muovere all’attacco dentro i nuovi media e i nuovi ambienti digitali. Con la consapevolezza che cultura equivale a creazione continua.

L’obiettivo, dunque, è costruire un ecosistema culturale diverso rispetto al passato, in cui la qualità costituisca l’elemento decisivo per mantenere l’interesse del pubblico. Magari seguendo il suggerimento di Nicola Chiaromonte, persuaso che dalla caverna platonica «non si esce in massa, ma solo uno per uno, aiutandosi l’un l’altro». Con il contributo decisivo di una cultura che per Sinibaldi non è semplice somma di conoscenze ma strumento indispensabile per capire il mondo.

Roberto Bertinetti

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