Mario Bellini l’archistar spiega ai bambini il design d’autore

Viaggio nella bellezza e nell’essenzialità degli oggetti con le tavole illustrate dall’udinese Erika Pittis



Non è la classica professione che un bambino riconosce e identifica. Non è quella del medico, o del fruttivendolo, o del maestro. L'architetto, e ancora di più il designer, sono lavori che spesso un adulto fa difficoltà a mettere a fuoco e di conseguenza poi a descrivere ai più piccoli che spesso ne hanno una visione fumosa. Un aiuto intelligente e brillante arriva adesso dall'ultimo libro di Mario Bellini, “Il design spiegato ai bambini” (Bompiani, pagg. 34, euro 15), un elegante volume illustrato dai bellissimi e vivaci disegni di Erika Pittis. Il grande architetto e designer milanese, vincitore di otto Compassi d'Oro, direttore per sei anni della rivista “Domus” e con venticinque opere presenti nella collezione del MoMA di New York, prende per mano i giovani lettori e li conduce in un viaggio che porta nel suo universo, un modo per cogliere la bellezza e l'essenzialità degli oggetti che abbiamo in casa, che spesso ci incantiamo ad ammirare e che arredano la nostra vita.

Le case sono come delle facce, con occhi, bocca e capelli, le gambe di un tavolo ricordano le colonne di un tempio antico, ma poi si possono disegnare e inventare, come ha fatto Bellini nella realtà, lampade a forma di nuvole che fanno luce o simili al velo nero e bianco di una suora. «Il libro nasce da una riflessione - dice Mario Bellini - design è una parola usata e abusata, citata spesso anche a sproposito nella vita di tutti i giorni. Secondo me anche il design è uno stile, è lo stile di questo nostro tempo. Penso che questi anni verranno ricordati, tra decenni o secoli, come il momento dello stile design: se prima c'erano stati il Liberty o l'Art déco, poi c'è stato lo stile design. Allora mi sono detto: i bambini sono sempre più svegli e sentendo parlare tanto di design si domanderanno cosa sia. Ecco che allora può avere un senso fare questo libro che gli adulti possono usare per raccontare ai piccoli il design. Le immagini sono evocative e divertenti e scrivendo è come se fossi tornato anch'io bambino: mi sono posto delle semplici domande, ad esempio su come si vive in casa, e ho trasformato in personaggi le sedie, il tavolo, il letto, oggetti che il bambino dà per scontati perché li trova lì e li usa, fanno parte della sua vita».

Le illustrazioni della udinese Erika Pittis, con i suoi omini curiosi, accompagnano in modo giocoso i lettori tra alcune creazioni di Bellini, come la macchina fatturatrice Olivetti, il rubinetto a forma di pinguino disegnato per Ideal Standard e la teiera a coda di pavone progettata per Rosenthal. «Ho cercato - continua Bellini - di andare al grado zero della parola design per farla diventare familiare. E per spiegare questo concetto mi sono messo nei panni del destinatario del libro. Oggi ci sono negozi, attività e prodotti che si appropriano a caso del termine design. Io ho cercato di andare alle origini della parola: già dagli scavi di Pompei ci rendiamo conto che gli abitanti di quell'epoca vivevano come noi, le loro case erano come le nostre, con portici, scale, finestre, arredi e suppellettili. Non ha senso pensare che l'uomo a un certo punto sia diventato moderno. C'è una continuità dai tempi degli antichi romani a noi: questo libro ci parla della nostra cultura dell'abitare e della nostra aspettativa per una sua futura evoluzione che sta invece nel nostro continuo presente, nutrito della nostra storia ma sfidato da incessanti spinte sociali, scientifiche, tecniche e culturali che ci fanno oggi così diversi e così uguali ai nostri predecessori».

Una parte del libro è dedicata al Giappone, uno dei paesi che sicuramente ha influenzato di più il nostro modo di intendere il design e l'arredamento oggi. L'autore ne evidenzia le particolarità rispetto all'Occidente: nelle case tradizionali nipponiche non ci sono sedie perché le persone si siedono sul pavimento di paglia intrecciata, il tatami, e sul pavimento mangiano, giocano, scrivono e di notte dormono. Un ulteriore stimolo per i giovani lettori ad approfondire la complessità che li circonda nella vita quotidiana. Mario Bellini, innamorato di Trieste e della sua architettura fin dagli anni Cinquanta quando da studente universitario venne in visita qui con Ernesto Nathan Rogers, tornerà prossimamente in città per un nuovo importante progetto. —

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